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Bando stranieri, contro-stoccata Magatti: “Caro Mario, non vuoi integrare e accogliere? Dimettiti”

“Mario, se vuoi dimettiti, Noi non ci arrendiamo” è, sostanzialmente, il titolo del terzo atto della diatriba che sta coinvolgendo Bruno Magatti (Civitas), Patrizia Lissi (Pd) e il sindaco di Como, Mario Landriscina.

A promettere battaglia è proprio Magatti, in una lettera aperta indirizzata al sindaco, oggi.

Il primo atto si è consumato agli sgoccioli di agosto, quando il consigliere di Civitas ha co-firmato, inseme alla consigliera Lissi, una prima missiva in cui veniva chiesto a Landriscina di approfittare degli stanziamenti messi a disposizione dal Fondo Politiche Migratorie 2019 del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per avviare progetti che “concorrano a favorire l’inclusione e/o a limitare il rischio di disagio sociale di cittadini di Paesi terzi a rischio di marginalizzazione presenti nelle nostra città”.

L’invito dei consiglieri di minoranza a partecipare al bando non è stato ignorato.

Questo martedì si è svolto il secondo atto: la risposta – negativa – dal primo cittadino di Como che con parole molto chiare ha ribattuto a Lissi e Magatti sostenendo che il Comune non rientra tra i soggetti invitati a partecipare all’iniziativa.

Ma, come se non bastasse, Landriscina ha invitato i colleghi d’aula a informarsi meglio:

 “Pur raccogliendo volentieri ogni stimolo costruttivo – precisa infatti il sindaco – si registra con sincero rammarico che le Signorie Loro non si siano adeguatamente e preventivamente documentate sull’impossibilità per il nostro Comune di partecipare al bando, confidenti che tale sollecitazione, pervenuta per il tramite di una lettera aperta e quindi pubblica, risulti totalmente estranea a qualsivoglia azione pretestuosa e speculativa”.

Arriva oggi la controbattuta di Magatti alla risposta del sindaco, una lettera aperta che non risparmia i toni taglienti, in cui si recrimina a Landriscina di non aver dimostrato sufficiente interesse per le possibilità offerte dal bando, nonostante i 12mila stranieri presenti sul territorio comasco.

Inoltre si rinfaccia al primo cittadino non avere approfondito con il Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico il motivo per cui Como non è stata invitata a partecipare.

La lettera ha poi una chiusa caustica, nella quale si invita il sindaco a dimettersi qualora non se la sentisse di affrontare i temi quali integrazione e accoglienza:

Ci permetta di concludere affermando che, qualora Lei non se la sentisse di portare compiutamente avanti questi temi, capiremmo. In tal caso, tuttavia, Le chiederemmo di farsi da parte e di lasciare la carica di Sindaco di Como.

Di seguito riportiamo la lettera del consigliere Magatti al sindaco Landriscina:

Gentile Sindaco,

    vorremmo, innanzi a tutto, scusarci per lo stile meno formale che intendiamo utilizzare per replicare alle sue parole: nelle pieghe della burocrazia e dei fronzoli istituzionali rischieremmo di perdere quell’umanità che crediamo necessaria.

Abbiamo letto con interesse la sua replica alla nostra richiesta di partecipazione al bando sulla vulnerabilità sociale – manifestazione di interesse per progetti da finanziare con FPM 2019”.

La sua osservazione è corretta nella forma ma ci permetta, non nella sostanza.

Lei afferma che non ci siamo adeguatamente e preventivamente documentati circa l’impossibilità per il Comune di partecipare al bando. Tuttavia, se la materia fosse davvero una priorità per Lei e la sua giunta siamo convinti che non sarebbero sfuggiti né a Lei né ai suoi collaboratori alcuni particolari dai quali si evince che quel bando, escludendo indebitamente il Comune di Como, sovverte i principi stessi per cui è stato costituito.

Lei è il Sindaco della nostra città e ha il compito di battersi con i suoi collaboratori per far sì che i nostri cittadini (tutti) possano godere delle migliori condizioni e opportunità, cogliendo ogni occasione per promuovere lo sviluppo, la ricchezza, l’inclusione e/o limitando il rischio di disagio sociale.

Se ciò fosse una priorità Sua e dei suoi collaboratori avreste rilevato che nel nostro Comune i cittadini stranieri residenti alla data del 1 gennaio 2019 (fonte ISTAT) sono 12.112, dato che ci dovrebbe porre come diciottesima città in Italia nella tabella 2 allegata al bando, che Lei cita.  Perché non lo avete rilevato?

Se fosse una priorità Sua e dei suoi collaboratori vi sareste chiesti come mai Como, cui spetterebbe il 18° posto nella tabella, non compaia affatto nella lista del bando che utilizza come criterio della classificazione il numero di stranieri presenti. Ve lo siete chiesto?

 Se fosse una priorità Sua e dei suoi collaboratori, vi sareste domandati per quale motivo Como non sia tra i 29 capoluoghi invitati e perché, quindi, malgrado i numeri oggettivi sopra ricordati, la nostra città sia esclusa dal bando. Perché nessuno se lo è domandato? Perché nessuno ha chiesto lumi al ministero?

Se fosse una priorità Sua e dei suoi collaboratori, avreste potuto ricorrere ai tanti e vantati collegamenti con l’ormai ex governo Lega- M5S, tra le cui fila figurava la sua ex vicesindaco, con delega ai servizi alla persona, parlamentare e in quel momento Ministro per la famiglia. Perché, invece, nessuno si è mosso e nessuno ha preteso che la città di Como fosse, come dovuto, fra quelle destinatarie del bando?

Gentile Sindaco, tutte queste cose, purtroppo, sono probabilmente sfuggite per la mancanza di un reale interesse e per questo ora Lei non può che cucire una risposta formale, sulla scorta di quanto Le viene riferito, nella convinzione che gli interlocutori si accontentino di questa stessa approssimazione.

Preferiamo questa ipotesi al pensiero di una volontà di continuare, coscientemente, a issare quel totem che risponde alla parola d’ordine “prima gli italiani”.

All’ombra di quel totem, infatti, si annidano, come sa, spettri di discriminazione, di esclusione sociale che Lei, da Sindaco, non può compiacere con il Suo operato. Operato che, in questi ultimi due anni e mezzo, ha, purtroppo, invece inanellato una serie di azioni che permettono di evidenziare una Sua distanza dai temi dell’inclusione e dell’integrazione.

Questa città porta, infatti, le cicatrici del vostro fare: sono state tagliate panchine per non fare sedere immigrati, sono stati costruiti muri, chiusi centri,  firmate ordinanze contro chi chiedeva la questua, promossi strumenti repressivi invece di azioni positive.

Ci permetta anche di ricordarLe, ultimo in ordine di tempo, il caso di “John”, alla cui legittima richiesta di essere iscritto all’anagrafe comunale Lei e la sua giunta avete opposto una strenua resistenza ricorrendo a tutti i mezzi a vostra disposizione: perdendo poi clamorosamente.

 Ci chiediamo quando Lei sarà disposto ad iniziare a promuovere azioni concrete nei fatti e non solo nelle speranze che, con pacata calma, ha argomentato nella sua replica. Ci chiediamo quando vorrà finalmente far suo il dato che Como è una città complessa e che ha fatto, negli anni, dell’accoglienza intelligente un marchio distintivo.

Vorremmo un Sindaco consapevole del fatto che i problemi non sono più spostabili altrove ma vanno risolti: con studio, professionalità, umanità e infinita disinteressata passione.

Vorremmo un Sindaco consapevole del fatto che civiltà e sviluppo si misurano nella capacità di promuovere l’integrazione, il che significa, anche, dare lavoro ai tanti nostri giovani che oggi sono a disposizione come educatori, intermediatori culturali, psicologi.

Essere, oggi, inclusivi è il miglior “brand” di cui  Como può disporre anche per promuovere il turismo perché certifica quell’apertura culturale e sociale che sola permette un sincero sviluppo delle nostre attività turistico-culturali-commerciali.

Speriamo di avere fornito argomentazioni sufficienti a spiegare perché lo slancio che Le era richiesto in riferimento al bando è esattamente lo stesso che Le si chiede nel farsi portavoce dei tanti invisibili di questa città.

Ci auguriamo che Lei colga tutto il senso di queste nostre parole e del grande onere e rischio che comporta il continuare a eludere un impegno pieno e sincero nei riguardi di questi temi.

Ci permetta di concludere affermando che, qualora Lei non se la sentisse di portare compiutamente avanti questi temi, capiremmo. In tal caso, tuttavia, Le chiederemmo di farsi da parte e di lasciare la carica di Sindaco di Como.

In ultimo, citando Norman Vincent Peale: “il codardo non comincia mai, il fallito non termina mai, il vincitore non desiste mai”,  Le confermiamo:  non si aspetti di vederci desistere dalla nostra determinazione su questi temi.

Cordialmente

Bruno Magatti e Civitas – Progetto Città

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