Una testimonianza dura, precisa, a tratti inevitabilmente commossa: è quella di Alberto Cerea, comasco, bancario in pensione, tuttora ricoverato al Valduce per Covid-19, che racconta la sua odissea dalle prime linee di febbre del 18 marzo scorso fino al precipitare della situazione. Temperatura sempre più alta, i farmaci a casa che non bastavano più, l’ingresso in ospedale, la maschera per le dosi massicce di ossigeno e le altre cure giorno e notte. Fino alla ripresa, costante ma lenta, non priva di ulteriori difficoltà.
“Come l’ho preso? Non lo so – racconta Cerea – ma oggi dico a tutti: non uscite, non andate in giro, non fate cazzate: è pesante sotto il profilo fisico e psicologico. Sono scampato a un inferno”.
Poi, il ringraziamento ai medici del Valduce che hanno scongiurato il peggio: “Molto gentili, molto carini, sempre a disposizione: tutte persone disponibilissime e bravissime”.