Il consigliere nazionale svizzero Simone Gianini (Liberali Radicali) ha presentato un’interrogazione al Consiglio Nazionale sullo stato dell’arte delle opere per migliorare il traffico ferroviario transfrontaliero per “garantire finalmente la puntualità dei collegamenti tra Ticino e Lombardia”. Il punto di partenza è la ‘Dichiarazione d’intenti concernente la cooperazione per la realizzazione delle opere di potenziamento delle infrastrutture e dei servizi di trasporto ferroviari’ siglata lo scorso anno dal consigliere federale Albert Rösti e il Ministro italiano alle Infrastrutture, Matteo Salvini, in cui si parla della realizzazione entro il 2035 di un terzo binario tra Cantù e Camnago sulla linea Chiasso-Milano, il cui finanziamento non risulta ancora.
Nessuna opera ciclopica: stiamo parlando un tratto nuovo di soli 8 km che però potrebbe aiutare il traffico ferroviario a raggiungere quella agognata puntualità dei collegamenti tra Italia e Svizzera e sud delle Alpi, a partire ovviamente da Ticino e Lombardia. Traguardo possibile: ridurre a sole tre ore il tempo di percorrenza tra Zurigo e Milano e incrementare il servizio a due treni all’ora, ma anche per migliorare le prestazioni del traffico merci.
Da tutte queste premesse, ecco gli interrogativi posti al Consiglio Federale. Innanzitutto se si è al “corrente delle difficoltà e dei ritardi registrati nel traffico ferroviario tra Chiasso e Milano, così come degli ostacoli che si frappongono al potenziamento dei servizi”. Poi la domanda se il Consiglio federale “sia disposto a svolgere un ruolo attivo, se del caso anche finanziario, nell’interesse nazionale svizzero per realizzare al più presto quell’opera?”.
“Considerata l’aspettativa del Ticino, e in particolare del Mendrisiotto – si legge ancora nel documento di Rösti – sempre più oppresso dal traffico stradale transfrontaliero, quali altre opere sono necessarie per migliorare sensibilmente il servizio ferroviario? Un intervento sulla galleria di Monte Olimpino o la realizzazione di un nuovo tunnel per permettere il passaggio dei treni a due piani che oggi devono invece fermarsi a Como, potrebbe essere una? Con quale prospettiva realizzativa?”.
Infine ecco la domanda per conoscere “in quali casi la Svizzera ha sin qui contribuito direttamente al finanziamento di infrastrutture ferroviarie all’estero? Per quali importi complessivi, suddivisi per singolo investimento?”.