Le Fiamme Gialle dei Comandi Provinciali di Como e Gorizia hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo – sia diretto che per equivalente – per un ammontare complessivo pari a € 27.878.693,00. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Como, è scaturito da una complessa indagine su una maxi frode legata al cosiddetto Superbonus 110%, l’agevolazione fiscale prevista dal Decreto Rilancio del 2020.
L’escalation del fatturato sospetto
L’inchiesta, avviata nel 2023, ha posto sotto la lente d’ingrandimento una società con sede a Lomazzo, operante nel settore dell’edilizia. L’azienda aveva registrato un incremento esponenziale e anomalo del fatturato: in soli tre anni, i ricavi erano passati da 5 milioni a oltre 75 milioni di euro.

Il caso è partito dalla segnalazione di un committente. Quest’ultimo, dopo aver verificato il proprio cassetto fiscale, aveva riscontrato l’avvenuto trasferimento di un credito d’imposta in favore della società comasca, nonostante i lavori edili non fossero stati eseguiti. Da qui, i finanzieri dei Nuclei di polizia economico finanziaria di Como e Gorizia hanno esteso gli accertamenti ad altri beneficiari, residenti nelle province di Como e in Friuli Venezia Giulia.
Lo sconto in fattura e le asseverazioni false
Le indagini si sono concentrate sulla posizione di 137 committenti che avevano commissionato lavori alla general contractor lariana. Tutti avevano optato per lo strumento dello “sconto in fattura”. Questa agevolazione permette che il costo dei lavori (come l’efficientamento energetico, la riduzione del rischio sismico, l’installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici) venga anticipato direttamente dall’impresa esecutrice. L’impresa, a sua volta, recupera la somma sotto forma di credito d’imposta, utilizzabile in dichiarazione o cedibile a terzi.

Per ricostruire il meccanismo fraudolento, la Guardia di Finanza ha esaminato una vasta documentazione: atti acquisiti presso gli uffici tecnici comunali, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (E.N.E.A.), l’Agenzia delle entrate e SOGEI S.p.A. A ciò si sono aggiunte accurate indagini bancarie e la raccolta di dichiarazioni da parte dei soggetti committenti.
L’analisi incrociata di questi elementi ha evidenziato gravi incongruenze. Le asseverazioni sullo stato dei lavori, necessarie per il perfezionamento della procedura e rilasciate da tecnici abilitati, non corrispondevano alle reali tempistiche e alla effettiva progressione o ultimazione dei lavori.
Il meccanismo della truffa
In sostanza, i finanzieri hanno accertato che gli amministratori della società, con il chiaro intento di conseguire i crediti d’imposta il più rapidamente possibile, inviavano comunicazioni telematiche all’Agenzia delle entrate contenenti informazioni mendaci. Queste comunicazioni attestavano falsamente la maturazione di contributi commisurati a lavori edili che, in realtà, non erano stati eseguiti affatto o lo erano stati in misura e per importi nettamente inferiori.
Questo sistema si è basato sulle mendaci asseverazioni rilasciate da ben cinque professionisti incaricati. Grazie a queste attestazioni false, la società ha potuto disporre anticipatamente di crediti d’imposta. Tali crediti sono stati successivamente monetizzati o portati in compensazione nella propria dichiarazione fiscale, permettendo l’incremento esponenziale dei ricavi aziendali.
Denunce e sequestro milionario
Al termine delle complesse indagini, le Fiamme Gialle hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Como i due amministratori della società. Le accuse mosse riguardano i reati di Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per indebita compensazione. Sono stati denunciati anche i cinque tecnici incaricati, responsabili delle false asseverazioni.
Sulla base del quadro probatorio dettagliato, l’Autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, del profitto del reato. L’importo, pari all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta ottenuti illecitamente, è stato quantificato in € 27.878.693,00. Il provvedimento interessa le due persone fisiche e le persone giuridiche a esse riconducibili. È stato altresì disposto il sequestro dei crediti d’imposta fittizi che risultavano ancora nella disponibilità della società.
Questa operazione si inserisce nella più ampia azione della Guardia di Finanza a contrasto delle frodi fiscali. Tali illeciti, infatti, non solo distorcono la concorrenza e l’allocazione delle risorse, ma minano il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato, penalizzando l’equità sociale.
Si comunica quanto sopra per il diritto di cronaca costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti degli indagati che, in considerazione dell’attuale fase di indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile.