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Economia

Il settore comasco da 2 miliardi di fatturato e 14mila lavoratori: ora 200 euro in più in busta paga

La notizia più attesa dal settore che ha fatto e continua a fare la storia economica della provincia di Como è arrivata: a Milano Confindustria e i sindacati hanno finalmente rinnovato il contratto nazionale di lavoro del tessile.

Un momento importante per il secondo settore manifatturiero italiano, dal quale dipende complessivamente un giro d’affari di oltre 90 miliardi di euro e che, limitatamente alla filiera produttiva del tessile-abbigliamento-moda, registra un fatturato di circa 60 miliardi di euro generato da 40 mila imprese e con il coinvolgimento di 400 mila addetti.

Inutile rimarcare l’importanza e il peso del tessile in provincia di Como e nell’area lariana nel suo complesso, benché in una fase storica lontana dai momenti d’oro e con qualche segnale di ulteriore difficoltà: i lavoratori del comparto sono comunque circa 14mila per un fatturato di 2,1 miliardi.

Il nuovo ccnl, come ha ricordato il presidente di Confindustria moda Sergio Tamborini alla sua ultima uscita prima del rinnovo delle cariche associative (il successore designato è Luca Sburlati), comporterà per le imprese un costo aggiuntivo annuo di circa un miliardo di euro, da sostenere «in un momento particolarmente difficile, con il giro d’affari già diminuito da 100 a 90 miliardi nell’arco di un anno e con tanti segnali negativi che arrivano dai distretti in termini di chiusura di imprese, soprattutto contoterziste, e ricorso alla cassa integrazione».

Un investimento per il rilancio del comparto fashion a partire dalle aziende e dall’occupazione. Il contratto nazionale, già in attuazione, prevede un aumento delle retribuzioni di 200 euro lordi mensili, la parificazione normativa tra le diverse qualifiche professionali, la formazione continua a tutti i lavoratori, il miglioramento degli istituti che regolano la conciliazione tra l’organizzazione del lavoro e gli impegni della vita privata dei lavoratori, diversi investimenti sul welfare. Istituisce inoltre il nuovo Ebm-Ente bilaterale moda che, ha evidenziato Tamborini, “rappresenta uno strumento operativo essenziale per implementare le strategie di intervento nel comparto”.

Sarà anche un tavolo utile per stabilire relazioni costanti tra rappresentanze aziendali e sindacali, evitando di confinare il confronto nazionale al momento del rinnovo del ccnl. «Annunciamo poi, con le organizzazioni sindacali, l’elaborazione di un piano strutturale congiunto a sostegno del tessile e moda e dei suoi operatori, che andremo a presentare al governo nei prossimi tavoli ministeriali», ha rimarcato il presidente di Confindustria moda. Queste proposte diventeranno una sorta di piano strategico richiesto da imprese e sindacati e destinato all’esecutivo sia per le misure a difesa della filiera (ammortizzatori sociali, finanza, credito di imposta) sia per quelle che dovranno rilanciare il settore (innovazione e green deal, formazione, legalità, reshoring).

«Siamo convinti che relazioni sindacali consolidate e partecipative generino valore per tutte le parti coinvolte, e auspichiamo che anche le istituzioni e il governo in particolare si facciano parte attiva di questo percorso, sostenendo con politiche industriali serie e adeguate le imprese e i lavoratori», ha dichiarato il segretario generale di Filctem Cgil, Marco Falcinelli. «La politica sembra ignorare le necessità del settore moda e dobbiamo trovare il modo che queste priorità diventino tali con un’azione congiunta, offrendo soluzioni e indirizzi al decisore», ha aggiunto Nora Garofalo, segretario generale di Femca Cisl. «Noi rivendichiamo l’importanza del settore moda per l’economia italiana, mentre il governo non sta dando un seguito ai propri annunci con interventi e risposte concrete a sostegno della manifattura», ha concluso Daniela Piras, segretaria generale di Uiltec Uil. In conclusione, c’è stato il primo intervento pubblico del presidente in pectore di Confindustria moda, Luca Sburlati: «Il nuovo contratto è il primo tassello di un piano nazionale che guarda da qui ai prossimi dieci anni, e credo che il governo sarà disponibile a lavorare su queste tematiche».

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