Resta calda, anzi caldissima, in città la questione relativa ai centri di accoglienza. Non solo per le eventuali strutture nel centro di Como, ma anche nei quartieri vicini. Parliamo di Tavernola, nello specifico dell’ex scuola in via Tibaldi 20, che a breve potrebbe tornare a ospitare i migranti nonostante i pareri contrari dei residenti.
La questione è stata portata in Consiglio comunale a fine maggio dal consigliere Paolo Martinelli, della lista Rapinese Sindaco, con una mozione presentata per chiedere che l’ex scuola non diventi un nuovo centro d’accoglienza. Negli anni ‘90, la struttura era stata adibita a casa dei rifugiati in fuga dall’est Europa durante la guerra del Kosovo. Successivamente, la stessa ex scuola avrebbe ospitato i migranti provenienti dall’Africa. Da qualche anno, però, l’edificio in via Tibaldi si trova in stato di abbandono: saltano subito all’occhio i murales sulle pareti esterne, le finestre rotte e pezzi di muro letteralmente crollati e lasciati a terra.
Da qui la necessità di intervenire. Secondo un accordo del 2014, tra Comune e Prefettura di Como, si dovrebbe procedere al recupero dello stabile e alla sua destinazione a centro di accoglienza. Il costo dei lavori sarebbe 686 mila euro, di cui 405 mila messi dal Ministero dell’Interno con destinazione vincolata e convenzione per 20 anni.
Da lì, però, nessun intervento è ancora avvenuto anche se la questione rimane aperta. Secondo quanto riferito dall’ormai ex-assessore ai Lavori pubblici Vincenzo Bella, gli interventi “stanno per iniziare, ci sono sia l’impresa sia la direzione lavori, il progetto e i fondi, ma per il resto no comment”.
Ecco, allora, che si alza la voce dei residenti del quartiere: a quanto pare, tutti (o quasi) contrari al nuovo centro di accoglienza.
“Premetto che sono sempre stato contrario al fatto che il centro possa aprire un’altra volta, anni fa c’erano famiglie di migranti che sono state dentro pochi anni ma adesso siamo punto a capo – spiega Willy De Martin, abitante della zona – Non vedo l’utilità di fare arrivare ancora questa gente, secondo me si possono fare altre cose con quello stabile. Fosse per me, butterei giù tutto e farei una grossa piazza. Certo, ci vogliono investimenti e una società che metta i fondi. Il Comune dovrebbe pensare di sfruttarlo a suo vantaggio, non usando i soldi per metterlo a posto e poi non farci nulla”.
Stessa opinione da altre persone che abitano nei condomini della zona, con chi sottolinea anche la presenza di bambini – la scuola materna “Luca Mauri” è a pochi passi dall’ingresso di via Tibaldi 20 – e la scarsa comunicazione su quanto deciso da parte del Comune. “Sono contro la destinazione dello stabile ai migranti, quando ero piccola c’era il centro di accoglienza e non era una bella situazione – così una residente che preferisce restare anonima – Essendo una via poco illuminata, avevo paura a tornare a casa di sera. È una zona piena di bambini, non mi sentirei tranquilla se lo riaprissero. Ma quello che mi ha dato più fastidio è che in Comune facciano le cose tenendo i residenti all’oscuro, non ci hanno detto né chiesto nulla e non è giusto”.
Tra la gente del quartiere c’è anche chi riferisce di aver avuto brutte esperienze con i vecchi ospiti del centro e, quindi, non vorrebbe rivivere la stessa situazione. “Come persone che abitano nel condominio sul confine, con solo una rete che ci separa dalla struttura, assolutamente non siamo d’accordo sul nuovo centro – afferma Maria Anzivino – Ho avuto brutte esperienze quando c’erano già gli extracomunitari tanti anni fa, mi hanno portato via alcune cose dal balcone al piano rialzato scavalcando la ringhiera. Tutti la pensiamo così, non vivremmo tranquilli. Che ci mettano gli italiani e i disoccupati, le persone per bene. Non sappiamo chi siano questi migranti, possono anche essere brave persone ma vista l’esperienza preferisco non rischiare”.
Non manca, poi, l’opinione dei commercianti della zona. Tra le attività presenti in via Tibaldi, il bar-tabaccheria Nuovo guidato fino a pochi anni fa da Ciro Bali e ora portato avanti dal figlio. “Se non ci fosse sarebbe meglio – così Ciro – io sono qui da 50 anni e ho visto il primo esodo di stranieri, quando hanno aperto il centro ai rifugiati una decina di anni fa con l’aiuto dei volontari di un’associazione insieme al Comune. Ho avuto qualche problema all’inizio, molti migranti non erano abituati a vivere in modo civile e, anche se non hanno mai fatto nulla di grave, non volevo che si ammassassero nel locale per ore. Però se devono farlo va bene, più che altro perché hanno già speso 80 mila euro per dividere le camere ma da tre anni è così, fa acqua dappertutto”.
Il desiderio dell’ex titolare del bar Nuovo, piuttosto, sarebbe la creazione di uno spazio riservato agli anziani del quartiere. “Come anziani di Tavernola, prima dell’emergenza Covid, avevamo chiesto in Comune uno spazio dietro all’asilo – continua Ciro – vorremmo creare un centro anziani di aggregazione in un’altra struttura abbandonata ma stiamo ancora aspettando che l’assessore Bella ci dia risposta. Preferirei che questi spazi venissero destinati agli anziani o comunque recuperati per servizi rivolti alla popolazione della zona”.
Infine, anche dal negozio di elettronica che sorge di fronte alla struttura arrivano pareri contrari all’apertura del centro di accoglienza. “Speriamo che non lo riaprano, non è il massimo anche per chi ha un’attività – dichiara il titolare Mattia Brusco – Su questa via nessuno sarebbe contento se riaprisse, anche prima di aprire il negozio giravo spesso per la zona e ho sentito di episodi poco piacevoli. Niente di drammatico, ma preferirei non rischiare che riapra. Capisco che da qualche parte debbano stare ma meglio non qui”.
Martinelli: “Annullare ogni accordo”
Il consigliere Paolo Martinelli, della lista Rapinese Sindaco, lo scorso 25 maggio aveva presentato in consiglio comunale una mozione per chiedere che l’ex scuola di via Tibaldi 20, a Tavernola, non diventi nuovamente un centro d’accoglienza per migranti.
“C’è una Convenzione in atto della durata di 20 anni per un nostro stabile, in via Tibaldi, con finanziamento da Roma per un futuro centro di accoglienza per profughi e migranti – aveva affermato Martinelli in Consiglio comunale – Ma io sento forte disappunto da molti abitanti di Tavernola, che in parte rappresento”. Nella mozione, firmata dal consigliere insieme ai colleghi Alessandro Rapinese e Fulvio Anzaldo, viene infatti specificato che “i cittadini tavernolesi, non interpellati nella fase decisionale, si sono sempre espressi in modo critico nei confronti di tale scelta”.
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Con queste premesse, Martinelli aveva quindi chiesto che venisse rivalutata la decisione in virtù anche dell’opinione dei residenti nella zona – fortemente contrari al progetto. “Da buon amministratore – aveva aggiunto il consigliere in aula – deposito una mozione a firma del nostro gruppo che chiede a sindaco e giunta di prendere contatti con la Prefettura affinché venga annullato l’accordo e ogni relativo vincolo, anche di natura economica, e di condividere con il consiglio comunale e i tavernolesi un nuovo progetto per la struttura”. La mozione è stata iscritta nei lavori di consiglio, ma non si sa quando verrà discussa in aula.