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Frontalieri attenti: in Svizzera record di richieste e assunzioni nella Sanità. Ma crolla la prospettiva in Ticino

Lavoro: non tutta la Svizzera è oro che luccica. E, purtroppo per il Cantone più vicino all’Italia e alla provincia di Como – e dunque purtroppo anche per gli aspiranti frontalieri – proprio Ticino è una delle zone in forte difficoltà in termini di prospettive di assunzione. A dirlo, con questo specifico focus, è l’ultimo report di Manpower Group Svizzera che – in un quadro di sostanziale tenuta e addirittura con sprazzi di ottimismo per il futuro – vede il Canton Ticino segnare un grosso segno meno.

Nonostante un leggero calo rispetto ai trimestri precedenti – segnala Manpower – “le aziende svizzere si dimostrano resilienti e ottimiste per i il primo trimestre del 2025, riportando prospettive occupazionali nette (NEO) del 29%”. E sebbene si registri un calo di 4 punti rispetto all’anno scorso, la Svizzera rimane competitiva a livello globale, posizionandosi al sesto posto, con un NEO superiore di 4 punti rispetto alla media globale del 25%.

Lo studio poi rimarca come “sette dei nove settori industriali svizzeri prevedano un aumento del personale nel primo trimestre 2025. Il settore della Sanità e delle Life sciences è in testa con un NEO record del 46%, in aumento di 11 punti rispetto allo scorso trimestre e di 17 punti su base annua”.

Però, come si accennava, le intenzioni di assunzione nelle regioni svizzere variano molto: la regione di Zurigo riporta le prospettive più forti con un NEO del 40%, mentre la Svizzera nord-occidentale registra la crescita maggiore con un valore del 36%. Poi ecco il Canton Ticino in evidente difficoltà, con un NEO negativo del -14%. Queste variazioni riflettono la diversità delle condizioni economiche locali.

La carenza di talenti qualificati è un problema critico in tutti i settori. Ad esempio, il 94% dei datori di lavoro nel settore informatico riferisce di “alcune o molte difficoltà” nel trovare talenti qualificati. Difficoltà simili sono segnalate dal settore della sanità e life sciences (85%), dell’energia e dei servizi pubblici e dei beni e servizi di consumo (entrambi 82%).

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