C’è grande preoccupazione per il destino dei circa quaranta lavoratori dello stabilimento di Mariano Comense della Sherwin Williams Italy S.r.l., la più grossa multinazionale americana produttrice di vernici al mondo.
Il management, spiegano dalla Cisl di Como, “ha infatti manifestato l’intenzione di chiudere a fine anno, quando finiranno le risorse garantite dalla Cassa integrazione Covid”.
Le speranze di un’intesa che permetta ai lavoratori di beneficiare almeno di un’adeguata copertura economica sono riposte nell’incontro tra i rappresentanti della Femca Cisl dei Laghi e azienda programmato per domani, giovedì 27 agosto, alle ore 11.
“Le motivazioni della chiusura espresse dall’azienda – spiega Carlotta Schirripa, segretario generale della Femca Cisl dei Laghi, che da tempo sta seguendo la vicenda – stanno nell’aver riscontrato come, causa Covid, le tonnellate di vernice prodotte a Mariano non siano state quelle sperate, anche in termini di ordinativi. Da qui la decisione di concentrare la produzione su Pianoro, in provincia di Bologna, dove la multinazionale ha il suo stabilimento più importante in Italia. Per la Sherwin Williams, che non ha problemi economici grazie ad una presenza capillare in tutto il mondo, Mariano non rappresenta un polo strategico, per questo lo si può chiudere con un semplice schiocco delle dita. Peccato che dietro questa scelta ci siano quaranta lavoratori e le loro famiglie, uno soltanto di loro prossimo alla pensione. Gli altri sono per lo più 40-50enni, per i quali non sarà semplice ricollocarsi all’interno del mercato del lavoro, visto che l’azienda ha detto no anche all’ipotesi di un possibile trasferimento, da parte di chi fosse stato interessato, allo stabilimento di Pianoro”.
“L’azienda a fine anno aprirà la procedura di licenziamento collettivo – prosegue Carlotta Schirripa – decisione sulla quale purtroppo non possiamo più intervenire. Il nostro obiettivo, a questo punto, è cercare un accordo che metta in salvaguardia i lavoratori. L’auspicio è che dall’incontro con l’azienda emerga una proposta congrua di incentivo all’esodo che possa gratificare e accompagnare i lavoratori con un contributo economico più dignitoso rispetto alla semplice disoccupazione. Nel caso questo non accadesse non escludiamo di prevedere azioni concrete di protesta”.