Dal 29 novembre la statale Regina è stata chiusa nel tratto di Colonno per permettere i lavori di costruzione della realizzazione della Variante della Tremezzina. Il provvedimento di stop totale sarà in vigore fino al 29 marzo 2022, per un totale di 120 giorni di cantiere. Per arginare gli inevitabili e pesanti disagi, Anas e Provincia di Como, in collaborazione con Asf e Navigazione, hanno incrementato le corse di bus e battelli offrendo anche sconti del 50% su tutti gli abbonamenti e organizzando una navetta da Sala Comacina ad Argegno per facilitare gli spostamenti.
Poi c’è stato chi ha fatto (anche) da solo: il Comune di Colonno, primissimo paese interessato dalla chiusura nonché luogo della prima tranche di lavori per il portale sud della Variante, ha organizzato a proprie spese taxi boat fino ad Argegno per gli studenti. Invece per tutti coloro che devono obbligatoriamente utilizzare il proprio veicolo sono state individuate tre soluzione alternative al transito: attraverso la Valle Intelvi (percorso più gettonato ma al momento soggetto ancora agli ultimi lavori), passando per la Svizzera, o facendo il lungo tragitto per Lecco.
Ma tutte queste soluzioni bastano?
Lo abbiamo chiesto ad alcuni residenti che da lunedì hanno dovuto stravolgere la propria routine quotidiana. Tra questi c’è Felice de Robertis, Agile Transformation Coach, che lavoro in tutta Italia: “Ieri ero a Bologna – racconta – sono arrivato alle 21 ad Argegno ho dovuto fare il giro dalle Valle Intelvi e giungendo a casa più di un’ora dopo; ero talmente stanco che sono andato a dormire senza mangiare. Per fortuna, tornando così tardi, non ho trovato traffico, altrimenti il viaggio sarebbe durato molto più tempo. Non parliamo poi quando ci sarà la neve sulla strada. Inoltre la carreggiata dopo la Valle Intelvi (la Provinciale 14 San Fedele-Osteno-Porlezza, Ndr) è strettissima e piena di curve. Infine è inutile nascondere che se uno è stanco, tende ad andare più veloce senza accorgersene, con tutti quegli autovelox spero non di prendere multe”.
La situazione sembra essere molto critica per le attività, come nel caso di Aurelio Galmozzi, residente a Montano Lucino e proprietario del ristorante e minimarket “La locanda del Vino” di Colonno: “Ho guardato gli orari e le coincidenze tra battelli e bus sono infattibili, dopo 12 ore di lavoro non se ne possono fare altre 6 di viaggio con i mezzi pubblici – denuncia – siamo dovuti arrivare alla dura decisione di chiudere per questi 120 giorni. Fino a quando il pontile di Colonno non sarà pronto per me sarà impossibile lavorare. Su questa questione abbiamo avuto molte promesse negli ultimi mesi ma alla fine, una volta chiusa la strada, i fatti sono stati zero”.
Il vero banco di prova per tutte le attività, soprattutto nel campo della ristorazione, sarà il fine settimana: “In questi primi giorni l’afflusso di clienti è più o meno lo stesso di prima, considerando che durante la settimana vengono a trovarci principalmente residenti e svizzeri (non interessati dalla chiusura Ndr) – racconta Ida Zanotta, del ristorante “La Fagurida” di Tremezzo – Il vero banco di prova sarà il fine settimana, qu ando solitamente accogliamo visitatori provenienti da Como e Milano”.
Infine c’è chi, essendo impossibilitato a usare i mezzi pubblici, ha scelto soluzioni estreme: “Io lavoro a Brienno e i miei figli piccoli vanno a scuola a Laglio e a Cernobbio ed escono in orari diversi – spiega Youssef Raki – per evitare viaggi impossibili, con mia moglie abbiamo deciso di prendere in affitto un appartamento ad Argegno. Spero con la tredicesima di riuscire a coprire le spese, oltre che continuare a pagare il mutuo della casa di Colonno”.
Un commento
Per 120 giorni di chiusura tutte queste storie. Realmente ridicolo. C’è gente che passa 3 ore al giorno in treno e metropolitana da 20,30 anni per portare a casa 1300,1400 netti e non fa nessuna storia. In ogni caso auguriamoci che l’Anas rispetti i tempi. Ecco di cosa ci si deve preoccupare seriamente visto l’andazzo e la tradizione italica.