Regione Lombardia torna in azione per applicare la tassa sulla salute ai vecchi frontalieri. Il contributo annuale, lo ricordiamo, è stato approvato in Parlamento con la precedente Legge di bilancio e ora spetta a Palazzo Lombardia applicarlo, con l’obiettivo di ottenere risorse da reinvestire della sanità locale. In termini di cifre, la ‘tassa’ può variare tra il 3% e il 6% del reddito netto annuo e considerando la percentuale minima – come sembrerebbe intenzionata a fare Regione Lombardia – “un frontaliere il cui stipendio ammonta a 4 mila euro netti andrà a pagare un contributo mensile di 120 euro”, ha detto l’assessore regionale ai Rapporti con la Confederazione, Massimo Sertori, al Corriere del Ticino. Il tetto massimo non superabile, comunque, sarà di 200 franchi al mese.
Sempre il quotidiano svizzero, sempre nell’intervista a Sertori, offre un quadro piuttosto nitido delle mosse che ha in serbo la Regione per arrivare all’applicazione del nuovo balzello sui frontalieri ante 17 luglio 2023. Uno su tutti l’obiettivo della Regione: creare una base giuridica ex novo per evitare contenziosi, già annunciati da più parti poiché come noto questo contributo non solo non piace ai vecchi frontalieri che dovrebbero pagarlo, ma anche nella Confederazione si è levato un coro sostanzialmente unanime di critiche e dubbi.
Due i punti cruciali: innanzitutto, la Lombardia ha bisogno di avere l’elenco dei vecchi frontalieri e di sapere quanti hanno formalmente deciso di usufruire del sistema sanitario lombardo; e poi c’è il nodo dei redditi degli stessi lavoratori, su cui applicare la ‘tassa’. Ma i sondaggi di Regione Lombardia effettuati nei mesi scorsi con i Cantoni Ticino, Vallese e Grigioni hanno ricevuto solo porte chiuse in faccia: nessuna intenzione di fornire elenchi e cifre alla Regione perché – rievoca il Corriere del Ticino – il Servizio della comunicazione del Consiglio di Stato ha specificato che “al momento non esiste una base legale che permetta la trasmissione di questi dati”. E quindi?
E quindi, come annuncia Sertori al quotidiano ticinese, ecco spuntare la decisione di Roma di chiedere a Berna di creare questa base legale, in modo che i Cantoni possano consegnare la lista dei vecchi frontalieri alla Lombardia: “Intendiamo far sì che ci siano le condizioni per poter disporre di una base legale. Del resto, la Svizzera ha già un accordo simile con la Francia, un’intesa che consente di avere questi dati. Dati che – voglio ribadirlo – non riguardano i redditi dei frontalieri, ma unicamente i nominativi di coloro che hanno optato per il Sistema sanitario nazionale”.
Ancora Sertori: “Se riuscissimo a siglare un’intesa tra i due Stati sicuramente ci faciliterebbe il compito. Altrimenti, riusciremo comunque a ricostruire chi rientra nell’elenco dei vecchi frontalieri”. E sul tema dei redditi, visto che i Cantoni non sembrano affatto disposti a fornirli, ecco che l’assessore regionale lombardo afferma che “stiamo ipotizzando di andare nella direzione di un’autocertificazione. Non andremo, quindi, a caccia dei redditi. Ognuno saprà, in base al proprio reddito, quanto sarà tenuto a versare. Naturalmente, poi, ci saranno i controlli a campione”.
Che poi questa trafila burocratica si traduca in atti concreti, si riveli effettivamente fattibile senza intoppi e concretamente applicabile, è ancora tutto da vedere. Sia dal punto di vista legale e pratico, sia da quello – caso mai gli ostacoli venissero tutti meno – anche della tempistica, a oggi non pronosticabile.