“Che bello! Al Mudec c’è una mostra su Bansky! Andiamo?”. Si, certo che andremo (non si dice mai di no ad una mostra) però la sensazione di straniamento è già scontata.
Ok, è l’ennesima mostra “non ufficiale e non autorizzata”, come si legge ovunque (sarà poi vero? O è solo il banale, ma sempre efficace, trucchetto del “non dovrei farlo, ma se vieni qui ti faccio vedere una cosa” in cui cadiamo come polli da quando abbiamo 5 anni?) però è comunque strano vedere di nuovo le opere di questo street artist nel luogo più lontano in assoluto dalla strada e dalla libera fruizione dei passanti: un museo. Diciamo, per semplificare, che la sensazione di essere in uno zoo a guardare, rinchiusi in gabbia, animali nati per vivere in libertà non è poi così sbagliata, ecco.
E proprio su questa “musealizzazione” di una forma d’arte nata per vivere altrove si è espresso l’artista comasco Mr. Savethewall utilizzando un linguaggio molto simile a quello di Bansky: una provocatoria incursione nello spazio urbano attraverso manifesti pubblicitari affissi in spazi che il Mudec ha messo a disposizione degli artisti.
Attraverso la sua abituale tecnica di stencil su carta, l’artista comasco, come riporta il comunicato stampa, “agendo (proprio come Banksy) interviene sull’iconografia di un’opera famosa della storia dell’arte (Davide con la testa di Golia del Caravaggio) sostituendo la testa di Golia con quella di una scimmia, in riferimento alla maschera utilizzata convenzionalmente da Banksy per non farsi riconoscere.
Il racconto visivo della decapitazione viene accompagnato da alcune frasi lapidarie che approfondiscono ulteriormente il messaggio provocatorio dell’artista: “Street Art is dead from” (e le date di inizio e fine mostra) e “Who Killed the Art of Banksy?” a significare come il passaggio della Street Art dalla strada al museo ne causi il definitivo snaturamento”. Per l’artista comasco, quindi, “la Street Art dovrebbe essere donata liberamente al pubblico anziché finire incorniciata e decontestualizzata nelle sale asettiche di un museo, perdendo il legame con il luogo in cui era stata concepita e svuotandosi del suo carattere irriverente di denuncia e provocazione, per diventare qualcosa di diverso”.
E per chiarire ulteriormente il proprio pensiero, Mr Savethewall ha scelto di pubblicare in un video un vero e proprio Manifesto che inizia con una scritta che suona come un vero e proprio epitaffio “Street Art without Street is just Art” ma che prosegue (in un bagliore di speranza) con l’idea della possibile nascita di una nuova forma d’arte, una sorta di Post-Street Art fatta da artisti che “da Mr. Brainwash in poi utilizzano la strada, le tecniche e la poetica della Street Art ma non ne osservano le regole più strette”. Non operano nell’illegalità ma, e qui sta la differenza sostanziale, hanno accettato le regole della commercializzazione nelle gallerie.
Insomma, non una critica assoluta alle regole del mercato e all’esposizione museale delle opere degli street artist purché siano effettuate con il consenso dell’artista (da qui, oltre alle opere ufficialmente in vendita, le opere in cartone lasciate dall’artista comasco a disposizione dei cittadini che possono staccarle dal muro liberamente e gratuitamente). Ma qui si torna alla domanda iniziale: quella al Mudec è davvero una mostra non ufficiale e non autorizzata come vorrebbero far credere a noi, eterni cinquenni?