“Gli indicatori del primo trimestre di quest’anno ci consegnano una situazione drammatica, con un vero e proprio crollo della domanda, sia interna che estera, dovuta chiaramente al lockdown causato dall’emergenza Coronavirus su base mondiale”
Parole pesantissime quelle di Aram Manoukian, Presidente di Confindustria Como.
Arrivano in occasione dell’analisi sull’andamento del primo trimestre economico segnato dall’emergenza Covid (sotto il rapporto integrale). Per Como, Lecco e Sondrio lo scenario è ben più che difficile.
Aggiunge Manoukian: “È evidente che, purtroppo, si tratta del primo ma non certo ultimo segnale negativo a cui le nostre imprese dovranno fare fronte quest’anno. La debolezza di economie importanti per il nostro export, quale quella americana, per esempio, unita al congelamento dei consumi interni degli ultimi tre mesi, richiederà uno sforzo imponente per resistere che non può essere lasciato solo sulle spalle delle imprese”.
Ci sono vie d’uscita? “Cruciale, infatti, oltre alla prosecuzione degli ammortizzatori sociali, e a un taglio lineare delle principali forme di tassazione, sarà il tema del credito. Solo con un impegno importante del sistema bancario, infatti, potrà essere dato ossigeno a tante imprese che consentirà loro di arrivare al momento tanto atteso della ripresa globale”.
“D’altro canto, mi auguro – conclude il Presidente di Confindustria Como – che insieme al supporto giustamente richiesto, gli imprenditori per primi si facciano interpreti di un nuovo scenario che impone di cambiare modo di ragionare attraverso un nuovo paradigma: è vitale chiedersi, prima di tutto, cosa può fare ognuno di noi per dare continuità alla propria impresa. Non possiamo farci trovare impreparati: è importante mettere al riparo, in tempi non sospetti, le proprie imprese da cataclismi che in un’economia globalizzata sono sempre possibili, tanto quanto sono ampie le opportunità. Dobbiamo lavorare per rafforzare le nostre aziende, spesso troppo piccole e fragili ragionando su un nuovo modello di impresa irrobustita da rinnovate governance, visione e cultura internazionale”.
I dati delle aziende della provincia di Como
Nei primi tre mesi del 2020 le aziende di Como segnalano una fase di rallentamento, in linea con quanto rilevato per il campione dei tre territori globalmente considerato.
Tutti gli indicatori economici esaminati nell’ambito dell’Osservatorio risultano in diminuzione, che rappresenta il giudizio qualitativo prevalente; ordini, produzione e fatturato risultano infatti in contrazione per oltre 7 realtà su dieci.
Sono comunicati in riduzione, per circa un terzo delle aziende comasche aderenti all’Indagine, anche i livelli occupazionali.
Non si intravvedono, al momento e per i prossimi mesi, elementi che favoriscano un’inversione di tendenza rispetto a quanto registrato tra gennaio e marzo; le aspettative formulate per il secondo trimestre si confermano infatti diffusamente orientate ad una diminuzione del business.
La domanda delle imprese comasche risulta in contrazione sia sul versante nazionale, sia riguardo ai mercati oltre confine.
Gli ordini interni sono considerati in diminuzione per l’83,7% del campione, stabili per il 6,7% mentre in crescita per il restante 9,6%.
Per quanto riguarda l’export si registra una minor richiesta per oltre sette imprese su dieci (72,5%), una tenuta per il 15,4% e un aumento per il 12,1%.
L’attività produttiva segue l’andamento generale della domanda; per oltre quattro realtà su cinque (81,3%) si riscontra una produzione inferiore rispetto a quella del trimestre ottobre-dicembre 2019 mentre per il 9,4% i livelli sono ritenuti stabili o in aumento (stessa quota per entrambi).
Il tasso di utilizzo degli impianti produttivi attesta mediamente al 62,3% e rivela una diminuzione di oltre dieci punti percentuali rispetto a quanto esaminato nella precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale (73,9% per il secondo semestre 2019).
All’interno del campione sono individuabili alcune differenze riguardo la capacità produttiva utilizzata, in particolare per quanto riguarda i settori di attività: le imprese tessili (66,8%) e degli altri settori (68%) rivelano un maggior impiego rispetto alle aziende metalmeccaniche (55,2%).
Il fatturato assume evoluzioni in linea con quanto esaminato per gli indicatori associati agli ordini e alla produzione e risulta caratterizzato principalmente da giudizi di diminuzione.
Le vendite sono ritenute inferiori ai livelli del quarto trimestre 2019 per quasi otto imprese su dieci (79,4%), sono considerate stabili per il 10,6% mentre in aumento per il restante 9,8%.
Le previsioni formulate per il secondo trimestre 2020 confermano sostanzialmente i giudizi espressi riguardo l’andamento degli indicatori nei tre mesi iniziali dell’anno. Se per il 10,6% del campione è comunicata stabilità e per il 4,8% un aumento, per il restante 84,6% è attesa una riduzione del business.
Rimanendo in tema di aspettative, oltre un’azienda su due (52,5%) segnala che nei prossimi sei mesi (in particolare per il periodo aprile-settembre 2020) sperimenterà una riduzione della propria capacità produttiva mentre il 37,6% manterrà gli attuali livelli e il restante 9,9% li aumenterà.
Continuano ad essere rilevati elementi di criticità legati al limitato orizzonte di visibilità sugli ordini, ambito per il quale quasi i due terzi (63,4%) delle aziende comasche sono costrette ad operare con una programmazione delle attività inferiore al mese, e alla liquidità, ritenuta migliorabile per sei realtà su dieci (59,2%).
Lo scenario occupazionale risente della decelerazione registrata a livello generale per ordini, produzione e fatturato. Nonostante il 68% del campione delle imprese comasche segnali una tenuta della propria forza lavoro, la quota di aziende che comunica una contrazione occupazionale si attesta al 30,1%, a fronte dell’1,9% di soggetti che indica, invece, un aumento.
Le aspettative per l’andamento dell’occupazione nei prossimi mesi, pur risultando principalmente orientate alla conservazione del livello (65%), rivelano una quota di diminuzione del 35%.
I dati congiunti delle aziende delle province di Como, Lecco e Sondrio
I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio rapido sui primi tre mesi dell’anno, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, tracciano un quadro di marcato rallentamento rispetto al periodo ottobre-dicembre 2019.
L’indagine, di tipo qualitativo, indica giudizi diffusi e sentiment di diminuzione che riguardano tutti gli indicatori esaminati. Un andamento che, per il periodo gennaio-marzo oggetto della rilevazione, risulta solo in parte legato agli effetti generati dalla pandemia.
Il giudizio prevalente rimarca infatti una diminuzione per tutti gli indicatori, ma non fotografa ancora l’estrema gravità dello stato attuale. Nel periodo gennaio-marzo al quale si riferisce la rilevazione, infatti, l’impatto della crisi era ancora nelle primissime fasi e i dati dell’Osservatorio non mostrano le ricadute che, di giorno in giorno, hanno avuto effetti sempre più pesanti. Ancora oggi, la dimensione reale della crisi non è pienamente quantificabile, nella sua estrema difficoltà; tanto più che si innesta su dati già sfavorevoli che mettono in luce criticità sul versante di ordini, liquidità, occupazione e previsioni.
Nell’ambito del campione il quadro risulta variegato e presenta alcune differenze che non dipendono direttamente né dalla dimensione, né dal settore di attività delle aziende del campione.
La domanda mostra una decelerazione che interessa sia il mercato domestico, sia l’export, per oltre due terzi del campione.
L’attività produttiva e il fatturato rallentano, coerentemente a quanto esaminato per gli ordini.
Il tasso di utilizzo degli impianti produttivi si attesta in media al 65,5%, dato inferiore di oltre dieci punti percentuali rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale.
Anche le previsioni formulate per l’andamento generale dell’attività nel secondo trimestre dell’anno risultano diffusamente orientate alla decelerazione, così come indicato da otto imprese su dieci (80,5%).
Si aggrava, complice la fase iniziale della pandemia, la criticità legata alla ristrettezza dell’orizzonte temporale di visibilità sugli ordini che per oltre una realtà su due (52,9%) del campione non supera il mese.
A questo si accompagna il giudizio espresso riguardo la liquidità aziendale, ritenuta migliorabile da oltre la metà del campione (51%).
L’occupazione risente della diminuzione rilevata per gli indicatori congiunturali.
Nonostante il giudizio prevalente riguardi la conservazione dei livelli (70,3%), oltre una realtà su quattro (27,2%) segnala una riduzione nel corso dei primi tre mesi dell’anno.
Le previsioni per il secondo trimestre 2020 confermano sostanzialmente il quadro appena descritto.
I PRIMISSIMI EFFETTI DELLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS SULLE IMPRESE
Considerata la particolare e delicata situazione congiunturale, che nel mese di marzo si stava iniziando a manifestare, alle imprese del campione è stato chiesto di esprimere alcune considerazioni riguardanti gli effetti determinati dall’emergenza innescata dalla diffusione del Covid-19.
I dati forniscono indicazioni che non trasferiscono le dimensioni dell’impatto all’ora attuale, stante il peggioramento drastico che da marzo è inevitabilmente proseguito.
Secondo quanto rilevato, il rallentamento o la sospensione dell’attività produttiva indotta dal Coronavirus determineranno in modo strutturale un’erosione di quote di mercato sia a livello domestico, per il 37% del campione, sia sull’export, per il 49%.
L’adozione di misure per la sicurezza degli ambienti di lavoro, implementate da tutte le aziende e, per una quota pari al 10,7% del campione in misura addirittura superiore a quanto previsto a livello nazionale, ha determinato impatti sui costi e sull’efficienza delle imprese.
Per quanto riguarda l’aumento dei costi, nel 46,5% dei casi le conseguenze sono state limitate, nel 46,5% di media entità, nel 3,1% di misura elevata, mentre nel restante 3,9% non sono stati rilevati particolati impatti.
Con riferimento alla diminuzione dell’efficienza, nel 38,2% dei casi l’impatto è stato ridotto, nel 40,1% di media entità, nel 9,6% di entità elevata, mentre nel restante 12,1% non si sono registrati effetti.
LA DOMANDA
La domanda delle imprese dei tre territori, rispetto ai livelli del quarto trimestre 2019, mostra diminuzioni che interessano sia il mercato domestico, maggiormente penalizzato, sia l’export.
Per quanto riguarda gli ordini interni il 76,7% delle realtà del campione segnala una riduzione, l’11,4% comunica stabilità mentre l’11,9% indica un aumento.
L’export è considerato in contrazione dal 65,2% delle imprese, in mantenimento per circa una realtà su cinque (19,9%) e in crescita per il restante 14,9%.
L’ATTIVITÀ PRODUTTIVA
L’indicatore associato alla produzione delle imprese di Lecco, Sondrio e Como mostra dinamiche coerenti con quanto esaminato per la domanda. Per quasi tre imprese su quattro (74,5%) si riscontra una riduzione dell’attività, per il 14,1% i livelli produttivi restano invariati rispetto al quarto trimestre 2019, mentre per il restante 11,4% risultano in aumento.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti si attesta al 65,5%, dato al di sotto di quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio (75,7% per la seconda metà dello scorso anno). All’interno del campione è riscontrabile un maggior impiego della capacità produttiva da parte delle imprese di medie dimensioni (in media 68,4%) rispetto a quelle fino a 50 occupati (61,5%).
Non risultano invece particolari differenze a livello settoriale. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta in media al 67% per le imprese metalmeccaniche, al 67,8% per quelle tessili mentre per le realtà degli altri settori si registra un dato pari al 61,2%.
IL FATTURATO
Anche sul versante del fatturato le realtà dei tre territori segnalano una contrazione rispetto ai livelli degli ultimi tre mesi del 2019. Per il 74,5% del campione le vendite realizzate tra gennaio e marzo sono diminuite, per il 13,4% sono rimaste stabili mentre per il restante 12,1% hanno mostrato una crescita.
LE PREVISIONI
I giudizi formulati dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche riguardo l’andamento del business nel secondo trimestre 2020 tracciano uno scenario complesso e fortemente orientato al rallentamento. Per oltre quattro realtà su cinque (80,5%), infatti, le previsioni risultano improntate alla diminuzione.
Per il 13,2% del campione è attesa una dinamica stabile mentre per il 6,3% è segnalata una crescita.
Sempre con riferimento alle previsioni, analizzando le ipotesi sull’andamento della capacità produttiva dei prossimi mesi (tra aprile e settembre), quasi un’azienda su due (49%) indica di attendere una diminuzione dell’utilizzo degli impianti, a fronte del 42,6% che comunica una tenuta e dell’8,4% che segnala, invece, una crescita.
Considerando gli ordini in portafoglio, le imprese dei tre territori rivelano una visibilità inferiore ad un mese nel 52,9% dei casi, di qualche mese nel 37,3% e superiore al trimestre nel restante 9,8%.
I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO E LA LIQUIDITA’
I giudizi espressi dalle imprese dei tre territori riguardo ai rapporti con gli Istituti di credito, in particolare valutando l’andamento delle condizioni praticate, delineano un quadro generalmente stabile, come indicato nell’89,2% dei casi.
Per una realtà su dieci (10,2%) si riscontra tuttavia un peggioramento delle condizioni mentre per il restante 0,6% del campione la situazione è migliorata.
Con riferimento alla liquidità aziendale, oltre un’azienda su due (51%) ritiene il quadro migliorabile, il 32,5% segnala una situazione nella norma mentre il restante 16,5% esprime soddisfazione.
LO SCENARIO OCCUPAZIONALE
Tra gennaio e marzo 2020 le imprese lecchesi, sondriesi e comasche indicano di aver registrato uno scenario occupazionale caratterizzato da una generale tenuta dei livelli rispetto all’ultimo trimestre 2019, così come confermato da oltre sette realtà su dieci (70,3%).
Si riscontra però, in caso di giudizi di variazione, un forte squilibrio tra le indicazioni di riduzione dell’occupazione (27,2%) e quelle di aumento (2,5%).
Le aspettative formulate per i prossimi mesi, pur mantenendo una prevalente quota di giudizi di stabilità, pari a circa i due terzi (64,6%) del totale, rivelano un’elevata percentuale di indicazioni di diminuzione (34,8%) mentre residuali sono le indicazioni di aumento (0,6%).