Si è definita ormai saldamente l’indagine condotta dalla Polizia locale di Cantù su una serie di truffe assicurative, iniziata nel dicembre del 2019, quando durante un posto di controllo gli agenti avevano riscontrato la mancata copertura assicurativa di un veicolo nonostante la conducente, una trentacinquenne residente in città, avesse mostrato il certificato assicurativo della compagnia Helvetia, agenzia di Cantù, risultata poi estranea ai fatti.
L’automobilista aveva ripetutamente sostenuto la propria buona fede, ribadendo di essere stata più volte controllata in passato e di non aver mai avuto problemi.
Dopo ulteriore verifica tramite la centrale radio, veniva però confermata la mancata copertura assicurativa e successivamente attraverso l’agenzia Helvetia di Cantù e il servizio antifrode della stessa compagnia, la Polizia locale aveva riscontrato la difformità dei modelli cartacei rispetto agli originali in uso e nessun contratto in essere relativo alla persona o al veicolo.
Nei giorni successivi erano stati acquisiti dal proprietario del veicolo, il marito della conducente fermata, la documentazione inviatagli dal presunto broker, dalla quale risultava che effettivamente venivano versati premi assicurativi già da due anni per i due veicoli intestati ai congiunti. Ma quell’occasione è stata utile per risalire al numero telefonico e al nome con il quale il falso broker si presentava ai clienti/vittime. Successivamente, via Whatsapp erano stati anche acquisiti gli screenshot delle comunicazioni effettuate e i bonifici disposti tramite paypal.
Dal quadro investigativo alla fine è emerso il sistema messo in piedi dal truffatore, ovvero l’utilizzo ingannevole come copertura di un’agenzia realmente esistente, l’assicurazione Helvatia di Omegna (VB), risultata poi totalmente estranea alla vicenda, il cui titolare, informato in merito ha sporto querela per sostituzione di persona.
Nei mesi cinque mesi successivi, incrociando le visure degli intestatari telefonici, le visure dell’Agenzia delle entrate e i numeri telefonici dei canali Whatsapp si è riusciti a identificare due quarantenni residenti a Santa Maria Capua Vetere nel Casertano, i quali nel loro sito si attribuivano anche titoli accademici inesistenti, per promuovere la propria attività. Uno dei due aveva già precedenti per truffe assicurative telefoniche.
Oltre ai due, risultavano beneficiari dei conti paypal dove transitavano le somme versate, anche una trentenne residente a Capua, intestataria anche di diverse utenze telefoniche e già pregiudicata per fatti analoghi, ed un minorenne residente a Villa Literno.
La Procura di Como ha dunque confermato l’ipotesi investigativa del Comando di Polizia Locale, iscrivendo nel registro degli indagati ed a vario titolo, minorenne escluso al momento, tutte e quattro le persone nei cui confronti si sono concentrate le indagini ed in concorso tra di loro per: truffa e falsità materiale commessa dal privato in certificazioni, aggravata per due soggetti in quanto recidivi.
Una parte delle informazioni, peraltro, è stata ottenuta grazie all’attività della Polizia Locale di Santa Maria Capua Vetere.
Le indagini sono ancora in corso.
L’Assessore alla Polizia Locale Maurizio Cataneo ha commentato la vicenda: “La Polizia Locale ha portato ha compimento una complessa indagine per un reato odioso quale è la truffa, ancora una volta manifesto il mio orgoglio per avere un Comando composto da tali professionisti. Le azioni criminose che mi trovo a commentare approfittano della buona fede delle persone, nel caso di specie potevano provocare un danno ancora più grave alla comunità, non solo canturina, visto che i soggetti mietevano vittime in varie parti d’Italia. Immaginate cosa avrebbe significato lo scoprire di non essere assicurati dopo un incidente, quando per anni si è creduto di pagare l’assicurazione”.