La Diocesi di Como “conferma il proprio impegno nella tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, così si legge in una nota diffusa oggi dopo la condanna in secondo grado di don Gabriele Martinelli. La vicenda è nota: la corte di Appello del Vaticano ha ribaltato la sentenza che in primo grado vedeva assolto il sacerdote nel caso dei presunti abusi nel preseminario Pio X(collegato alla diocesi di Como tramite l’Opera don Folci che lo gestisce). Martinelli , ex seminarista della struttura e cresciuto a Lanzo Intelvi, è stato condannato a due anni e mezzo per il reato di corruzione di minore. I fatti sono emersi più di dieci anni fa e sono partiti dalle denunce di due ex chierichetti del Papa (il preseminario forma in questo senso) che raccontavano di essere stati abusati sessualmente da un compagno che poi, era il 2017, è poi stato ordinato prete in Duomo a Como. I fatti furono denunciati nel 2013 e ritenuti non fondati dalle autorità ecclesiastiche nel 2014. Nel 2019 il caso è stato riaperto dal promotore di giustizia del tribunale Vaticano, due anni dopo l’assoluzione. Adesso la sentenza è stata ribaltata e il prete è stato riconosciuto colpevole.
Così oggi interviene la diocesi di Como, pubblichiamo integralmente la Nota:
Ieri, 23 gennaio 2024, la Corte d’Appello vaticana si è pronunciata circa le accuse del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano rivolte a don Gabriele Martinelli, sacerdote del clero di questa Diocesi.
La Corte ha ritenuto don Gabriele Martinelli, ex allievo del Preseminario San Pio X, non punibile per i fatti contestati fino al 2 agosto 2008, in quanto minore di 16 anni, e, in relazione al periodo successivo al 9 agosto 2008, lo ha assolto dall’accusa di violenza carnale e atti di libidine su un compagno di sette mesi più giovane, costituitosi parte civile, per insufficienza di prove; la stessa lo ha, però, ritenuto colpevole del reato di corruzione di minore per le azioni avvenute tra il 9 agosto 2008 e il 19 marzo 2009 nell’Istituto in parola, condannandolo a due anni e sei mesi di reclusione e 1.000 euro di multa, dichiarando inammissibile la domanda di risarcimento danni presentata dalla parte civile.
La sentenza di secondo grado è stata resa al termine di un procedimento complesso, nel quale la Diocesi di Como ha offerto fin dall’inizio la più ampia collaborazione, mettendo tra l’altro a disposizione del Promotore di Giustizia vaticano il fascicolo relativo all’indagine previa espletata dal Delegato vescovile.
Circa il coinvolgimento di Mons. Enrico Radice, ex Rettore del Preseminario, il procedimento si è concluso avanti alla Corte d’Appello vaticana in data 8 novembre 2023 con l’inammissibilità degli appelli proposti contro il sacerdote.
La Magistratura vaticana e quella italiana stanno ancora procedendo nelle fasi di rispettiva competenza e la Diocesi di Como conferma la propria fiducia nel loro operato.
La Diocesi rinnova il proprio ringraziamento a tutte le persone che, con la loro testimonianza e con la consegna di documenti, hanno contribuito a ricercare la verità e – in attesa della definitività di tutti i giudizi ancora pendenti – ribadisce la solidarietà e vicinanza nei confronti di tutte le persone e le comunità ecclesiali che sono state pesantemente segnate da questa lunga e complessa vicenda umana e giudiziaria.
Nei confronti dei due sacerdoti permangono tuttora alcune misure cautelari canoniche (can. 1722 C.I.C.), tra le quali la limitazione dell’esercizio del ministero e la sospensione dallo svolgimento di attività pastorali che coinvolgono minori e adulti vulnerabili.
La Diocesi di Como conferma il proprio impegno nella tutela dei minori e degli adulti vulnerabili anche attraverso tutte le attività – in primis la disponibilità all’accoglienza e l’ascolto – offerte dal Servizio a tal fine dedicato, istituito nel 2020.
Un commento
stendiamo un velo pietoso……..