La grande questione potrebbe essere: il problema sta nel manico (l’amministrazione comunale), nei “prezzi” oppure quegli immobili sono davvero invendibili? Oppure, una quarta via: davvero in via Milano Alta nessuno vuole i negozi del Comune? Ad oggi, il risultato è comunque che in quella metà della strada nessuno sembra interessato a entrare negli spazi di proprietà pubblica, come si evince dalla sintetica relazione fatta in consiglio comunale dall’assessore al Patrimonio, Francesco Pettignano, rispondendo a specifica domanda della consigliera della lista “Rapinese Sindaco”, Ada Mantovani.
La premessa dell’esponente di giunta è stata che “la ricognizione complessiva sul patrimonio comunale è iniziata un anno fa ed è tuttora in corso. Per la complessità della pratica, la mole di lavoro e le risorse insufficienti non è prevedibile che si concluda a breve”. Passando ai numeri, Pettignano ha affermato che per quanto riguarda gli esercizi ad uso diverso dall’abitativo (ossia negozi o per attività di altro tipo) “gli immobili vuoti sono 54 di cui 36 indisponibili (inagibili o in attesa di lavori, ndr) e altri 18 disponibili”.
Ma, come si diceva all’inizio, piuttosto clamoroso è il caso di via Milano Alta. “Gli immobili commerciali vuoti sono in tutto 13, di questi 6 in via Milano Alta per cui sono state esperite 8 aste di vendita andate tutte deserte; un esercizio commerciale con sovrastante abitazione ha visto 4 aste di vendita e 2 di locazione, anch’esse tutte deserte”.
Nel piano alienazioni vi sono anche altri immobili (“in condizioni precarie”) per cui le aste sono andate tutte deserte: “L’ex scuola di via Binda, quella di via di Lora, le elementari di Garzola”. Vi è poi “un congruo numero di immobili inagibili o necessitanti di grossi interventi tra cui l’ex circoscrizione di Albate, l’ex asilo di Ponte Chiasso, le palestrine dello stadio, l’ex ristorante di Villa Olmo e alcuni spazi in via Balestra interessanti per i musei”.
Infine, per quanto riguarda l’ex ristorante dei Combattenti, sempre in via Balestra, così come per la “Capannina” in viale Geno, si punta in un futuro più o meno prossimo a indire nuovi bandi per le assegnazioni.