“Un’esperienza professionale e umana importantissima, che segna il mio cammino in questo mondo”. Così Fedora Sorrentino sino a ieri Presidente del Teatro Sociale di Como/AsLiCo in una toccante lettera in cui rassegna le dimissioni.
Abbiamo contattato Fedora ma ha preferito non rilasciare ulteriori dichiarazioni oltre alla missiva diffusa dal teatro. Eccola:
“Emozioni grandi che, messe in fila, sembrano il risultato di 30 anni, ma nel cuore sono il respiro di un unico lungo giorno.
È una decisione che prendo serenamente e per motivi strettamente personali, pensando sempre al bene del Teatro in senso assoluto e delle persone che ci lavorano.
Ho imparato moltissimo e il lavoro per me non può prescindere dalla crescita personale, oltre che professionale.
Ho avuto modo di conoscere e incontrare le persone che abitano questa città, che si stringono attorno al Teatro in ogni momento e in questi mesi ancora di più, una comunità che merita qualità e contenuti, chiamarlo pubblico è riduttivo, perché la partecipazione e l’affetto che dimostrano fa sì che il teatro siano loro.
Ringrazio le Istituzioni che sono accanto al Teatro e lo sono state durante il mio mandato, la Società del Palchettisti, il Consiglio di Amministrazione, che ha lavorato duramente, e con uno scrupolo ancora maggiore e attenzione ancora più dedita, soprattutto in questo momento così delicato, per aiutarci ad avere visione sul futuro, allo stesso modo il Collegio dei Revisori.
Ma il mio pensiero, in questo momento, va ai collaboratori che ho avuto accanto in questi anni dalla comunicazione alla produzione, dalla parte artistica, all’amministrazione, al team Education: una squadra agguerritissima, che sceglie il Teatro tutti i giorni, quasi come una missione, con assoluta dedizione e amore, a loro il mio grazie più profondo, più sentito, per avermi accompagnato nelle scelte, per aver saputo trovare ogni giorno il modo di starmi accanto e sostenermi, suggerendo soluzioni, smussando gli spigoli, senza arrendersi mai.
Accanto a loro i tecnici, il palcoscenico, il mondo ovattato e silenzioso, dove le mie radici affondano, dove ho i ricordi più belli, di quegli attimi in cui la luce si abbassa per dare spazio ad un silenzio quasi innaturale, prima che il buio inghiotta tutto e si ripeta la magia. Ogni volta in quel momento capisci che non sei stato tu a scegliere quel mestiere, ma è quel mestiere che ha scelto te.”