Pallanuoto, birra e amore per la musica di Francesco Guccini.
Per i più sarebbe difficile immaginare il collegamento tra le tre, apparentemente scollegate, passioni.
Ma non per Francesco Caprani, 39enne comasco che sta conquistando il Ticino grazie alle sue abilità da pallanuotista e le sue birre artigianali chiamate come le canzoni del cantautore emiliano. Ma andiamo con ordine.
“Dai 18 ai 23 anni ho giocato come portiere nella Como Nuoto per poi andare in Serie A1 per i successivi 12 anni, in tutta Italia – spiega Francesco – a un certo punto ho voluto tornare verso Como e cinque anni fa è arrivata una proposta dalla Svizzera”.
Francesco oggi allena le giovanili della Pallanuoto Bissone e gioca per la stessa squadra in serie B1. “Cercavano qualcuno che venisse da fuori per portare nuovi metodi di allenamento” dice Francesco.
“La Svizzera ha la fortuna di avere ottimi impianti ma fino ad ora la Pallanuoto è uno sport ancora più di nicchia che in Italia. Il mio compito qui è è quello di fare coltivare talenti specie tra gli atleti più giovani. L’obiettivo è creare qualcosa dal basso e per adesso sta andando molto bene, specie contro le squadre della Svizzera interna che hanno forse meno esperienza”.
Meriti agonistici a parte, la storia di Francesco ha preso una svolta particolare quando ha deciso di regalare un kit per la preparazione di birra artigianale al padre. “Non ha avuto la pazienza di imparare a utilizzarlo così è passato a me con la promessa di regalargli parte del prodotto finale – racconta ironicamente – mi sono innamorato del processo produttivo e ho messo insieme la prima ricetta”.
La prima “creatura” di Francesco è stata una Indian Pale Ale, una birra dal gusto marcatamente amaro. “Volevo una IPA che mantenesse quel gusto ma che fosse più ‘beverina’ – spiega il birraio – è diventata subito popolare ma le serviva un nome. Essendo un fan di Guccini, l’ho chiamata L’”Avvelenata”.
La passione di Francesco per birra e musica però non si è fermata a un solo prodotto. Anche una “rossa” e una “bionda” hanno finito per seguire l’Avvelenata. “Dopo la prima esperienza, insieme a due soci, ho aperto una società: “Il Laboratorio Birrario Ticinese”.
Abbiamo creato una Belgian Ale, meno amara, più corposa”. Rimaneva però da battezzare la nuova arrivata secondo la tradizione“. Juan Carlos Biondini, il chitarrista di Guccini, mi ha consigliato di chiamarla ‘Scirocco’ come la canzone del 1987”.
Le sinestesie birrarrie di Francesco l’hanno portato, di volta in volta, sempre più vicino a incontrare il suo idolo. Dopo Biondini, era destino che con una terza birra Francesco arrivasse al cospetto di Guccini a Pavana, sua città natale.
“Avevo creato una Golden Ale leggera da bere che non sapevo come battezzare – dice Francesco – volevo chiamare la nuova creazione ‘Cirano‘ ma quando ho incontrato Guccini disse che non era un nome adatto. ‘Asia’, come la canzone che parla di fiori tropicali, era più calzante”.
Come nella pallanuoto così nell’arte birarria, Francesco, che è riuscito a consegnare alcune bottiglie di Asia al cantautore, confida che il suo segreto è stato fare un mestiere delle proprie passioni: “Sono riuscito a farlo con lo sport e con l’amore per la birra e Guccini, un mix che sta avendo successo e sta dando molte soddisfazioni”.
E per il futuro cosa attende i ragazzi del Laboratorio Birrario Ticinese? “Al momento le idee e le ricette sono tante. Con un impianto di produzione nostro, sarebbe bello lanciare delle birre a edizione limitata, delle ‘one shot’”.