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Virus e scuola – Tigli (psicologa) e Marzorati (pediatra): Lo spettro dell’ansia, la nuova “normalità”

Nei mesi caratterizzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19, oltre all’attenzione generale per la drammatica situazione dei vari settori produttivi, sono emersi anche tutti gli aspetti psicologici della pandemia in corso.

Sintomi ansiogeni, depressione, insicurezza e la più volte citata “sindrome della capanna” o “del prigioniero” che una volta terminato il lockdown sembrava impedire a molte persone di ritornare serenamente alla propria quotidianità.
Si è tanto parlato di tutti questi fenomeni che hanno compromesso la vita della persona adulta in questi mesi, ma cosa succede se ci addentriamo nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza?

Lo abbiamo chiesto a Elena Tigli, psicologa clinica comasca e mamma, che ci ha spiegato l’impatto psicologico che il Coronavirus, il lockdown e l’insicurezza del rientro a scuola hanno avuto su bambini e ragazzi.

Photo credits: Michela Parisotto

Partiamo dal nuovo sistema utilizzato per la formazione degli studenti durante il lockdown. Quanto ha pesato la didattica online sulla sfera psicologica ed emotiva del bambino?

La didattica a distanza ha avuto grossi effetti collaterali, purtroppo, su bambini e ragazzi. Anzitutto ha spinto in modo maggiore verso l’utilizzo del mezzo informatico, e questo per qualcuno ha significato un’esposizione maggiore alla dipendenza. Soprattutto tra gli adolescenti. Per i bambini, poi, essere di fronte a uno schermo ha voluto dire prestare attenzione a più aspetti contemporaneamente ed essere sempre osservati. I piccoli più fragili, in particolare, hanno manifestato disagio per questa situazione.

Ci sono ancora, a pochi giorni dal rientro a scuola, molte incognite da risolvere. Quali sono gli effetti dell’incertezza di quest’anno scolastico, sui ragazzi?

Tutti hanno bisogno di normalità ma anche di chiarezza, coerenza e quindi di una sicurezza per quanto riguarda il ritorno in aula. Il rientro sarà positivo per bambini e ragazzi. Tuttavia, le incertezze che ancora oggi ci sono soprattutto per le scuole superiori stanno preoccupando i ragazzi e provocando stati di ansia. Stanno crescendo, infatti, le richieste di accompagnamento degli studenti nella fase di rientro da parte delle famiglie.

Cosa possono fare i genitori, per aiutare i propri figli in questo periodo critico?

Sicuramente è fondamentale favorire una modalità di vivere la scuola il più vicino possibile a prima dell’emergenza sanitaria, ovviamente rispettando tutte le normative per la sicurezza. I bambini, in particolare, hanno bisogno della ritualità della campanella, del confronto con gli insegnanti e i compagni. Andare a scuola significa avere una certa autonomia, formare il proprio senso critico, crescere in modo sano ed equilibrato insieme agli amici.

Che anno scolastico sarà, quindi, quello che sta per iniziare?

Purtroppo non abbiamo certezze in merito, non sapendo nemmeno come si evolverà la situazione a livello del virus. Però, e parlo da genitore oltre che da psicologa, dobbiamo cercare di fare rientrare tutti gli aspetti di questa fase in una nuova normalità per i bambini. I genitori devono trasmettere ai figli il rispetto di tutte le normative, sarà una grossa fatica ma è necessario. Ritengo che sia importante sensibilizzare i bambini sulla tematica sanitaria in generale, sugli aspetti di prevenzione e salute, quindi cerchiamo di sfruttare questo momento anche per dare una maggiore formazione su questi temi che spesso nelle scuole non vengono trattati.

Roberta Marzorati: “Riprendere ritmi e abitudini quotidiane”

Degli effetti che questo anno incerto avrà su bambini e ragazzi che dal 14 settembre torneranno in aula ha parlato anche Roberta Marzorati, conosciutissima pediatra comasca che ci ha spiegato quanto sia indispensabile per il bambino riprendere i ritmi e le abitudini quotidiane che aveva prima dell’emergenza sanitaria.

“Ritrovarsi con gli insegnanti e i compagni di classe è fondamentale per la formazione del bambino e per il suo equilibrio – spiega – nonostante le tante incognite che ancora ci sono su molti aspetti del ritorno a scuola, è importante che il bambino riprenda una vita quanto più possibile normale”.

Per quanto riguarda l’impatto fisico ed emotivo di quella che si prospetta come una “nuova quotidianità” tra i banchi di scuola, secondo la pediatra comasca è altresì fondamentale che tutti rispettino le normative in modo tale da non creare rischi di contagio tra i più piccini e ansie inutili nelle famiglie.

“E’ importante che i bambini rispettino il distanziamento a scuola – continua – Secondo quanto stabilito dal Ministero per l’Istruzione non dovranno indossare la mascherina quando seduti ai banchi, che saranno posti alla giusta distanza di sicurezza l’uno dall’altro, ma stare comunque attenti a non avvicinarsi troppo ai compagni. Bisogna avere buon senso anche all’interno degli edifici scolastici, il distanziamento è di fondamentale importanza per evitare che il virus si trasmetta quando si è troppo vicini, attraverso la tosse o anche quando si parla”.

In vista della ripresa delle attività scolastiche, la pediatra comasca sottolinea anche quanto sia importante pensare a nuove attività da svolgere all’aria aperta. “Molti genitori italiani sono frenati dal far uscire il figlio all’aperto perché hanno paura che prenda freddo e si ammali – afferma – Invece il mio consiglio è di stare molto all’aria aperta, perché c’è un minore rischio che il virus si diffonda”.

Secondo le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, cambierà anche l’ora dedicata all’educazione fisica. Viene consigliato, infatti, di praticare gli sport individuali al posto di quelli di contatto e di prediligere le attività all’aperto.

“Per quanto riguarda le attività sportive nelle scuole, bisognerà pensare a soluzioni alternative allo svolgimento nelle palestre – continua – Si potrebbero sfruttare maggiormente gli spazi esterni della scuola, facendo scoprire ai bambini nuove attività ed esperienze all’aperto”.

Secondo Marzorati, l’anno scolastico che si sta per avviare rappresenta anche un nuovo inizio che potrà spingere a inventare nuove soluzioni e innovativi sistemi di apprendimento. “Se la situazione sarà questa per tutto l’anno, almeno si potrà pensare a qualcosa di interessante per i bambini – conclude – Il lockdown, dopotutto, oltre alla segregazione obbligata ha portato anche a un modo diverso di vedere le cose. Molti sistemi sono cambiati, pensiamo solo al settore sanitario. Tutto ciò ci ha fatto scoprire una nuova normalità, che dovrà essere portata anche all’interno delle scuole”.

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