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Cultura e Spettacolo

Il capolavoro di Martini abbandonato al Setificio. Sgarbi e Aquilini: “Presto una mostra”

Sembra essersi attivata una macchina meravigliosa da qualche tempo. Come se il cannone che dal Carescione tuoneggia sulla città questa volta oltre che battere il mezzodì avesse scosso animi, coscienze e passioni. Qualcosa accade in città: si riscoprono Terragni e Sant’Elia, interi quartieri vogliono rilanciarsi, nascono progetti di recupero per luoghi tanto antichi quanto dimenticati.

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COMO PERDUTA: IL DOSSIER

Como Vittorio Sgarbi al Museo della Seta – Ph© Carlo Pozzoni FotoEditoreE oggi accade che un’opera monumentale di Arturo Martini venga riscoperta. E’ successo nei giorni della visita comasca di Vittorio Sgarbi. In città per il Festival della Luce il professore ha visitato prima la Pinacoteca e poi il Museo della Seta guidato dal Direttore Paolo Aquilini che subito ha segnalato il tesoro sconosciuto. Un bronzo in altorilievo (2 metri e dieci per 1 metro e 90) praticamente abbandonato in un androne del Paolo Carcano.

ARTURO MARTINI, LA BIOGRAFIA DA WIKIPEDIA

“E’ una Deposizione di Cristo – spiega Sgarbi contattato al telefono questo pomeriggio – Martini, di fatto il primo scultore novecentesco, supera il naturalismo del secolo precedente e trova identità e memoria nell’arte etrusca, nel Rinascimento, oscillando tra Picasso e Giotto”. “Un’opera”, dice il critico, “monumentale e sconosciuta che merita di essere esposta al più presto, è una cosa su cui sto lavorando”. Quando? “Presto per dirlo”. Dove? “Sicuramente in uno dei vostri musei “.

Como Vittorio Sgarbi al Museo della Seta – Ph© Carlo Pozzoni FotoEditore

Martini “tra i più grandi maestri” è uno dei nomi centrali di “Post Zang Tumb Tuuum. Arts life politics: Italia 1918-1943” esposizione in corso alla Fondazione Prada fino al 25 giugno.

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Dunque, merito di Aquilini se oggi il Corriere della Sera e domani Io Donna – con un articolo di Sgarbi per la rubrica Bellezza Sconosciuta – parlano del tesoro lariano. “Ho raccontato la storia dell’opera a Sgarbi – dice Aquilini – si tratta di una scultura commissionata nel 1935 da un ex alunno del Setificio per ricordare altri ex alunni scomparsi durante la Grande Guerra”. Dunque, presto una mostra? “L’idea è ottima e potrebbe essere il primo passo. L’opera potrebbe essere esposta ma penso che la sua naturale collocazione definitiva debba essere il Setificio, nessuno vuole appropriarsene per il Museo della Seta l’importante è poterla inserire nel percorso, d’altronde siamo a un metro dal Carcano, basta aprire una porta”.

Aprire una porta e dare una spolverata, piange il cuore a vedere l’altorilievo abbandonato in un angolo, è piuttosto vergognoso il trattamento riservato. “Evidentemente molti anni fa sono state fatte scelte diverse e bisogna ricordare che dopo il trasloco nel 1975 (il Setificio era nello stabile di via Carducci, sede attuale delle Magistrali, Ndr) nel nuovo edificio quello era un punto importante, un luogo di aggregazione. Oggi è un parcheggio e quello che vediamo non rispetta la volontà architettonica e progettuale dell’epoca. Sono già in contatto con il preside, Roberto Peverelli, e siamo in perfetta sintonia: l’opera sarà recuperata”. Servono restauri? “No, un po’ di maquillage ma non ha danni strutturali”.

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Como Vittorio Sgarbi al Museo della Seta – Ph© Carlo Pozzoni FotoEditore

 

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