La prima rivoluzione, tutt’altro che indolore, quasi un anno fa. Un golpe gentile, risultato di lunghissime trattative, diplomazie e mesi di lavoro portò, silenziosamente, alla conquista della maggioranza degli iscritti, dei voti e dunque al ribaltamento totale dei vertici di Confcommercio Como.
L’avvicendamento fra lo storico presidente Giansilvio Primavesi (12 anni di reggenza assoluta) e l’evvocato Giovanni Ciceri (Lariofiere) fu il segnale radicale di una volontà di riforma dell’Ente di via Ballarini.
Il mondo in mutamento, nuove professioni, nuove specializzazioni hanno certamente richiesto all’associazione di allinearsi al presente con un ringiovanimento dell’asse interno. Ma queste, pur verissime nella sostanza, sono ragioni che non rivelano tutto.
La trasformazione annunciata nel luglio 2017 con le ultime elezioni ha avuto un significato più profondo, riportare Confcommercio alla natura originaria: sindacato degli iscritti. Un indicatore fortissimo rispetto alle acque giudicate troppo placide e basse in cui tradizionalmente si è mossa la struttura.
Siccome le rivoluzioni non si fanno in un giorno, ecco che dopo 11 mesi arriva la prima scelta drasticamente politica. 14 giugno 2018: il consiglio dell’Ente ha nominato i nuovi CdA delle due società di capitale connesse a Confcommercio. Ceasco, che si occupa di contabilità e paghe e Cat Uptcs, specializzata in formazione, servizi e ambiente.
Ora, bisogna fermarsi e prenderla un poco alla lontana. Giovanni Monetti è la Confcommercio di Como, così come lo è stato lo storico presidente Felice Bernasconi (scomparso nel 2008, all’apice dell’Ente per 40 anni e vicepresidente nazionale sotto Francesco Colucci).
Oggi quasi 80enne, Gianni Monetti, si avvicinò all’allora Upcts (Unione Provinciale Commercio Turismo Servizi) verso la fine degli anni ’60 diventandone direttore in poco tempo, sposò la figlia dell’allora direttore, il commendator Maino. Ebbero un figlio, Graziano che pochi anni fa ha preso lo scettro dalle mani del padre.
Nulla di strano o di occulto, sia chiaro ma come nei migliori intrecci marqueziani la saga famigliare non finisce e aggiunge tasselli. Giovanni Monetti è presidente di Ceasco e consigliere di Cat.
Graziano Monetti, invece è presidente di Cat e, come detto, direttore di Confcommercio (ruolo, al momento, non in discussione).
Una somma di potere enorme concentrata in un unico cognome, massimamente rappresentata nell’asse d’acciaio che per dodici anni ha visto uniti i Monetti all’ex presidente Primavesi. L’immagine qui sotto racchiude quella geografia politica che la sommossa dello scorso anno ha disinnescato invocando, e ottenendo, il cambio di rotta.
La volontà del consiglio di via Ballarini è dunque di facile lettura: “aprire le finestre”, “rinnovare”, “restituire l’associazione agli iscritti”. Concetti espressi da più parti mentre ricostruivamo la storia di questi giorni. “La gratitudine nei confronti di Gianni Monetti c’è, in passato ha dato solidità, vivacità impulso”, si sente ripetere come un mantra, fin troppo. Ma quel “passato” è il segnale più forte. Fine del “fortino arroccato”, del piccolo impero, sembra significare – e significa – la decisione di due giorni fa.
L’uscita di Giovanni Monetti da Ceasco è formalmente perfetta, c’è una lettera di dimissioni. Dunque nessuna forzatura, ma, stando a quanto abbiamo ricostruito, la fase preparatoria alla giornata del 14 giugno è stata tutt’altro che una scampagnata fra amici.
Entro 30 giorni, cioè al massimo il 14 luglio, i decreti di nomina delle due Srl dovranno essere depositati in Camera di Commercio.
Alla guida di Ceasco è stato nominato l’imprenditore Andrea Camesasca (consigliere di Confcommercio e nella giunta camerale di via Parini). Il timone di Cat Uptcs è stato affidato a Pierluigi Frigerio (ex sindaco di Albavilla e consigliere provinciale, iscritto Dem).