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Economia

Arcioni: “Villa Erba, un bella bimba troppo cagionevole. Con i privati crescerà sana”

“Non siamo alla canna del gas. Il piano industriale per raggiungere un sostanziale pareggio a fine anno prosegue. Ma bisogna decidere: andare avanti così, curando una bella bambina ma sempre cagionevole di salute, o vogliamo investire per farla crescere sana e forte nel futuro?”.

Il presidente di Villa Erba, Filippo Arcioni, ricorre alle metafore per far indossare l’abito migliore a un’operazione che si può definire a buon diritto storica: la ricerca di un nuovo socio industriale sul mercato, con il conseguente abbassamento della quota dei soci pubblici (Comuni di Cernobbio e Como, Provincia e Camera di Commercio) sotto la fatidica soglia del 50%. Per la prima volta in assoluto, tramite modifica allo statuto.

L’apparente compattezza dei soci pubblici sul “sì” all’operazione – che dovrà essere approvata da tutti i consigli rispettivi, prima dell’assemblea dei soci del 26 – sembra aver fugato i dubbi iniziali di una “svendita” del polo (costato miliardi di lire e poi milioni di euro ai contribuenti).

“Macché svendita, non c’è alcuna svendita – ribatte Arcioni – L’obiettivo non è privatizzare Villa Erba e poi farne quello che si vuole. L’intento è smettere di “galleggiare” e puntare a investimenti forti per un rilancio. E i fondi necessari a un tale obiettivo i soci pubblici non li hanno o non sono disposti a metterli. Altrimenti non ci sarebbe ancora un aumento di capitale aperto e non sottoscritto per circa 2 milioni, in scadenza a fine 2018″.

“Villa Erba potrebbe anche andare avanti così e lo farà, se alla fine l’operazione non dovesse andare in porto o se in ipotesi il socio privato nuovo non si trovasse – aggiunge il presidente – Però i pubblici un po’ non hanno i soldi, un po’ nel frattempo è arrivata la Legge Madia sulle partecipazioni che ha modificato il quadro storico. Però – aggiunge Arcioni – voglio che sia chiara una cosa: non cerchiamo soldi per pagare i mutui, che ormai ammontano solo più a 5 milioni fino al 2028, per coprire buchi di bilancio o per rappezzare il tetto. Cerchiamo finanziamenti per un investimento importante in ottica di rilancio. Per questo cerchiamo un partner industriale: perché porti anche know how e un portafoglio eventi magari, non solo capitali”.

“Purtroppo – aggiunge Arcioni – non posso andare su eBay per trovarlo e fuori non c’è la fila. Speriamo di trovare il nuovo socio, se avremo il via libera alla modifica dello statuto dai soci pubblici. E’ una grande speranza, non una certezza. Ma se alla fine il mercato rispondesse, potremmo finalmente digitalizzare la villa, intervenire sull’acustica per ospitare concerti di altissimo livello, fare in modo che la struttura non sia fredda d’inverno e calda d’estate”.
“I padiglioni espositivi? Hanno dei limiti strutturali, si sa, ma pensiamo che si possano anche riportare eventi fieristici a Cernobbio. E poi un altro obiettivo sarà certamente l’aumento di eventi, convegni e corsi di formazione nei mesi invernali, soprattutto ora che c’è anche un’offerta alberghiera importante. E poi si può aprire qualche scenario importante sul mercato dell’arte, sulle aste. Le mostre? No, quelle no”.

I dubbiosi – pochi rimasti, in apparenza – puntano tutto sul rischio che i soci pubblici, una volta sotto il 50%, non contino praticamente più nulla e di fatto “regalino” villa e polo espositivo ai privati dopo avervi iniettato cifre enormi negli ultimi 30 anni.

“Innanzitutto – precisa Arcioni – Villa Erba lavora in virtù di una concessione. Se gli enti pubblici ritenessero che gli obiettivi del polo venissero traditi o stravolti, potranno sempre revocarla e non mi pare poco. Inoltre nel nuovo statuto è specificato che per alcune scelte servirà la maggioranza qualificata. E poi resta forte il ruolo di controllo. Poi è chiaro, però, che una Spa risponde alle decisioni del capitale”.

Bollata come “una fantasia senza alcun fondamento” l’ipotesi che la futura gestione privata possa trasformare Villa Erba in albergo – ma non negata “l’ipotesi che un domani si possa pagare un biglietto per accedere al parco, come accade in tutte le realtà simili europee” – Arcioni incassa i sicuri voti favorevoli di Camera di Commercio, Provincia e Comune di Cernobbio e “blandisce” Palazzo Cernezzi, finora molto silenzioso sulla questione.
“Il Comune di Como si deve occupare di tanti temi importanti, capisco che Villa Erba non sia la priorità – afferma – Ma negli ultimi giorni ho colto un’accelerazione, tanto che sarò in Commissione la prossima settimana. Se l’amministrazione non dovesse votare entro l’assemblea del 26 non cadrà il mondo, ma conto che alla fine si possa farcela”.

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