La vicenda dei cassonetti per il deposito dei vestiti usati nei mesi scorsi è entrata nel dibattito politico, non senza polemiche.
Il caso è scoppiato dopo la denuncia pubblica del gruppo di “Civitas” guidato in Comune a Como da Bruno Magatti. In una lettera inviata al sindaco Mario Landriscina, l’ex assessore della giunta Lucini ha segnalato che “gli attuali gestori della raccolta degli abiti dismessi, attivi sul territorio, hanno ricevuto dall’amministrazione comunale l’intimazione alla rimozione dei cassonetti dedicati”.
Si tratta, per larga parte, dei cassonetti gialli di Humana e Caritas che appunto raccolgono abiti usati da distribuire alle persone bisognose. “I cittadini dai primi di maggio verranno privati di un servizio apprezzato e molto utilizzato – aveva rincarato Magatti – basti pensare che nel solo 2018 sono stati conferiti a questo servizio oltre 300mila Kg di materiale. E abbiamo motivo di ritenere che all’origine della mancata assegnazione delle due gare che il Comune ha promosso in questi mesi per l’affidamento ci sia la richiesta economica, probabilmente distante da quelli che sono i parametri economici del settore”.
In questi giorni è partita la rimozione dei primi 27 container. Così arriva la durissima denuncia della Caritas:
A seguito della richiesta pervenuta dal Comune di Como – firmata dal dirigente del settore ambiente, parchi e giardini dott. Luca Baccaro – la Cooperativa sociale Orizzonti, che da anni gestisce il servizio di raccolta dei vestiti usati in collaborazione con la Caritas diocesana, ha iniziato la rimozione dei primi 27 cassonetti posti sul suolo pubblico cittadino.
Come da richiesta (e da successiva proroga di due mesi concessa il 30 aprile 2018) nelle prossime settimane si completerà la rimozione di tutti i cassonetti ancora presenti in città.
La Caritas diocesana di Como, forte di una collaborazione in questo settore con il Comune di Como che dura dal 2001, esprime profondo rammarico per la fine di questo rapporto.
Il disagio maggiore è quello di aver ordinato la rimozione dei cassonetti alla ditte attualmente convenzionate con il Comune senza aver ancora provveduto all’aggiudicazione del servizio ad altro soggetto.
Al momento quindi i cittadini di Como – che da giorni chiamano spaesati la segreteria della Caritas per chiedere informazioni – si vedono privati di un servizio per loro gratuito, comodo e rispettoso dell’ambiente.
La Caritas Diocesana di Como
3 Commenti
SPERIAMO CHE SIA GIUNTA LA FINE DELLA GIUNTA…
Solo inconcludenza,inettitudine ed evidente incapacità manageriale.
Complimenti vivissimi alla Giunta comunale che, senza ancora avere affidato un servizio(anche se formalmente non è un servizio pubblico) ad un altro soggetto, priva la città di un servizio ampiamente apprezzato dai cittadini che ora saranno costretti a smaltire i loro abiti usati nel sacco dei rifiuti indifferenziati. E’ questa la modalità per favorire la raccolta differenziata e il recupero dei materiali?