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Valentina, pasticciera dalla Luisita alla conquista della Tour Eiffel. “Ci ho messo grinta e passione”

Se c’è una luce di speranza per chi crede che il Pan di Spagna nasca già confezionato, che la ricetta della torta al cioccolato sia aprire una busta di preparato e versarlo in una teglia o che la vanillina sia un deodorante per ambienti, beh questa è Valentina Lanzini.

Perché lei, pasticcera trentatreenne comasca con un curriculum da far schizzare la glicemia alle stelle, è sì arrivata a un passo dal diventare sous-chef dello stellatissimo Alain Ducasse, ma quando ha iniziato era una di noi, tutta inciampi e dolci preconfezionati.

E la sua è una storia veramente bellissima – piena di successi, traguardi straordinari, esperienze da sogno e certamente anche di tanta fatica e qualche rammarico – anche per questo. Il liceo sbagliato lasciato dopo due anni, un diploma in informatica e poi la decisione di seguire una passione nata assolutamente per caso. “Non ho mai fatto una scuola di pasticceria, anzi, ero una di quelle che compravano la pastafrolla già pronta – rivela – Poi un giorno mi sono detta ‘Perché non provare a farla da me?’ e lì è iniziato tutto”.

Qualche corso qua e là e poi l’idea: “Un giorno mi sono presentata alla pasticceria Luisita – racconta – ero pronta a pulirgli tutto il laboratorio pur di stare a guardare come lavoravano e mi hanno presa. Poi ho provato ad andare in altre pasticcerie ma spesso non mi volevano perché non avevo frequentato nessuna scuola, anche se avevo molta più grinta di tanti”.

Fino alla decisione, apparentemente suicida, di andare a lavorare nel laboratorio di un grande supermercato. Fine delle ambizioni? Macché. “Al contrario: ho avuto la fortuna di avere come capo una pasticcera bravissima che mi ha insegnato tanto – spiega – e poi in una pasticceria alla prima torta non perfetta sei fuori, in un supermercato la gente compra anche le torte non bellissime e così ho potuto provare all’infinito”.

E dopo due anni ecco un nuovo sogno da inseguire, quello di provare a lavorare da Pierre Hermé, una divinità mondiale in fatto di pasticceria. “Sono andata a Parigi per parlare con un amico dei miei genitori, chef al Caffè Armani – racconta – e alla fine mi sono fermata a lavorare con lui”.

Dopo tre anni, però era ora di cambiare di nuovo: “Iniziava a essere tutto troppo ripetitivo – spiega – ho iniziato a inviare curriculum finché mi ha chiamata Alain Ducasse, chef del ristorante Le Jules Verne sulla Tour Eiffel. È stato fantastico, ogni mese si cambiava completamente la carta, era tutto un vedere cose nuove. E poi mi ha proposto di diventare suo sous-chef”.

Una proposta irrinunciabile a cui Valentina ha detto…di no. Per amore. “Ho deciso di seguire il mio fidanzato in Australia e quando è finita mi sarei mangiata le mani pensando a quello a cui avevo rinunciato, così ho deciso di tornare a casa e provare a ripartire”.

Una stagione al Golf di Villa D’Este, un passaggio da Gualtiero Marchesi a Milano e due anni come responsabile della pasticceria del ristorante Berton al Lago a Torno, giusto in tempo per appuntarsi al petto una stella Michelin. E poi? “Poi basta, i ritmi erano insostenibili, non avevo più una vita, non vedevo più i miei amici e la mia famiglia. Così mi sono fermata”.

Ed è iniziata la seconda parte della sua vita: “Oggi faccio da consulente a ristoranti che vogliono cambiare la loro carta dei dolci o preparare qualcosa di particolare, faccio formazione, tengo corsi a casa e insegno a ragazzi disabili e ai futuri pasticceri all’Enaip e al Cfp – racconta – il mio obiettivo? Evitare che al loro primo stage si presentino con la faccia da tonno che avevo io quando ho cominciato”.

Trovate le creazioni di Valentina su Instagram vl_valentina_lanzini. Se invece volete seguire uno dei suoi corsi scrivetele a lanzini.valentina@gmail.com

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