Tanti italiani – a partire, ovviamente, dai frontalieri – sognano uno stipendio ticinese e per questo sono o sarebbero disposti a varcare ogni giorno il confine. Ma è proprio vero che la prospettiva con cui si guarda al giardino del vicino rende l’erba più o meno verde. A dirlo, peraltro sul tema dei temi, ossia quello degli stipendi in franchi nella Confederazione, è uno studio dell’Ufficio cantonale di statistica citato dalla Rsi, che rimarca la crescita del divario salariale tra il Canton Ticino e il resto della Svizzera, anche senza considerare i frontalieri.
La differenza generale fra gli stipendi del Ticino e quelli del resto della Svizzera, infatti, è in crescita e si attesta a un -23,9% dei salari mensili lordi. Ma nell’analisi afferma anche che, scorporando i frontalieri da questo conteggio, i livelli salariali dei residenti restano lo stesso inferiori di un buon 14% e il divario rispetto al resto della Svizzera cresce. Come a dire: crolla, almeno in buona parte, il mito che soltanto i frontalieri, spesso destinatari di salari più bassi della media ticinese ma comunque lauti rispetto alla ‘povera Italia’, facciano crollare le buste paga nel cantone, anche se in qualche modo si può affermare una linea generale sottotraccia. Ossia il fatto che in Ticino, in assoluto, la possibilità per decenni di beneficiare di un’abbondanza di manodopera a basso costo con salari più bassi rispetto ai residenti abbia condizionato l’intero tessuto produttivo cantonale in maniera strutturale verso il basso. Insomma, il fenomeno ormai sarebbe radicato nella ‘macchina economica’ del Cantone, persino oltre il ruolo pur certo non cancellabile dei frontalieri.
Va inoltre precisato che lo studio confronta i salari di strutture economiche omogenee tra i Cantoni, piuttosto che le regioni. Ciò per ovviare all’evidente svantaggio che avrebbe il Ticino in un confronto a livello regionale. Emerge così che la particolare struttura economica ticinese non ha un ruolo così importante come si pensava. Come spiega Maurizio Bigotta, responsabile del settore Economia per l’Ufficio cantonale di statistica: “Il divario, nonostante la struttura economica diversa, e la presenza di lavoratori diversi, non cambia così tanto. Complessivamente si passa da 23% a un 20%, quindi cala un po’ ma non in maniera così importante come ci si sarebbe aspettati”.
2 Commenti
Nulla di nuovo prima svizzera tedesca poi francese indi l’italiana. Terza perché solo ci sono 3 popoli lì sennò
Siamo i “terroni” della Svizzera e non pensino i frontalieri che in Ticino va tutto bene. Il ceto medio sta scomparendo, tagliano posti di lavoro (la Migros 1500 entro fine anno) i negozi piccoli scompaiono, la spesa viene fatta oltre confine e ti tagliano le gomme, ma questo è un dettaglio. Spero solo, mi spiace dirlo, che tra quelli che verranno licenziati ci siano qualche “turista degli acquisti” almeno prova sulla sua pelle che è una delle cause–((