Nell’ambito di Como – Cernobbio A/R, in cui il Teatro Sociale di Como e il Comune di Cernobbio organizzano insieme incontri e laboratori ad ingresso libero in Villa Bernasconi, legati alla programmazione della Stagione teatrale, una mostra si pone come sigillo a un altro anno di concerti e di eventi che si sono sviluppati attorno al tema Humanity in cui si rispecchia anche l’arte di José Molina, artista spagnolo da parecchi anni in Italia che vive sul lago a Gravedona il cui lavoro ha interessanti riscontri internazionali.
La mostra, curata da Luigi Cavadini e Chiara Garrone, ha per titolo Umani e costituisce – scrive Chiara Garrone – “un percorso per immagini verso la conoscenza dell’uomo. Le opere sono frammenti di tempo, visti attraverso il prisma della propria visione del mondo, in cui il fattore umano è il soggetto principale della ricerca. La sua arte vuole stimolare lo spettatore ad avventurarsi nella sfaccettata natura dell’animo umano e provocare delle domande: cosa significa oggi essere e sentirsi umani e quali tracce l’uomo vuole lasciare dietro di sé?”.
E l’artista Molina aggiunge “Mi affascina raccontare il viaggio dell’uomo nel tempo, la sua perenne lotta tra paura e audacia, la paura verso lo sconosciuto e l’audacia di abbracciare l’ignoto per convertire le crisi in rinascita. Questo è un momento epocale e come artista mi appassionerà moltissimo seguire l’uomo in questo nuovo cammino che anche io dovrò percorrere. Anche per l’arte si apre una nuova epoca e ci sarà ancora molto da scoprire sull’umanità”.
Si tratta quindi – annota poi Luigi Cavadini – di “Una pittura sull’uomo. Dentro l’uomo. Molina si guarda attorno, ma prima si guarda dentro, e poi sviluppa queste sue visioni che si situano tra passato e futuro, tra realtà e sogno. Una serie di immagini raccontano situazioni e vicissitudini degli uomini… Il tutto narrato, volta per volta, con una partecipazione emotiva che sa ora di adesione, ora di ironia, ora di comprensione, ora di sottile ma marcata condanna. L’artista sa sì fermarsi a contemplare, ma anche, come dicevano gli antichi, castigat ridendo mores, cioè con un linguaggio leggero e accattivante mette a nudo e addita vizi e difetti umani.
Sulla evidente capacità creativa di Molina, che spazia dalla mitologia alla grande pittura del passato, si inserisce una tecnica che accompagna l’uso dell’olio con l’acrilico consentendogli di operare in un ambito cromatico particolarmente ampio e di ottenere effetti coloristici di rara efficacia”.
In bella evidenza, fra le opere esposte, i dipinti del ciclo più recente “Sogno di una lunga notte d’inverno” in cui la freschezza di un colore luminoso e incisivo, si accompagna con una narrazione che trae suggestioni dalla pittura del passato che gli offre spunti e sollecitazioni per traguardare, con incursioni nel mondo animale e vegetale, situazioni e comportamenti del nostro presente.
Esemplare e di stretta attualità in questi tempi è il grande dipinto Europa II scelto come immagine trainante della mostra, che rappresenta Filippo IV di Spagna, detto anche Filippo il Grande (tratto da un dipinto di Diego Velazquez) in atteggiamento regale non su un cavallo di razza ma su uno strano animale, composto da una abnorme cavalletta foglia con testa di armadillo.
Oltre ai dipinti, particolarmente significative sono anche le tre sculture Io immagino, Io dubito, Io ricordo che – José Molina – “invitano ognuno di noi ad addentrarsi sempre più nelle profondità dei labirinti della psiche umana con i suoi interrogativi ancestrali”.