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“Svizzera a caccia degli infermieri italiani. Troppo allettanti stipendi da 3500 a 8000 mila euro, contro i 1.400”

“Anche nel 2023 la Svizzera prepara una “caccia aperta” all’infermiere italiano. Settemila posti vacanti da colmare tra gli operatori sanitari, non lasciano dubbi”. Si apre così il nuovo anno per Nursing Up, lo storico sindacato italiano della categoria infermieristica, fondato nel 1997 che denuncia la situazione.

Crisi occupazionale e ricerca spasmodica di nuove figure professionali, con predilezione, naturalmente, per quelle più specializzate, sono infatti previste oltre confine, da qui la ricerca. (gli ultimi numeri). “Potremmo definirla così la situazione che “attanaglia” la vicina Svizzera e anche nel 2023, abbonderanno le offerte di lavoro in svariati settori del mondo lavorativo. Disoccupazione al 2 per cento e 250mila posti di lavoro vacanti. Provate a indovinare, ancora una volta, quale sarà la professione più richiesta in terra elvetica, da qui a breve. Secondo il report degli esperti, sono oltre 7mila (6995) i posti vacanti nel settore infermieristico da coprire, subito, nei primi mesi del nuovo anno, per un fabbisogno, che già lo scorso anno, superava le 10mila unità”, questa la prima analisi di Nursing Up che si domanda anche come tutto ciò si  ricollegherà con la profonda instabilità del nostro sistema sanitario.

“Saremo in grado, con i nostri 1.400 euro al mese netti, che rappresentano la magra retribuzione di un infermiere di casa nostra, tra le più basse d’Europa, di contrapporre strategie degne di tal nome per arginare quella che si annuncia come una nuova fuga di professionisti italiani nella vicina Svizzera?”, è l’interrogativo del sindacato.

“Lì, in particolare nel Ticino, nella Svizzera italiana, da anni, lo abbiamo denunciato più volte in passato, è in atto un vero e proprio esodo di infermieri lombardi, che in particolare scelgono il percorso del lavoro frontaliero, risparmiando quindi sulle spese di alloggio, e dove gli stipendi base possono toccare anche i 3.500 euro netti mensili (5200-5600 euro lordi). Certo, tutto questo a fronte di una tassazione di non poco conto e di un costo della vita elevato, non è tutto oro quello che luccica, ci mancherebbe, ma stiamo parlando di stipendi che non hanno nulla a che vedere con la realtà sanitaria italiana, soprattutto se immaginiamo il mutato costo della vita e pensiamo che i nostri 1400 euro mensili ci collocano inesorabilmente sulla triste soglia della povertà”.

Una premessa che porta dunque a lanciare l’allarme da parte di Antonio De Palma, presidente Nazionale del Nursing Up che ribadisce numeri significativi per evidenziare la realtà. “Solo nel 2021, secondo i dati forniti dall’Associazione socio sanitaria territoriale lariana (Asst), sono stati ben 283 i dipendenti che hanno abbandonato volontariamente la professione. Di questi oltre un centinaio, “hanno passato il confine” e hanno scelto di diventare frontalieri, per lavorare in pianta stabile nella sanità elvetica. Negli ultimi due anni oltre 150 persone, tra i dipendenti della sanità pubblica, nelle province di Como e Lecco, si sono licenziate e si sono impiegate nella Confederazione elvetica. Nel settore sociosanitario del Ticino, che occupa in totale quasi 16mila dipendenti, 4300 sono i frontalieri. Di questi il 70% si compone di italiani (per la maggior parte lombardi)”, spiega De Palma.  

Si tratta di numeri allarmanti, che evidenziano, da un lato, come la carenza infermieristica nella Regione Lombardia, da strutturale quale era, è arrivata a toccare l’apice con la pandemia.  

“Essere frontaliero, nonostante lo stress del viaggio quotidiano – continua De Palma – permette ai nostri infermieri di evitare di subire il pesante costo della vita quotidiana in Svizzera. Ma in fondo, come negare che le problematiche finiscono esattamente qui, dal momento che lo stipendio di un infermiere professionista, con pochi anni di esperienza alle spalle, in un ospedale del Ticino, si aggira intorno a poco meno di 5.200 franchi svizzeri lordi, ossia poco più di 5.060 euro lordi (a questi dobbiamo togliere le tasse che in Svizzera non sono cosa da poco). E pensate che uno stipendio che si aggira intorno ai 3500 euro netti sia davvero da buttare via, paragonato alla nostra situazione retributiva attuale? Non dimentichiamo che ci sono, poi, realtà, come la svizzera tedesca, che arrivano a toccare i 5mila euro netti al mese per un infermiere, ma qui emerge certamente la maggiore difficoltà linguistica, anche se le richieste che arrivano da Berna e Zurigo, città con un alto della costa vita, superano ampiamente quelle ticinesi, dove la mancanza di infermieri non è così drammatica”.  

Ma non solo “Non dimentichiamo che l’infermiere frontaliero, al di là delle spese di viaggio, acquisiti almeno 15 anni di anzianità di servizio, può raggiungere oltre 9.000 franchi svizzeri (8760 euro), da cui vanno sempre detratte le tasse. Non che siano mancate criticità, durante la pandemia, anche all’interno del sistema elvetico, Anche gli infermieri svizzeri, per essere chiari, durante l’emergenza, hanno pagato stress, turni massacranti e carenza di personale. Ma da noi, lo sappiamo bene, l’inferno quotidiano ha toccato ben altri livelli di gravità”, spiega De Palma che conclude con un’analisi. “Cosa aspettarci dal 2023? Le premesse, ahimè, per una nuova fuga di infermieri italiani in Svizzera, e non solo, ci sono tutte. Compito, non poco arduo, da parte della nostra politica, sarà creare da subito le condizioni per tenerci ben strette le nostre migliori eccellenze, ambitissime come non mai all’estero alla luce delle proprie competenze, che i nostri vicini ci riconoscono e che noi, da troppo tempo, indebitamente sembriamo ignorare». 

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2 Commenti

  1. Di grazia quali sarebbero le mirabolanti condizioni x farli desiderare (non mi.pare che un aumento anche consistente di 300 400 euro mese possa bastare )

  2. A fronte di questa puntuale, precisa e incontrovertibile analisi, si è mai visto un politico locale e/o regionale, in questi anni, occuparsi di questa situazione?

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