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Stop agli assegni famigliari per i frontalieri: più di 14mila le pratiche bloccate. Almeno un mese prima di avere risposte

Il problema del blocco nell’erogazione degli assegni familiari ai frontalieri a partire dallo scorso primo marzo, data di entrata in vigore in Italia dell’assegno unico, inizia ad assumere connotati sempre più ampi e preoccupanti.

La denuncia, alcune settimane fa, arrivava da parte dell’Ocst, l’organizzazione sindacale più rappresentativa del Canton Ticino con oltre 40mila associati che torna nuovamente ad affrontare il tema, sottolineando come ad “oggi siano almeno 14mila le pratiche ferme di frontalieri impiegati in aziende del cantone”, spiega Andrea Puglia responsabile dell’Ufficio frontalieri del sindacato Ocst.

Stop agli assegni famigliari per i frontalieri. Blocco in Svizzera, ritardi Inps: è caos

Una realtà dunque che va a impattare sui budget familiari e che non avrà inoltre una risoluzione a breve.” Ci attendiamo di avere un primo, necessario chiarimento da parte dell’Inps nazionale non prima di un mese”, aggiunge Puglia.

Ma dove risiede lo snodo fondamentale della questione? Il problema è chiaro, non altrettanto purtroppo le soluzioni: le casse svizzere predisposte per tale operazione hanno infatti sospeso l’erogazione degli assegni familiari dando istruzioni ai frontalieri di far richiedere all’altro genitore dei figli l’assegno unico in Italia.

“La Cassa di compensazione dovrebbe poi pagare al frontaliere l’importo differenziale – prosegue Puglia – Il tema portante però adesso è un altro. L’Inps deve pronunciarsi su un passaggio giuridico decisivo, ovvero deve dire se l’assegno unico è scalabile dagli assegni familiari, oppure se la nuova misura in essere in Italia deve essere considerata a tutti gli effetti un assegno assistenziale a se stante”.

E in attesa che l’Inps si pronunci, a livello locale le sedi dell’ente di previdenza stanno ricevendo i moduli appositi (il modello E411) da oltreconfine dove certificare l’importo dell’assegno unico pagato in Italia all’altro genitore. “Noi ovviamente sollecitiamo periodicamente l’Italia anche per chiedere, così da snellire l’iter, se esiste la possibilità di certificare la propria situazione anche con mezzi diversi rispetto dal modulo E411”, conclude Andrea Puglia.

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