Una vera rivoluzione, sia viabilistica che urbanistica, potrebbe trasformare il volto di Monte Olimpino e Ponte Chiasso. Se infatti si concretizzasse l’ambizioso progetto – in fase di studio dal 2019 e nato nell’ambito di una ricerca del Politecnico federale di Zurigo – e si aprisse quella che è stata battezzata come “Porta sud della Alpi” (qui il progetto ufficiale), il territorio di confine cambierebbe decisamente volto. Innanzitutto “sparirebbe”, perché incanalato in un tunnel sotterraneo, gran parte del traffico pesante che oggi attanaglia i due quartieri. Inoltre anche “sopra” la galleria avverrebbero notevoli trasformazioni paesaggistiche.
L’affascinante argomento è stato analizzato durante un recente convegno a Villa Olmo sul tema “AlpTransit”, da cui sono emersi molti spunti interessanti e ricchi di suggestioni. Ecco dunque cosa prevederebbe il piano che richiederebbe, innanzitutto, la stretta collaborazione dei due stati e dei Comuni di confine: costruire una galleria, lunga 4 chilometri, in partenza dall’uscita autostradale di Monte Olimpino che andrebbe poi a sbucare dopo la collina del Penz in Ticino.
Qui verrebbero fatti confluire essenzialmente i mezzi pesanti. Contestualmente andrebbe smantellata la dogana di Brogeda e ripensati gli spazi in un’altra location. Sul tavolo poi dovranno finire le diverse opzioni per ripensare e ridisegnare l’area di Monte Olimpino e di Ponte Chiasso. “Idee che dovranno essere approfondite, in considerazione della viabilità locale e della presenza di un’importante area commerciale generatrice di traffico, quella di Tavernola. Va poi chiaramente garantita la connessione con la sponda ovest del Lario”, racconta l’architetto Elena Fontana, dello Studio Demattè Fontana, che si è occupata del progetto.
“Sono così state ipotizzate diverse varianti, fra cui, ad esempio, anche il mantenimento dell’uscita di Monte Olimpino o l’innesto del nuovo tracciato all’altezza di San Fermo. Il tratto autostradale esistente dismesso, a questo punto, verrebbe declassato a strada statale. Inoltre, le aree residenziali a ridosso di questo tratto verrebbero sgravate dal traffico ‘parassitario’, che non porta dei vantaggi all’economia locale perché è un traffico di passaggio”, spiega l’architetto Fontana.
“D’altra parte – aggiunge – si potrebbe anche ragionare sulla possibilità di smantellare il viadotto autostradale dismesso con piloni alti 50 metri e altrettante rampe di raccordo, costruiti alla fine degli anni ’60 e bisognosi di opere di risanamento. Sarebbe l’occasione per recuperare il carattere residenziale della collina e una nuova visuale verso la valle di Chiasso. Oppure il viadotto potrebbe essere mantenuto e a questo punto presenterebbe un volume di traffico decisamente ridotto, e potrebbe fungere da connessione fra Sagnino e il Parco Spina Verde con l’integrazione di progetti di mobilità lenta e rigenerazione urbana puntuali. La proposta di spostare il tracciato autostradale aumenta infatti la capacità di interscambio tra i traffici su gomma e i traffici su rotaia”, illustra Fontana. Come accennato, andrebbero anche ricollocati gli spazi doganali.
Un tema dunque molto complesso e dalle molteplici implicazioni. La “Porta Sud delle Alpi” (qui il progetto integrale) infatti ha alla base la volontà di “affrontare il tema della pianificazione transfrontaliera, proponendo una visione di sviluppo a lungo termine attuabile per fasi, che supera i confini amministrativi e risolve simultaneamente problemi comuni all’area di Chiasso in Svizzera e Como, Maslianico, Cernobbio e Ronago in Italia. Una zona – aggiunge l’architetto Fontana – con una sua forza attrattiva rispetto ai grandi centri catalizzatori. Lugano-Varese-Mendrisio-Como e il territorio di Chiasso assumono il carattere di città multipolare, con stesse specificità culturali e paesaggistiche: insieme sono un polo economico attrattivo e ben connesso. Ovvio che per immaginare questo futuro sarà ovviamente necessaria la collaborazione dei due Stati”.
Un primo elemento positivo c’è stato nel settembre del 2022 quando il Comune di Como ha firmato la lettera di intenti, ovvero il documento inviato al Capo di dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni Svizzera e, sul versante italiano, al Ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibile. Lettera in cui viene illustrato il progetto.
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7 Commenti
Demenziale è la situazione attuale. Una situazione da ultimo mondo che probabilmente fa comodo a qualcuno che ci guadagna nell avere il traffico paralizzato. A Cernobbio la galleria ha fatto rinascere il borgo. Ovunque il traffico di passaggio è convogliato in galleria. Solo un xroglodita può arrivare a dire che la galleria peggiorerebbe la situazione.
I soliti progetti SOLO auto stradali, gli attuali problemi si risolvono con il POTENZIAMENTO delle infrastrutture FERRO TRAMVIARIE….. le automobili private DEVONO diminuire.
E intanto sposti il problema sull’altro versante andando poi a ritrovare la stessa cementificazione sull’unica area verde che rimane in zona.
Un progetto demenziale che peggiorerebbe la situazione attuale. Pontechiasso già moribondo spirerà del tutto.
Immaginate la riunione Quadri e Rapinulla.
Assolutamente da fare il prima possibile. 4 kilometri si possono scavare in 2 anni o meno !!! Bisogna agire immediatamente. Ma al contrario verrà fatta un opera da megalomani inutile e dai tempi biblici nella parte italiana che è di circa 1 kilometro.
La BUROFOLLIA TERRÀ IN OSTAGGIO IL TERRITORIO ALMENO 10 ANNI AD ANDAR BENE PERCHÉ I COSTI ECONOMICI DELLA PARALISI AMMINISTRATIVA NON LI PAGANO I BUROCRATI NE I POLITICI.
Molto interessante.
E comunque è davvero incredibile che, da sempre, gli studi e le proposte infrastrutturali importanti siano sempre frutto del lavoro di specialisti e professionisti svizzeri, e mai di ricerca e sviluppo italiano.
E lo stesso per quanto riguarda poi gli investimenti e la gestione delle infrastrutture transfrontaliere.
È evidente che poi il rispetto verso di noi sia sotto zero, caro ComoZero.