L’invito, venato da una sottile nota polemica, in arrivo dai commercianti ticinesi e rivolto ai comaschi di andare a fare la spesa in Ticino (qui i dettagli), viste le nuove restrizioni entrate in vigore da oggi in Italia, ha scatenato un diluvio di commenti, polemiche e prese di posizione.
Prima si è acceso il tam tam social con cittadini equamente divisi tra favorevoli o meno all’iniziativa. Subito dopo è arrivato anche il commento della associazioni di categoria lariane. “Innanzitutto qualcuno mi deve però spiegare se è economicamente conveniente per i comaschi andare a fare shopping in Svizzera – ironizza Claudio Casartelli, presidente di Confesercenti Como – Detto questo siamo dinanzi a una provocazione, è del tutto evidente”. Detto questo il discoro si amplia e va ad abbracciare una realtà – quella che deve fare i conti quotidianamente con la lotta alla pandemia- più complessa. “Siamo davanti alla rappresentazione di una realtà sempre più complessa. Il continuo susseguirsi di regole nuove che sostituiscono o si aggiungono alle vecchie sta creando rigidità che ricadono su chi lavora . All’estero tutto ciò non esiste, a partire dalla Svizzera, ed è inevitabile che dunque si creino varchi dentro i quali si possono inserire iniziative come questa che, seppur magari in pochi casi, potrebbero creare problemi ai nostri commercianti. Sicuramente, ripeto saranno pochi quelli così intransigenti da non voler mostrare il green pass e andare in Svizzera, ma comunque tale situazione è lo specchio di un momento molto complesso”.
Più pragmatico il presidente del Gruppo Moda di Confcommercio Marco Cassina. “Siamo davanti al gioco della parti. Ognuno cerca di attirare clienti – spiega Cassina – Certo a me sembra abbastanza evidente un fattore: sono molti di più gli svizzeri che oltrepassano il confine per venire da noi a fare acquisti, in ogni condizione, rispetto al contrario. E così continuerà ad essere anche adesso con questo invito in arrivo dal Ticino. Inoltre può essere controproducente per gli svizzeri. Chi infatti viene da noi, da sempre può contare su massima rigidità e controllo mentre tale invito, anche se fatto ovviamente garantendo la massima sicurezza, potrebbe creare fraintendimenti”. Dal particolare si sposta invece alla situazione generale, il presidente di Confcommercio Como, Giovanni Ciceri. “Il vero problema non è a pochi chilometri da qui con un’iniziativa quale è quella ticinese che può rientrare nelle idee che si studiano per intercettare clienti, ma dentro i nostri confini. Abbiamo sempre più bisogno infatti di maggior sostegno alle imprese”. Parole che ripercorrono il preoccupante grido d’allarme lanciato dall’associazione solo pochi giorni fa. (la denuncia).