In vista della riapertura delle attività di ristorazione, prevista per il 1 giugno, torniamo a parlare delle difficoltà che anche questo settore sta affrontando a causa dell’emergenza Covid.
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Ospite di oggi a ComoZero VideoTalk Domenico “Chicco” Aimone, titolare del ristorante-pizzeria Pulcinella di Como, che ci ha parlato dell’impatto del lockdown sul suo locale e ha lanciato l’idea di protestare insieme ai colleghi direttamente a Roma.
“L’impatto sulla mia attività è stato molto duro – spiega Domenico – Quando ho chiuso la pizzeria, ho dovuto buttare via la spesa perdendo i soldi investiti e mettere in cassa integrazione i miei dipendenti. Finora non ho ricevuto i 600 euro per cui ho fatto domanda, dei prestiti nessuno sa nulla né dà conferme nonostante io abbia fatto la richiesta di 25 mila euro. Devo mangiare, ho la mia famiglia da mantenere così come quelle dei miei dipendenti. Adesso stiamo tirando avanti con la pensione dei miei genitori”.
Una situazione drammatica, quella evidenziata da Domenico Aimone, che accomuna tantissimi ristoratori di Como e non solo.
“Noi ristoratori non siamo abbastanza tutelati, non so chi riuscirà ad aprire a giugno – continua Domenico – Posso stare chiuso, se è per tutelare la salute, ma lo Stato mi deve aiutare con i soldi necessari per vivere e stare a casa senza avere entrate. Se mi dessero 1000 euro al mese, potrei tenere chiusa l’attività e riaprire a fine emergenza con tutte le misure necessarie. Fortunatamente il mio locale è ampio e quindi riuscirei a dimezzare il numero di coperti, stando comunque nelle spese. Anche se il plexiglass ai tavoli mi sembra un’assurdità”.
Sulla possibilità di fare asporto dal 4 maggio, poi, il titolare del Pulcinella sottolinea: “All’inizio ero contro le consegne a domicilio, perché non volevo mettere in difficoltà i fattorini e gli altri lavoratori. Purtroppo, però, non avendo entrate dovrò ricominciare a fare consegne e asporto dal 4 maggio, anche se contro la mia volontà. Poi, se si ammala qualcuno, darò la colpa allo Stato perché non ci ha dato la possibilità di stare a casa, non ci ha aiutato”.
FOTO Su le serrande, luci accese, tavoli apparecchiati: la protesta dei ristoranti di Como
Per quanto riguarda le varie manifestazioni del settore ristorazione cui stiamo assistendo in questi giorni sul territorio comasco, Domenico Aimone commenta: “Non ho partecipato alla protesta di ieri sera a Como perché mi sembra inutile accendere le insegne e apparecchiare il tavolino. Bisogna andare tutti insieme direttamente a Roma, se ci mettiamo insieme e protestiamo lì è più efficace. L’ho proposto sui social e per ora ho avuto qualche adesione. Si deve essere compatti, se ci si presenta in 1000 o 2000 persone nella capitale si può fare la differenza. L’importante è arrivare a un numero di adesioni significativo, non serve protestare in pochi nelle singole piazze”.
4 Commenti
Ma scusa non ti vergogni di quello che hai scritto….. perchè prima di criticare la vita e il c**o degli altri non ci spieghi il tuo percorso e quello delle tue famiglie……?????
Io il loro lo conosco bene e conosco TUTTA la loro storia….tu dovresti solo che pulirti la bocca con il gel disinfettante … e pensare prima di far tracimare ca****e…
C’è sempre una forte tendenza a drammatizzare da parte di molti imprenditori in crisi; tuttavia come dargli torto. Il momento è duro per tutti.
L’unico aspetto curioso è che quando guadagnano, parlano di profitto d’impresa. Quando non guadagnano, gridano al Governo ladro.
Quello che, a mio parere, doveva essere rivisto, è la determinazione dell’ammontare del sovvenzionamento agli imprenditori in crisi a causa dell’epidemia. Non doveva essere assegnato in quota fissa (600 o 800euro). Sarebbe stato meglio sovvenzionare gli imprenditori e le partite IVA in crisi con una percentuale (anche il 70%, why not) della media di quanto dichiarato negli ultimi cinque anni. Lo Stato avrebbe speso meno e nessuno avrebbe potuto lagnarsi sulle cifre.
Sebra che viva nel paese delle meraviglie… e non sappia cosa sia il debito pubblico…
Ma è possibile che i ristoratori non abbiano qualche risparmio (magari frutto di evasione) da investire nella loro ripartenza? Tutti morti di fame? Hanno i dipendenti pagati dalla cassa integrazione (non è ancora arrivata? arriverà a breve). Mica sono abbandonati.