Un amico per vincere la lotta contro il bullismo. Lunedì 19 marzo al Cinema Astra si è tenuto l’evento Social… Mente: una rete contro il bullismo, organizzato dalla dottoressa Mariacira Veneruso, anche docente e referente per il bullismo dell’ufficio scolastico territoriale.
Un momento che è nato a conclusione del percorso formativo di vari docenti referenti per la lotta al bullismo. In ogni scuola primaria e secondaria della provincia è stato individuato dal dirigente scolastico un insegnante referente che ha dovuto seguire un corso di formazione insieme a tutti gli altri educatori delle scuole della Lombardia. Il ciclo di incontri ha visto coinvolti anche le forze dell’ordine e gli esperti della materia.
Durante il pomeriggio di lunedì, la dottoressa Veneruso ha aperto l’incontro leggendo dalla platea alcune pagine del diario di una ragazzina, Laura, diventata, quasi senza accorgersene, una cyberbulla. Per comprendere meglio il fenomeno è seguita la proiezione del documentario del maestro Dario Tognocchi, “Social…Mente”, realizzato con la partecipazione degli studenti di alcune scuole lariane che hanno dato la loro definizione di cyberbullismo.
E di cyberbullismo, parola che si riferisce a comportamenti bullizzanti compiuti tramite le nuove tecnologie, si sono occupati successivamente i docenti referenti. Una di loro, referente dell’istituto Como Rebbio e capofila della rete, Angela Maria Faragasso, parla di fenomeno complesso, tanto più se si considera che difficilmente i ragazzi vittime si confidano con gli insegnati.
“Quello che ho capito – ci dice Angela Maria – è che la figura di uno psicologo all’interno della scuola è diventata indispensabile. Tuttavia, non sempre è possibile avvalersi di questo professionista. Nell’Istituto dove insegno io, per esempio, quest’anno non sono stati rinnovati i contratti”.
Angela Maria, come tanti altri suoi colleghi, è diventata portavoce di questo problema che affligge e preoccupa insegnanti, genitori e ragazzi. Con voce dolce ma ferma ci spiega quale è la funzione del referente del bullismo e quali gli impegni futuri.
“Uno dei progetti che abbiamo sviluppato – spiega con un certo orgoglio – riguarda la formazione dei peer educators, ossia ragazzi più o meno coetanei dei soggetti bullizzati, che avranno il delicato compito di aiutarli semplicemente standogli accanto come amici.”
Per meglio dire, si tratta dei ragazzi della stessa scuola che vengono formati con corsi specifici da esperti in materia e che si occuperanno di fare da guida ai compagni alla pari o più piccoli. Sono sempre studenti, dunque, ma con l’obbiettivo, in maniera matura e consapevole, di essere amici dentro e fuori le mura scolastiche dei compagni fragili. In primis, si vuole quindi sensibilizzare il problema tra i diretti interessati, gli adolescenti, per far capire loro quanto a volte basti la semplice presenza di un amico per cambiare l’umore.
Infatti, secondo gli esperti risulta essere proprio la mancanza di amici, e quindi la mancanza di qualcuno con cui confidarsi, uno dei fattori che porterebbe alla depressione e, nei casi estremi, al suicidio del ragazzo/a vittima di atti di bullismo o di cyberbullismo. Un fenomeno diffuso non solamente nei licei, ma che addirittura fa la sua precoce comparsa già a partire dalle scuole primarie.
Questi peer educators, letteralmente educatori tra i pari, potrebbero dunque essere un buon punto di partenza non solo per risolvere finalmente questo complesso fenomeno, ma forse, anche per capirlo meglio dall’interno.