Il pianista comasco di fama internazionale Christian Leotta torna a proporre al pubblico lariano la sua maratona prediletta – oltre 14 ore complessive di musica – dedicata alle Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven, ciclo che ha presentato per la prima volta in Canada a Montréal nel 2002, eseguendolo ad oggi per ben ventidue volte in quattro continenti con grandissimo successo di pubblico e di critica. Un evento straordinario, con una novità quest’anno destinata a fare epoca nella moderna musicologia beethoveniana.
Ludwig van Beethoven è una delle icone universali della musica, simbolo insieme a pochi altri del genio assoluto. Sono oltre vent’anni che Leotta si cimenta con la quasi totalità della sua monumentale e sconfinata opera per tastiera. Mai però prima d’ora un pianista aveva avuto l’idea di eseguire un ciclo dedicato all’integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven che includesse sia le Sonate pubblicate con un numero d’opera, sia le Sonate pubblicate senza un numero d’opera, sia le Sonate “postume”, sia le Sonatine. Il numero totale delle “Sonate” di Beethoven individuato da Leotta sale così dalle tradizionali 32 a 39 brani, di cui l’interprete propone anche una nuova catalogazione compilata seguendo il loro ordine cronologico di composizione. Il tutto in prima assoluta in un ciclo di 12 concerti, 6 nel 2024 e 6 nel 2025, che toccherà alcune località del territorio lariano a partire dal prossimo 2 luglio alle 18:00 con l’atteso recital inaugurale nella Basilica di Sant’Abbondio a Como, nel quale verranno eseguite assieme alle celeberrime Sonate Op. 53 “Waldstein” e Op. 106 “Hammerklavier”, anche due gioielli pressoché sconosciuti come le Sonate WoO 50 e WoO 51, catalogate da Leotta rispettivamente al numero 4 e al numero 14 della sua nuova integrale.
Assolutamente innovativo dal punto di vista musicologico, il progetto di Leotta è originale anche nella sua dimensione territoriale. Presenta infatti in numerose località composizioni universalmente celebri e simboli del genio beethoveniano abbinate a sue opere di rarissimo ascolto, rendendo così per la prima volta accessibile in forma completa (i concerti sono tutti a ingresso gratuito), anche per un pubblico che non è solito frequentare le sale da concerto, uno dei corpus musicali più importanti e profondi di tutta la storia della musica: un evento culturale da fare invidia alle più importanti capitali internazionali della musica.
I Comuni che ospiteranno i primi sei recital costituenti la “Parte I 2024” della tournée sono quelli di Argegno, Carate Urio, Como, Mariano Comense, Torno e Veleso. In ogni concerto della tournée verrà eseguita da Christian Leotta almeno una delle sette Sonate non incluse nel tradizionale e noto catalogo delle “32”.
La “Parte I 2024” della tournée è organizzata dall’Associazione Melos con il sostegno della BCC di Cantù, il contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, il contributo e la collaborazione dei Comuni di Argegno, Carate Urio, Como, Mariano Comense, Torno e Veleso, che ospiteranno i concerti.
IL PRIMO CONCERTO
Martedì 2 luglio 2024, ore 18.00 – Como, Basilica di S. Abbondio, Via Regina Teodolinda 35. Ingresso gratuito senza prenotazione. Per info: Tel. 031/304137 Email: ufficioturismo@comune.como.it
Prima parte:
Sonata per pianoforte L 14 in Do maggiore (WoO 51)
Sonata per pianoforte L 27 (ex n. 21) in Do maggiore, Op. 53 “Waldstein”
Seconda parte:
Sonata per pianoforte L 4 in Fa maggiore (WoO 50)
Sonata per pianoforte L 36 (ex n. 29) in Si bemolle maggiore, op. 106 “Hammerklavier”
LA PAROLA AL MAESTRO
Sonata per pianoforte in Do maggiore L 14 (WoO 51)
“Pubblicata postuma nel 1830 con il titolo di “Sonate pour le Pianoforte” dall’editore Dunst di Francoforte sul Meno, questa Sonata in due tempi rappresenta certamente l’opera di Beethoven concepita in tale forma che più a torto è stata esclusa dal catalogo “ufficiale” delle Sonate per pianoforte, venendo così “dimenticata”, ingiustamente, anche dagli interpreti beethoveniani più coscienti. Se infatti ciascuna delle 32 Sonate costituisce un “unicum” a sé, rappresentando oltre che un opera d’arte nuova e mai ripetitiva di soluzioni precedentemente utilizzate anche un’occasione per sperimentare nuove possibilità formali ed espressive, la Sonata in Do maggiore L 14 è certamente quell’opera dove Beethoven ha utilizzato più che in qualsiasi altra Sonata per pianoforte l’arpeggio come suo elemento strutturale principale, riproponendo tale scelta compositiva anche nel secondo movimento di questo incantevole brano.
Come avvenuto per la Sonata L 4 (WoO 50), anche in questo caso il manoscritto non riporta alcun titolo; non vi è tuttavia alcun dubbio che si tratti di una Sonata a tutti gli effetti. Dedicata ad Eleonore von Breuning, moglie dell’amico fraterno Gerhard Wegeler (a sua volta dedicatario della Sonata L 4, WoO 50), si ritiene che quest’opera possa essere stata in origine concepita per orfica, anziché per pianoforte. In una lettera del 23 dicembre del 1827 (quindi dopo la morte di Beethoven) Gerhard Wegeler scriveva ad Anton Schindler di “due piccoli pezzi per orfica che Beethoven ha composto per mia moglie”, riferendosi a questa Sonata. L’orfica era uno strumento a tastiera di modeste dimensioni, una sorta di pianoforte portatile, la cui tastiera aveva un’estensione massima di sole quattro ottave.
L’utilizzo di numerosi arpeggi in entrambe le mani di estensione limitata all’ottava o poco più quale elemento strutturale ed espressivo principale di questa Sonata, contribuirebbe a mio avviso a validare tale ipotesi, non potendo l’orfica contare né sulla potenza di suono (le dinamiche principali utilizzate sono qui infatti il “piano” e il “pianissimo”), né su un’ampia estensione della tastiera. Il primo tempo, un Allegro, apre questa Sonata con una serie di arpeggi che si alternano in moto contrario in entrambe le mani, introdotti da trilli alla mano destra, creando un’atmosfera di tranquillità, successivamente ritrovata anche nel secondo tema, anch’esso costruito su di una figura melodica alla mano sinistra riconducibile ancora una volta ad un arpeggio. Ma il vero centro espressivo della Sonata è sicuramente lo splendido Adagio che segue, fra i movimenti più belli di tutte le Sonate per pianoforte di Beethoven. Ad un primo tema melodico marcato “dolce”, segue un misterioso e teso secondo tema in tonalità minore, che presenta nuovamente una serie di arpeggi alla mano destra, elemento strutturale ed espressivo principale di tutta la Sonata, riproposto nuovamente nella successiva “codetta” che ci condurrà alla ripresa del tema principale di questo splendido movimento per troppo tempo dimenticato.
La Sonata per pianoforte in Do maggiore L 26 (ex n. 21) Op. 53 “Waldstein”, scritta fra il 1803 e il 1804, rappresenta senza dubbio uno dei capolavori di Beethoven ed è certamente da annoverare fra le composizioni più note in assoluto per pianoforte. Beethoven dedica quest’opera monumentale al conte Ferdinand von Waldstein, già protettore del compositore ai tempi di Bonn e, successivamente, anche suo mecenate a Vienna, quando i due vi si trasferiranno. Il primo tempo, un “Allegro con brio”, ridefinisce magistralmente le possibilità espressive dello strumento, dal quale Beethoven è sempre più in grado di trarre sonorità inedite e straordinarie. Il secondo tempo, un “Adagio molto”, ha la funzione anche di “Introduzione” al movimento successivo. Dal carattere assai lirico, questo movimento lento è al contempo misterioso, e conduce l’ascoltatore verso le sfere sublimi dell’espressione che verranno ampiamente sviluppate nel corso del movimento finale dell’Op. 53, un “Rondo” marcato “Allegretto moderato”, cui il “Prestissimo” conclusivo coronerà in un clima di vera gioia e splendore uno dei più grandi capolavori di tutta la storia della musica.
Seconda Parte:
Sonata per pianoforte in Fa maggiore L 4 (WoO 50)
Composta fra il 1790 e il 1792, questa incantevole Sonata rappresenta una delle ultime composizioni di Beethoven scritte a Bonn prima della sua partenza per Vienna, avvenuta nel 1792, città nella quale rimase tutta la vita. Assieme alla Sonata WoO 51, si tratta di una delle due uniche Sonate “postume” di Beethoven; sono presenti due differenti edizioni originali: una dell’editore Henle a Monaco di Baviera e a Duisburg del 1950 (recante il titolo di “Sonatensatz und Allegretto”) e una dell’editore Pelikan di Zurigo del 1949 (pubblicata sempre con tale titolo). Il manoscritto non reca né un titolo che ne specifichi la forma, né l’autografo di Beethoven, tuttavia non è mai stato sollevato alcun dubbio sulla sua autenticità; l’opera è certamente riconducibile al ben noto schema della forma-sonata.
La Sonata L 4 è dedicata a uno dei migliori amici del compositore, il medico Franz Gerhard Wegeler, marito di Eleonore von Breuning, conosciuta anch’essa da Beethoven sin dall’infanzia. Quest’opera rappresenta una vera e propria “miniatura” della forma-sonata, sintetizzando mirabilmente in poche misure tutti i suoi elementi formali essenziali. Con una durata complessiva inferiore ai tre minuti, si tratta in assoluto della più breve delle 39 Sonate. Interessante notare che la quasi totalità del primo tempo rechi le diteggiature originali dello stesso Beethoven (nessun’altra Sonata riporterà una diteggiatura così completa). L’opera non era evidentemente destinata alla pubblicazione, ma costituiva un omaggio personale all’amico fraterno Wegeler. Mi piace immaginare questa Sonata come una conversazione intima fra amici “paritetici”, venendo così a conoscere un Beethoven più disteso e spensierato che nella maggior parte delle sue composizioni. Il primo movimento (non recante alcuna indicazione agogica) apre amabilmente con un tema melodico e solare, accompagnato da un semplicissimo “basso albertino” alla mano sinistra. Il secondo tempo, un Allegretto di sole ventisei misure, differentemente dal primo tempo mostra alla mano destra una scrittura polifonica a due voci mantenuta dall’inizio sino alla fine, confermando il clima dolce e melodico del precedente movimento. Contrariamente alla Sonata Op. 49 n. 2, ritengo che la genesi di questa Sonata non sia stata di natura espressamente pedagogica: trovare il giusto equilibrio fra le due voci della mano destra nel secondo tempo, è infatti tecnicamente impresa tutt’altro che semplice.
La Sonata per pianoforte in Si bemolle maggiore L 36 (ex n. 29) Op. 106 “Hammerklavier”, composta fra il 1817 e il 1818, è la più complessa e la più monumentale di tutte le Sonate per pianoforte mai state scritte nella storia della musica. La sua durata, di quasi cinquanta minuti, ben giustifica la straordinaria ricchezza di contenuti che Beethoven ha inteso esprimere con questo capolavoro. Il primo tempo, un “Allegro”, è una sorta di composizione per orchestra al pianoforte, dal carattere maestoso ma allo stesso tempo travolgente e brillante. Il secondo tempo, uno “Scherzo”, conferma il carattere brillante del primo tempo. Il terzo tempo, un “Adagio sostenuto”, rappresenta uno dei vertici espressivi di tutta la storia della musica. Di ampie proporzioni (sono l’Arietta della Sonata n. 32 Op. 111 è comparabile per ampiezza), introduce per la prima volta soluzioni espressive che anticipano di almeno cinquant’anni i compositori romantici. L’ultimo tempo, dopo un “Largo” iniziale che ancora mantiene l’atmosfera sognante dell’Adagio sostenuto, ci porta dopo poco nell’Allegro risoluto conclusivo, una straordinaria Fuga a tre voci, che rappresenta uno dei pezzi di maggior virtuosismo di tutta la storia del pianoforte, magistrale conclusione di uno dei più grandi capolavori musicali di tutti i tempi”.
Christian Leotta
I programmi dei concerti riportano sia la nuova numerazione delle 39 Sonate proposta da Christian Leotta (preceduta dalla lettera “L”, ovvero l’iniziale del suo cognome) sia, fra parentesi, quella precedente riferita al catalogo delle 32 Sonate, se in esso incluse.
2 Commenti
Ho avuto la fortuna di averlo come alunno al liceo del conservatorio e già allora era una grande pianista.
Di sicuro oltreché da se stesso avrà ricevuto tanto anche dall’insegnante. Complimenti.