Una storia curiosa quella che arriva dalla Svizzera dove un’azienda di Neuchatel che produce orologi, ormai da alcuni anni sta portando avanti una causa legale per far sì che i dipendenti timbrino ogni volta che si recano in bagno. L’azienda in un primo tempo era finita davanti al giudice in seguito a una denuncia da parte dell’Ufficio dell’ispettorato del lavoro che, nel 2012, aveva scoperto la pratica della “pausa pipì” a tempo.
E il tribunale diede ragione all’impresa perché il termine “pausa” non “è chiaramente definito dalla legge”, scriveva il tribunale cantonale nella sua sentenza. Ovvero la legge non può vietare espressamente ai datori di lavoro di richiedere ai dipendenti di timbrare il cartellino durante le pause per la toilette.
Tuttavia, la sentenza sottolineava anche che l’obbligo di timbrare il cartellino discriminava le donne, “considerate le necessità specifiche legate al ciclo”. Il tribunale ha quindi imposto all’azienda di introdurre misure per ridurre questa disuguaglianza.
Detto fatto. E così da pochi giorni a questa parte – come riportato da sito web di notizie Arcinfo – l’azienda ha provveduto a colmare questa lacuna. Alle impiegate, riporta Arcinfo, “vengono concessi 30 minuti in più al mese, ovvero circa 1 minuto e 12 secondi al giorno per un tempo pieno, per la loro pausa bagno“.