Universitari accampati fuori dagli atenei italiani. Questo è lo scenario attuale che sta animando le cronache di questi ultimi giorni. E se, ovviamente la situazione esistente a Como e Varese, città sedi dell’Università dell’Insubria non può essere paragonabile a quanto accade a Roma o a Milano, va detto come proprio a Varese, nel novembre 2022, è partita un’operazione ad hoc in tal senso. L’Ateneo ha infatti acquistato e ha ristrutturato un hotel in centro adibito già da alcuni mesi a residence per gli studenti.
Il City Hotel, costruito nel 1966 e chiuso dal 9 marzo 2020, primo giorno di lockdown, ha 65 posti letto in camere doppie, spazi comuni per ristorazione, sale meeting e servizi per gli studenti. “I posti sono già tutti stati occupati e i ragazzi sono dentro da fine febbraio – spiega il professor Andrea Moriondo dell’Insubria che si occupa dell’argomento – Il costo massimo attuamente è di 350 euro al mese, tutto compreso ad eccezione del vitto. Ad oggi stiamo riuscendo a soddisfare le richieste di posti e a colmare anche quella sessantina di domande che solitamente non si riusciva ad evadere in passato”
Un’operazione complessiva di circa quattro milioni euro, per i quali l’Insubria ha ottenuto un importante cofinanziamento di 2 milioni e 600mila euro dal Ministero dell’Università e della ricerca, nell’ambito di un bando per la realizzazione di posti letto per universitari, con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Strategica la posizione visto che l’hotel sorge tra le stazioni ferroviarie (da dove è operativo anche il collegamento Tilo con Como), l’uscita dell’autostrada Milano-Laghi e piazza Repubblica, dove ha sede il Rettorato.
Un’operazione con la quale l’Università dell’Insubria raddoppia i posti letto per gli studenti: a Varese i 65 posti del City si aggiungono ai 96 del Collegio Cattaneo. A Como i 34 posti del Santa Teresa ampliano l’offerta della Presentazione, dove al momento i posti sono 40 ma diventeranno 90 con l’acquisizione di tutta la struttura dal Politecnico di Milano.
Nel frattempo sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo
“Chiediamo alla Regione Lombardia di investire nella costruzione di alloggi universitari, nella riqualificazione degli appartamenti Aler sfitti, nell’assegnazione rapida degli stessi e nell’emissione di bandi dedicati alle giovani coppie che non possono permettersi di pagare le spese di un’abitazione in un momento di forte aumento dei canoni. Il territorio di Como non è certo un’eccezione a queste dinamiche: l’affitto medio nel capoluogo è di circa 980 euro al mese e parallelamente, nel 2021, si contavano circa 337 alloggi Aler sfitti e non assegnati in tutta la provincia. Case vuote che non danno risposte ai cittadini. La giunta Fontana deve avere il coraggio di adottare misure decisive” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.
“Sentiamo dire che i prezzi delle locazioni sono colpa dei sindaci di sinistra. Ma ricordiamo che è la destra, che governa Palazzo Lombardia, a mantenere circa 15.000 immobili Aler sfitti in tutta la regione, ed è stata la destra a Roma a cancellare il fondo sostegno affitti. È fondamentale che la giunta Fontana investa nella costruzione di nuovi alloggi universitari a prezzi calmierati e intervenga tempestivamente per riqualificare il patrimonio edilizio pubblico per soddisfare le esigenze di chi non ha un tetto sulla testa. Chiediamo inoltre l’emissione di un bando con un piano di garanzia per le giovani coppie in modo che possano ristrutturare gli alloggi assegnati loro e viverci senza dover attendere i tempi infiniti delle Aler. Contemporaneamente, chiediamo di rafforzare sia le centrali appaltanti che i progettisti e di dare massima priorità alla riqualificazione degli alloggi vuoti che potrebbero già rispondere alle necessità di oltre il 50% dei cittadini lombardi in lista d’attesa per una casa popolare”.
2 Commenti
È realmente irritante e fastidioso sapere che questi giovani pieni di salute e energie non VOGLIANO alzarsi alle 5,30-6,00 del mattino come fanno da decenni MILIONI DI PENDOLARI ITALIANI OVER 40-50 per andare a studiare tra l’altro PRETENDENDO DI AVERE UN APPARTAMENTO SEPPUR IN CONDIVISIONE VICINO E COMODISSIMO ALLE FACOLTÀ.
DI QUESTO PASSO LO STATO DOVRÀ FORNIRE LORO ANCHE PASTI GRATUITI, SEMPRE VICINO ALLE FACOLTÀ, E CHISSÀ COS’ALTRO.
Al contrario: dovrebbero arrabbiarsi e protestare anche i lavoratori che sono messi nelle condizioni di affrontari viaggi bestiali. Viste le condizioni pessime del trasporto lombardo, ben venga se alcuni riescono ad affrancarsi dalla schiavitù del pendolarismo. Se per andare da Como a Milano con le Ferrovie Nord ci si mette oggi lo stesso tempo che ci si metteva quarant’anni fa, con treni vecchi, sporchi, pienissimi, in ritardo (e spesso soppressi all’ultimo momento), è più che comprensibile che gli studenti chiedano di avere alloggi vicino alle università (come succede, del resto, nel normale mondo civile). Senza contare che, in molti casi, è proprio impossibile, logisticamente, spostarsi quotidianamente per seguire le lezioni.