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Tassa sulla salute, per i frontalieri il primo pagamento potrebbe essere uno shock: 4800 euro

Saranno le singole Regioni interessate a determinare le modalità di pagamento della tassa sulla salute per i vecchi frontalieri, da poche ore diventata ufficiale con la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale.

Solo nel 2026 si capirà dunque come avverrà il prelievo. Ciò che è certo è che a livello politico, sindacale e soprattutto tra i diretti interessati, ovvero i vecchi frontalieri, si agita già uno spettro: quello del primo pagamento.

Perché se è vero che si applicherà un’aliquota che varierà tra il 3% e il 6% del reddito netto – con un massimo che si aggirerà sui 200 euro al mese e un minimo di 30 – se Regione Lombardia, essendo la norma retroattiva al 2024,  dovesse decidere di far pagare tutto insieme, l’esborso sarà decisamente salato: ben 4800 euro in un colpo solo.

Immediate le reazioni su entrambi i lati del confine. A partire dal sindacato svizzero Ocst: “Un pessimo regalo di Natale. Proprio a ridosso delle festività è  stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale relativo al cosiddetto “contributo di compartecipazione al Servizio sanitario nazionale”, da noi ribattezzato “tassa sulla salute”. Un passaggio che segna un punto di svolta in una vicenda che seguiamo e contrastiamo da oltre due anni e che conferma, purtroppo, molte delle criticità più volte denunciate dal sindacato.

Il Decreto dà attuazione a una norma che si applica ai cosiddetti “vecchi frontalieri”, ossia a coloro che risiedono nei Comuni italiani di confine, lavorano nei Cantoni Ticino, Grigioni o Vallese, rientrano quotidianamente al proprio domicilio e che già svolgevano attività lavorativa con queste condizioni tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023″, dice il sindacato

Che poi si sofferma su un elemento particolarmente grave “riguarda il periodo di riferimento dell’imposta: il Decreto stabilisce infatti che l’incasso dovrà avvenire con riferimento al reddito del 2024, introducendo di fatto una richiesta retroattiva. Viene inoltre confermato il principio di “progressività”, che dovrebbe modulare l’importo in base alla situazione personale. Tuttavia, nella formulazione prevista, questo criterio rischia di produrre un effetto paradossale: chi ha familiari a carico potrebbe trovarsi a pagare di più, anziché beneficiare di una maggiore tutela. Un’impostazione che colpisce le famiglie e contraddice i principi di equità sociale”.

Il pagamento avverrà probabilmente tramite una “piattaforma online basata sull’autocertificazione del reddito. Va ricordato che la Svizzera, anche su sollecitazione dei sindacati, ha già confermato che non trasmetterà all’Italia i dati reddituali dei vecchi frontalieri. L’intero impianto applicativo si fonda quindi su dichiarazioni individuali, con evidenti criticità operative e giuridiche”, dicono dal Canton Ticino.

Sul piano sindacale, la posizione resta ferma e unitaria. I sindacati italiani hanno già annunciato la presentazione di ricorsi legali, che potranno essere avviati solo dopo la richiesta formale di incasso.

E anche su fonte politico sono arrivati commenti. “Dopo una lunga attesa, sorpresa – o ‘regalo’ di Natale, come lo ha già definito qualcuno ironizzando – del Governo di centrodestra: i frontalieri lombardi pagheranno la tassa sulla salute. Un prelievo forzoso nei confronti dei nostri lavoratori di confine che avviene con il beneplacito della Regione, probabilmente ben contenta dell’entrata, ogni mese, di diversi milioni di euro”, lo dicono Angelo Orsenigo e Samuele Astuti, consiglieri regionali del Pd.

“Ci aspettavamo una retromarcia da parte di Roma nell’interesse dei frontalieri, ma non c’è stata. E ci rimane ancora qualche dubbio sulla costituzionalità di questa norma. Ma le chiacchiere stanno a zero: con effetto retroattivo, anche se noi avevamo chiesto almeno di non applicare questo aspetto, i nostri lavoratori di frontiera dovranno sborsare come minimo un centinaio di euro al mese, più gli arretrati, non appena Regione Lombardia avrà deliberato. Adesso rimane da vedere come intendono muoversi Fontana e la Lega, con gli alleati di Governo, dopo che avevano promesso ben altra soluzione sui territori”, continuano i dem.

“Abbiamo partecipato alle riunioni che i sindacati hanno organizzato nelle nostre provincie e visto quanta attenzione e preoccupazione ci fosse da parte dei frontalieri. Stato e Regione li hanno completamente abbandonati e intendono usarli solo per fare cassa”, concludono Orsenigo e Astuti.

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