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Cinque sensi

I poeti non sono estinti, anzi. Cercateli sui muri di Como: “E’ un atto di bellezza”

Prima di leggere questo racconto di Chiara, vorremmo ricordarvi il munumentale Professor John Keating (Robin Williams, doppiato da Carlo Valli, più sotto il video). Da: “L’attimo fuggente” di Peter Weir:

“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”.

Ora l’articolo:

Identità nascoste dietro un codice di lettere e numeri, un indirizzo mail come unico contatto, poesie anonime appese in luoghi già di per se anonimi della città, quasi a non voler dare troppo nell’occhio. Come minimo, dopo aver chiesto di poterli incontrare per qualche domanda, ti aspetteresti un no comment secco. O un cappuccio in testa per essere portata in un posto segretissimo.

E invece, il luogo scelto è uno dei più noti ritrovi dei ragazzi comaschi e loro, i poeti anonimi del Movimento per l’Emancipazione della Poesia sono quanto di meno misterioso tu possa immaginarti. E questo li rende, forse, ancora più interessanti.

M., C. e S. (le iniziali dei nomi, unica concessione all’anonimato) hanno tra i 25 e i 30 anni, lavorano, hanno appena finito l’università o fanno un “tutt’altro” che non hanno voglia di raccontare (sai mai qualcuno li riconosca) e sentirli parlare ti apre davvero il cuore. Perché, se i giovani d’oggi sono (anche) questi, allora il futuro non sarà niente male.

Sono loro, insieme ad altri amici (“siamo in 6, dai 18 ai 60 anni. Ma il numero varia continuamente”) a rappresentare il nucleo comasco di un movimento che, nato a Firenze nel 2011 da due ragazzi amanti della poesia, ora conta gruppi in tutta Italia ma anche a Londra, Parigi, Barcellona, Amsterdam. E di notte girano per la città attaccando poesie sui muri. Suscitando curiosità, passione, e, fatalmente, qualche contestazione.

Perché lo fate?
Lo scopo è molto semplice: mettere la poesia sotto il naso delle persone.

Ci sono altri metodi, però.
In realtà la poesia, al contrario della musica o di altre passioni, non ha molte strade per diffondersi, soprattutto tra i giovani. E tanti magari non trovano vicino a loro persone con la stessa passione. Leggendoci possono accorgersi di non essere soli. E’ incoraggiante.

E per loro è stato proprio così: poesie appese fuori dall’università, versi scritti a grandi lettere alle spalle di un concerto, i social. E ora “ quando ci troviamo non è solo per andare ad attaccare poesie. Leggiamo versi, siamo diventati amici”

Come si entra a far parte del vostro gruppo?
Contattandoci via mail. Chiunque può farne parte. Non ci sono “test di ingresso” né censure sulle poesie. L’unica regola da rispettare è l’anonimato (ogni poesia è “firmata” solo con un codice di lettere e numeri Ndr).

Perché?
Lo scopo non è farci conoscere personalmente o metterci in vetrina. Vogliamo che al centro ci sia solo la poesia.

Immagino sia anche un modo per tutelarvi. Si tratta pur sempre di affissioni abusive.
Vero. Ma non attacchiamo le nostre poesie sui monumenti né sui palazzi storici o puliti. Scegliamo muri già rovinati dai graffitari o contesti degradati. E la nostra colla è semplice farina e acqua. Bagnandola si scioglie subito.

Non avete pensato ad altri metodi?
A volte attacchiamo le poesie con dei cordini o le lasciamo sui tavolini dei locali quando ce ne andiamo. Ma così spariscono subito e non le leggono in molti. Attaccarle sui muri resta il metodo più efficace però il nostro non è un atto di vandalismo. E’ un atto di bellezza.

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Poesia sui muri? No grazie. Per Como pulita accusa: “Sono allo stesso livello dei graffitari”

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