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Arci Como e l’attacco a Regione Lombardia: “No a sacrifici umani sull’altare pagano del profitto privato”

C’è l’immenso dubbio di scienziati, immunologi, specialisti in analisi statistica e medici di varia specialità.

C’è l’incertezza politica, che deve trovare equilibrio fra contrappesi: resistenza (ormai prossima alla disperazione) dei singoli chiusi in casa, autonomia economica (scarsa) degli stessi, produzione e commercio che vogliono ripartire, necessità sanitarie che puntano a scongiurare la temuta seconda-ondata del Covid-19.

Poi c’è chi dice no alla riapertura (chiaramente progressiva, anche se il come non è ancora chiarissimo) dal prossimo 4 maggio, dopo il lockdown di queste settimane, causa epidemia.

E’ l’Arci di Como, che definisce “scelta sconsiderata e pericolosa della Regione Lombardia di dichiarare conclusa l’emergenza quando essa è purtroppo ancora in atto”.

E di più, i toni si fanno molto, estremamente, duri: “Abbiamo assistito all’orrore della strage delle Rsa, all’apertura di aziende ritenute vitali che tali non sono, alla mancanza di controlli sugli abusi di alcuni imprenditori e all’affarismo di chi pensa che prima venga il profitto privato, poi la vita delle persone”.

Andando oltre le citazioni, ecco il testo completo del documento che abbiamo ricevuto:

A conclusione del Consiglio direttivo provinciale dell’Arci di Como del 21 aprile abbiamo deciso di esprimere con la necessaria chiarezza che siamo contro la scelta sconsiderata e pericolosa della Regione Lombardia di dichiarare conclusa l’emergenza quando essa è purtroppo ancora in atto.

I nostri circoli fin dall’inizio dell’epidemia hanno seguito tutte le indicazioni che il governo ha emanato a protezione della popolazione. I provvedimenti, che pure limitano fortemente le libertà individuali dei cittadini, sono stati giudicati dal nostro Comitato dolorosi, ma necessari.

Conoscevamo la situazione miseranda del sistema sanitario della Lombardia, che, distrutto dal criminale progetto di privatizzazione voluto dalle destre, non poteva e non è riuscito a contrastare adeguatamente l’epidemia, determinando un numero di vittime tanto elevato da configurare una strage, sulla quale sta opportunamente indagando la magistratura.

Quando abbiamo visto che non veniva equipaggiato con i vitali presidi neppure chi come il personale della sanità lottava per ciascuno di noi, ancora più fortemente abbiamo rispettato le indicazioni del distanziamento fisico, abbiamo invitato tutte e tutti a stare a casa.

Lo facciamo ancora adesso perché abbiamo compreso che alla mancanza culturale e organizzativa della Regione Lombardia può essere contrapposto in tempi brevi solo uno straordinario impegno di civismo attivo, limitando almeno in parte il disastro e contribuendo a rendere più breve lo stallo delle strutture ospedaliere.

Abbiamo fatto questa scelta in scienza e coscienza, chiudendo tutti i nostri circoli, senza cercare escamotage per rendere meno oneroso (a danno della salute di tanti) l’annullamento degli introiti determinato dalla scelta di chiudere i luoghi nei quali si concentrava la popolazione.

Abbiamo assistito all’orrore della strage delle Rsa, all’apertura di aziende ritenute vitali che tali non sono, alla mancanza di controlli sugli abusi di alcuni imprenditori e all’affarismo di chi pensa che prima venga il profitto privato, poi la vita delle persone.

Una storia terribile quella che viviamo in Lombardia che sembra poterci riservare un ulteriore incredibile epilogo criminale.

Per propaganda politica e per difendere, a danno di tutti, interessi particolari di casta c’è chi non vede l’ora di aprire senza adeguate cautele. Noi siamo assolutamente contro l’idea mostruosa di chi, in aperto contrasto con la razionalità e la vita, vuole deportare ancora più persone al lavoro per far “ripartire l’economia” ammazzando.

No l’Arci a Como, come in tutt’Italia, non può stare dalla parte di chi vuole fare ancora sacrifici umani alla divinità pagana del profitto privato.

Non abbiamo forse saputo contrastare efficacemente la barbarie politica e giornalistica dei #comononsiferma, #milanononsiferma, #bergamononsiferma, ma oggi diciamo con forza: se la Lombardia riapre il 4 maggio sarà un’ulteriore ecatombe che ci auguriamo il governo italiano non consentirà.

Gianpaolo Rosso

presidente Arci provinciale Como

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