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Utile del supermercato svizzero alle stelle ma con 1600 posti tagliati: “Al personale obiettivi irraggiungibili”

Lo scorso anno Migros ha più che raddoppiato il proprio utile raggiungendo quota 419 milioni di franchi. Ma secondo il sindacato svizzero Unia “c’è ben ben poco da festeggiare”.

Le condizioni di lavoro secondo il sindacato “peggiorano: le collaboratrici e i collaboratori, soprattutto quelli più anziani, sono sottoposti a pressioni sempre maggiori. Ritmi di lavoro serrati e obiettivi irraggiungibili sono all’ordine del giorno. A questi viene ad aggiungersi una profonda incertezza: lo scorso anno, Migros ha avviato la più grande ristrutturazione della sua storia. Sono circa 1600 i posti di lavoro tagliati dal colosso della vendita al dettaglio. Mercati specializzati come Melectronics, SportX e Micasa sono stati venduti, molti dipendenti licenziati, provocando frustrazione e incertezza, anche tra il personale rimasto. Quel che ne consegue sono una concorrenza sempre maggiore, un numero crescente di casi di burnout e un’insufficiente protezione della salute”.

Unia esige misure concrete anziché trovate pubblicitarie. Leena Schmitter, coresponsabile del commercio al dettaglio di Unia dichiara: «L’atmosfera nei team è tesa, molti non si sentono trattati con rispetto. Il divario tra l’immagine che Migros vuole trasmettere e la realtà si allarga sempre di più».

Migros sta cercando di “migliorare la sua immagine attraverso una grande campagna: per festeggiare il suo 100° anniversario, Migros trasforma il suo nome in «MERCI», un gesto per ringraziare la clientela e il personale. Ma: «Invece di un ringraziamento simbolico, le collaboratrici e i collaboratori di Migros vorrebbero miglioramenti concreti. Non sono più disposti a pagare il prezzo per i gravi errori strategici commessi dai vertici aziendali», afferma Anne Rubin, coresponsabile del commercio al dettaglio di Unia.

Le rivendicazioni del personale comprendono una migliore protezione della salute e basta con il sovraccarico di lavoro, le pressioni psicologiche e le continue modifiche dei piani di lavoro. “No a ulteriori licenziamenti e aumenti salariali. Oltre a orari di lavoro equi anziché una flessibilizzazione”, dice Unia.

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