C’è sempre un racconto altro di questa città. Una narrazione che, vivaddio, supera il quadrilatero delle mura e offre un’occhiata fresca, nuova, certo pura, quantomeno spontanea, su questa terra di lago e di turismo che si porta addosso antichissime questioni. Uno sguardo su Novum Comum che del novum, talora, par perdere l’antico fasto.
Così abbiamo chiesto a 11 studentesse universitarie (allieve della cattedra di Giornalismo e Comunicazione di cui ho incarico allo Ied di Como, Accademia Galli) di raccontare la città. Così come viene, così come la sentono, così come se la sentono addosso. Senza pregiudizio e senza imboccate.
Arrivano da ogni parte dell’universo conosciuto, le studentesse: Messico, Svizzera, Varese e Nesso. C’è chi qui nasce e vive e chi, da qui, passa per formarsi fra le aule di un ateneo per poi, è giusto, involarsi altrove.
C’è uno spunto curioso che arriva dal video, più di uno spunto: una sorta di diagonale tra tutti i racconti. Che i natali siano veronesi o colombiani, che si sia comaschi di radice e campanile o cosmopoliti di razza: pare che le questioni cittadine, infine, siano sempre le stesse. Tra vita notturna, parcheggi e traffico, i temi, son sempre quelli.
Como questa è. O così, quantomeno, pare mostrarsi.
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