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“Da Brienno al depuratore di Colonno: ecco perché il tunnel subacqueo di Argegno si può fare”

Qualche giorno fa è clamorosamente spuntato il progetto della Variante di Argegno, lasciando spiazzati tutti i residenti del lago. Sul tavolo, al momento, ci sono sicuramente due possibili tracciati via terra, che differiscono l’uno dall’altro per la lunghezza del percorso, ma dovrebbe anche esserci una terza ipotesi, ossia la realizzazione di un tunnel subacqueo. L’idea ha scatenato reazioni contrastanti tra i cittadini e non solo.

Tunnel subacqueo ad Argegno, ecco il progetto: dal Crotto dei Platani fino a Colonno

Abbiamo provato ad approfondire la questione intervistando l’architetto e urbanista Giuseppe Tettamanti che nel 2013, dopo aver redatto il Piano di governo del territorio, propose per primo questa possibilità: “Ci sono le condizioni altimetriche, logistiche e morfologiche – spiega – Il punto di attacco dovrebbe essere dopo Brienno, zona Crotto dei Platani, per poi risalire prima del depuratore a Colonno. Il tunnel subacqueo è una soluzione molto fattibile anche in termini economici”.

Per realizzare l’opera si sfrutterebbe una tecnologia particolare, chiamata ponte di Archimede: “Si fonda sul noto Principio del matematico greco-siracusano (‘Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale – dal basso verso l’alto – di intensità pari al peso di una massa di fluido di volume uguale a quella della parte immersa del corpo’, Ndr)”. Due ipotesi: il tunnel, di circa 2 km, verrebbe ancorato al fondale o, secondo appunto il Principio di Archimede, rimarrebbe galleggiante a mezz’acqua.

Emerge poi la questione dell’impatto positivo di un’opera del genere sul borgo del lago: “Questa soluzione permetterebbe di evitare la chiusura della Statale Regina per i lavori, diversamente da quello che sta accadendo oggi con la Variante della Tremezzina”.

Al momento non c’è ancora un progetto definitivo, sono indicati solamente i punti di ingresso e di uscita: “Sono contento che qualcuno stia valutando questa soluzione – conclude Tettamanti – Questo tipo di infrastruttura è molto in voga in Norvegia, dove si sta utilizzando sempre di più. Ora le istituzioni dovranno fare tutti i controlli necessari per verificarne la fattibilità”.

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