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Adipe, dimensioni e rutto libero. Poi (per fortuna) intervengono Maesani e Mantovani

In una vicenda nel complesso brutta forte – tra provocazioni eccessive (Alessandro Rapinese) e furberie politiche di basso, bassissimo profilo (l’imboscata politica anti Rapinese di tutti gli altri capogruppo e del presidente del consiglio comunale) – il dibattito consiliare sui wc rotti nel parchetto comunale di via Vittorio Emanuele ha riservato comunque una pagina interessante. Ed è una pagina tutta al femminile.
La vicenda è conosciuta: Rapinese ha presentato una provocatoria mozione che invitava i cittadini ad usufruire del bagno del sindaco in Comune (con tanto di foto della chiave del wc) come alternativa a quelli rotti nel giardino pubblico. Per “fregarlo”, contestando toni e termini del consigliere, tutti gli altri rappresentati di liste e partiti si sono uniti e hanno macchinato un documento alternativo avallato dalla presidente Anna Veronelli nel corso della conferenza dei capigruppo (ma protocollato solo il giorno dopo). Modi e sede del tutto inusuali e irrituali per un atto simile (per inciso: la mozione chiede di mettere un cartello sui wc rotti che indichi la possibilità di usare quelli per il pubblico a Palazzo Cernezzi).
Purtroppo – al netto dell’annuncio del vicesindaco Alessandra Locatelli che i bagni pubblici riaprianno entro il 4 giugno – gli strascichi polemici dei giorni scorsi hanno dato luogo ieri in aula a una serie di scambi anche al confine col greve tra Rapinese e il sindaco Mario Landriscina, tra velenose ironie sulla stazza del sindaco da parte del consigliere e bizzarri giochi di parole (su parole pronunciate dal consigliere) circa i rapporti tra “adipe”, “sovrappeso” e altre “dimensioni” del corpo maschile (“Mi riferisco al cervello”), come riposta da parte del sindaco.

E’ toccato a Patrizia Maesani (Fratelli d’Italia) e, di contro, ad Ada Mantovani (lista Rapinese), riportare la discussione su binari più consoni e soprattutto più politico-istituzionali, pur con alcuni termini forti anche nei reciproci discorsi.

Prima a intervenire, Maesani, rivolta a Rapinese: “Serve rispetto delle istituzioni e delle figure – ha detto – C’è stata una evidente mancanza di rispetto da parte del consigliere Rapinese sia nella mozione, sia nei confronti personali del sindaco. Per questo con tutti gli altri capigruppo abbiamo condiviso un moto di ribellione, perché la critica politica è una cosa, entro certi limiti, la mancanza di rispetto un’altra. Altrimenti si sconfina nella diffamazione: allora si dica, se vogliamo sdoganare il rutto libero”.

I riferimenti sono alle già citate battute verbali oltre che al documento stesso di Rapinese sul bagno del sindaco con foto della chiave annessa.
“Noi siamo colleghi e avversarsi – ha aggiunto Maesani – Il rispetto personale deve valere anche nello stile con cui si redigono le mozioni altrimenti entro i prossimi 4 anni qui volano le sedie. Consigliere Rapinese, lei ha esposto in modo irrispettoso una mozione altrettanto irrispettosa. Spero si cambi rotta, alle figure istituzionali non ci si può rivolgere in certi modi, pretendo il rispetto personale”.

Poco dopo, in replica diretta, è intervenuta Ada Mantovani, collega di Rapinese (il quale è poi intervenuto soprattutto per contestare quanto accaduto nella “famosa” conferenza dei capigruppo).

Ada Mantovani

“Mi permetto una breve precisazione per fatto personale, perché indirettamente l’intervento ha toccato tutti noi del gruppo – ha detto Mantovani – Mi permetto di dire senza vergogna di avere espresso anche io il parere che la forma (di Rapinese, ndr) poteva non essere quella istituzionalmente corretta, ma, consigliera Maesani, io non penso che il luogo e la sede per fare lezioni di stile sia quella della conferenza dei capigruppo. O quantomeno – ha aggiunto – se voi e il presidente del consiglio comunale Anna Veronelli ritenevate che le affermazioni in quella mozione fossero lesive dell’onore del sindaco, o che comunque i termini travalicassero ciò che istituzionalmente è corretto dire e scrivere, si poteva dichiarare inammissibile il documento”.

“Invece – ha aggiunto Mantovani – è stata adottata una procedura che nulla ha a che vedere con lo stile. La nostra mozione poteva essere emendata, non si è mai visto che il presidente possa proporre un controdocumento in conferenza dei capigruppo, travalicando le regole. Non si fanno con queste modalità le lezioni di stile”.

Toni senza sconti e decisi da parte delle due contendenti, dunque, ma sempre con grande rispetto, senza mai andare sopra le righe e restando saldamente su un piano politico e istituzionale – e di sensibilità personale – che ha risollevato i toni talora pesanti del dibattito.

La discussione, poi, è proseguita – senza votazione sui due documenti – fino a mezzanotte. Proseguirà tra 15 giorni.

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