I trasporti, dai treni ai bus, sono sempre più nel mirino di viaggiatori stanchi di ritardi e disservizi. Come testimoniato quotidianamente i pendolari che utilizzano Trenord (gli approfondimenti) per andare a lavoro così come quanti, in città e in provincia, fanno ricorso ai bus, sempre più spesso devono districarsi tra inefficienze e problemi (un caso recente).
Ecco allora che le risorse economiche stanziate da Regione Lombardia al trasporto pubblico potrebbero essere un elemento positivo. In tutto sono oltre 125 milioni i contributi erogati dalla Regione per conto dello Stato. E di questi 5.255.393 milioni di euro vanno all’Agenzia Tpl Como-Lecco-Varese. E ben 35.618.175 euro a Servizio ferroviario Trenord. E’ quanto la giunta regionale, su proposta dell’assessore a Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi, ha approvato con un’apposita delibera per la compensazione della riduzione dei ricavi da tariffa a seguito della pandemia.
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Come sempre si scatenano gli annunci di elargizioni di denaro dello Stato tramite Regione Lombardia al trasporto pubblico lombardo. Adesso 125 milioni di cui 35milioni a TreNord. La curiosità tuttavia è un’altra. Come è possibile che nonostante queste vagonate di soldi che sono distribuite soprattutto prima delle elezioni, il servizio è sempre pessimo? Come è possibile che i treni sono sempre in ritardo o superaffollati nonostante questi cospicui finanziamenti statali? Proprio perché siamo in periodo di elezioni, non sarebbe cercare di capire come mai Regione Lombardia, targata Lega, i soldi li spende sempre così male?
Risorse stanziate per i mancati ricavi da tariffa 020 e quota parte per il 21 (le risorse stanziate ad oggi per il 2021 coprono circa il 50% dei mancati ricavi dell’anno), per i mancati ricavi 022 (mediamente meno 25- 30% rispetto al 2019 ultimo anno pre covit) nulla è ad ora stanziato , per il 2023 si stimano ancora mancati ricavi d a tariffa attorno al 15-20%. Dunque questa no è una boccata d’ossigeno al sistema ma un parziale recupero di perdite dei primi due anni di pandemia