D’improvviso, e per certi aspetti inaspettatamente, il 2020 politico-amministrativo, “regala” gli ultimi fuochi sul futuro dell’area ex Ticosa.
Dopo lunghi mesi di silezioni, il dibattito pubblico sembra riaccendersi.
A riaprire le danze attorno ai 40mila metri quadri sempre uguali a se stessi da 40 anni – fatta eccezione per l’abbattimento del Corpo a C nel 2007 – era stato il gruppo di Svolta Civica nel pomeriggio.
Poco dopo, ecco il lungo e articolato documento del Circolo Legamente “Vassallo”, che dettaglia in una serie di punti le linee guida della propria visione sul comparto. Dove, inevitabilmente, la sostenibilità e l’attenzione all’ambiente di ciò che verrà dopo l’attuale brulla spianata sono al centro del discorso.
Alleghiamo di seguito integralmente il documento di Legambiente.
Per questo strategico “brano di città”, che all’attualità si presenta come un “vuoto urbano” degradato, la cui progettualità dopo decenni di inoperosità non può essere limitata alla realizzazione di un parcheggio, il Circolo di Legambiente “A. Vassallo” di Como intende rendere note le proprie aspettative ed indicazioni declinate in ambito ambientale e sociale.
Cosa proponiamo per il futuro insediamento: sostanzialmente un quartiere modello dal punto di vista delle emissioni e della gestione, sullo stile che in tante città europee è la norma da anni (alcuni quartieri di Friburgo in Germania, un quartiere a Utrecht nei Paesi Bassi, solo per fare qualche esempio), ma che da noi ha ancora rare realizzazioni, vista la rilevante area a disposizione.
Entrando più in dettaglio aggiungiamo le seguenti osservazioni:
1) Un approccio “olistico” al tema della rifunzionalizzazione della ex Ticosa, cioè non considerando isolatamente il comparto nel rapporto con la città, ma prevedendo allo scopo opportune modificazioni sovraordinate dello strumento di pianificazione generale (PGT); la identificazione dei bisogni che lo stesso può soddisfare; le relazioni con altre importanti aree urbane; le ricadute che interessano il sistema della mobilità; l’equilibrato rapporto tra gli spazi impermeabilizzati e gli spazi verdi.
2) L’ecosostenibilità dei manufatti e degli elementi insediabili, ottenibile mediante un intervento che risulti paradigmatico da questo punto di vista, cioè con “emissioni zero” a partire già dalla fase di cantiere, con edifici energeticamente efficienti ed una massiccia produzione di energia ricavata da fonti rinnovabili, escludendo in maniera assoluta il ricorso a fonti derivate dal carbonio. Un quartiere a consumo energetico zero, con produzione di energia geotermica, fotovoltaica e solare.
Un quartiere a bassissima circolazione di mezzi inquinanti, con parcheggi sotterranei e vie ad esclusivo uso ciclopedonale, con collegamenti verso il centro e le stazioni realizzati con mezzi di trasporto pubblico. Gestione della raccolta differenziata evoluta, con linee sotterranee e delle acque di scarico con recupero delle acque bianche. Infrastruttura di rete in fibra in tutti gli insediamenti, per tv e internet, come dotazione di base riducendo al minimo l’inquinamento elettromagnetico.
3) La progettazione preferenzialmente baricentrata sull’utilizzazione finale da parte di un’utenza pedonale, mentre il ridisegno viario e la realizzazione di eventuali parcheggi, dovrebbero tener conto del fatto di non attrarre in centro nuovo traffico motorizzato privato, la viabilità ed i parcheggi dovrebbero essere prevalentemente interrati per dare massima fruizione delle superfici ai pedoni ed alla mobilità leggera.
Si rende nota inoltre la assoluta contrarietà al parcheggio definitivo di fronte alla Santarella cosi come prospettato recentemente dalla Giunta comunale. Tale parcheggio dovrebbe essere temporaneo sulla scorta di quello realizzato a san Rocco in via Regina e lasciata quella superficie fruibile per un utilizzo più edificante; la previsione di collegamenti preferenziali ed agevoli con il TPL.
4) La immediata riqualificazione ambientale durante la bonifica della residua “cella 3”, e la eliminazione delle condizioni attuali di scadimento dell’intero comparto (acquitrini, erbacce, arbusti, rifiuti, ecc.), magari costituendo provvisoriamente un’area a prato in attesa del suo eventuale complessivo recupero.
5) La rigenerazione dell’ambito attraverso un processo decisionale partecipativo preliminare e non funzionale alla ratifica di scelte già intraprese, lasciando comunque alla parte pubblica la possibilità di assumere determinazioni anche autonome, ancorché in linea con una condivisibile “idea di città”. L’idea di città che noi sosteniamo è quella di una Como “policentrica”, dove siano evidenti le cosiddette “centralità urbane”, cioè i luoghi di polarizzazione sociale come le piazze, ma anche un parco, uno spazio a verde, una pista ciclabile, un percorso pedonale attrezzato, un’area cani, un piccolo impianto per attività sportive all’aria aperta, ecc., i quali contribuiscano all’elevazione del “senso di appartenenza”, e dove la collettività abbia la possibilità di incontrarsi e di riconoscersi.
6) La previsione di un mix funzionale insediabile, calibrato tenendo conto della vocazione territoriale dell’area, come “cerniera” tra la convalle e la città murata, e gli spazi dell’adiacente Parco della Spina Verde. Prevedendo la funzione residenziale e dando particolare evidenza al social housing, ma anche al commercio di vicinato, ai pubblici esercizi, agli uffici pubblici di quartiere e agli studi professionali, al piccolo artigianato di servizio, al terziario avanzato.
Sottolineiamo l’opportunità di riservare adeguati spazi a verde pubblico che possano essere luogo di benessere per l’ambiente e per i cittadini, con scelta delle specialità arboree in base alle caratteristiche locali e con il massimo assorbimento degli inquinanti. Che siano un elemento di valorizzazione del quartiere ed uno spazio di socializzazione, unitamente ad altri luoghi di incontro pubblici (come piazze, fontane monumentali, arredi urbani, giochi per i più piccoli, aree cani, ed altro ancora), nonché gli spazi culturali, anche a servizio della vicina università, in particolare mediante il coinvolgimento dell’edificio e dell’intorno dell’ex Santarella.
L’eventuale scelta di spostare gli uffici comunali in questo comparto, recentemente prospettata, dovrebbe essere valutata con grande attenzione presentando rilevanti criticità: da una parte un concreto rischio speculativo sugli immobili centrali che vengono liberati e dall’altra l’impressione che si tratti di una scelta isolata, al di fuori di una visione complessiva di città policentrica e soprattutto non inserita in una progettualità generale con una visione di medio/lungo periodo.
7) Il ridisegno dell’intero ambito determinante un nuovo sistema delle relazioni con i tessuti urbani adiacenti, quelli della Città Murata e dei Borghi Storici, e con il polo naturalistico della Spina Verde. In particolare si dovrà pensare ad interconnessioni tra il nuovo quartiere con il Borgo Storico di via Milano alta, valorizzando magari l’ex convento di Santa Chiara (oggi Istituto Scolastico G. Pessina). Il mantenimento dei coni visuali, con riferimento specifico al complesso monumentale della Basilica di s. Abbondio, della chiesa dei ss. Cosma e Damiano, dell’ex convento di s. Chiara, dell’ex Santarella, del colle del Baradello.
Si chiede, nello sviluppo del progetto e nell’esecuzione dello stesso, di dare massima attenzione agli aspetti ambientali legati all’assetto idrogeologico (falde, torrente Cosia, torrenti che scendono dalla Spina Verde), alla revisione degli scarichi fognari ancora non collettati nel Cosia. Alla dotazione di opportune infrastrutture per il monitoraggio degli inquinanti atmosferici.