“Il problema che si sta verificando al campeggio di Via Cecilio è molto preoccupante dal punto di vista umano e sociale […]. Da una parte questo caso indica che la nostra città al momento non ha soluzioni di residenza sociale temporanea, dove ricoverare le persone che all’improvviso si trovano nel bisogno immediato di un tetto. Un tempo c’era la struttura di Prestino ma non è stata messa a disposizione una struttura alternativa. Quando negli scorsi anni proponevamo un dormitorio aperto 24 ore su 24 per chi è senza tetto, pensavamo anche a queste situazioni: la sua presenza oggi sarebbe stata utile”. Inizia così un lungo intervento congiunto dei consiglieri comunali di Pd (Lissi, Fanetti, Guarisco, Legnani) e Svolta Civica (Minghetti, Nessi, Vozella). Il tema è quello che raccontiamo da due giorni, lo sfratto degli ospiti dal campeggio di via Cecilio a Lazzago, una struttura che accoglie in prevalenza persone in gravi difficoltà, economiche e di salute in primis. La decisione di chiudere è stata inevitabile dopo questo episodio: Como, uomo intossicato dal monossido di carbonio in un bungalow del campeggio in via Cecilio.
Poi i fatti di questi giorni:
Camping di Lazzago, c’è lo ‘sfratto’: “Entro 24 ore via o denuncia”. Dove finiranno gli ospiti
Gli ospiti, nonostante l’obbligo di lasciare la struttura ieri sera sono, ancora all’interno. Evidente, ovvio, visto che non è stata offerta loro alcuna alternativa. Sono persone, come detto, in situazioni complesse, delicatissime che in questo momento vivono nella paura di perdere l’unica, piccola casa che potevano permettersi.
Ecco dunque il ragionamento offerto dai due gruppi consiliari:
Il problema che si sta verificando al campeggio di Via Cecilio è molto preoccupante dal punto di vista umano e sociale. L’ordinanza di chiusura segue a un incidente: accanto alla salvaguardia della sicurezza e delle norme; bisogna, però, dare risposta a un’emergenza che coinvolge numerose persone di cui ieri Patrizia Lissi, visitando la struttura, ha constatato personalmente l’angoscia di fronte alla prospettiva dello sgombero immediato. Si tratta di persone con difficoltà economiche o storie complicate, in diversi casi con problemi di salute o disabilità; tutti italiani che, per diverse ragioni, non hanno potuto trovare in autonomia un alloggio migliore e magari non hanno i requisiti richiesti dalla legge per accedere a una casa popolare. E quindi bisogna dare risposte diverse.
Da una parte questo caso indica che la nostra città al momento non ha soluzioni di residenza sociale temporanea, dove ricoverare le persone che all’improvviso si trovano nel bisogno immediato di un tetto. Un tempo c’era la struttura di Prestino ma non è stata messa a disposizione una struttura alternativa. Quando negli scorsi anni proponevamo un dormitorio aperto 24 ore su 24 per chi è senza tetto, pensavamo anche a queste situazioni: la sua presenza oggi sarebbe stata utile. Sappiamo che alcuni appartamenti comunali sono stati affidati a enti del terzo settore per essere destinati a situazioni di difficoltà sociale ma ci vorrà ancora del tempo. Nel frattempo, il Comune potrebbe sondare l’Asst per verificare la possibilità di utilizzare i padiglioni del vecchio Sant’Anna almeno nei casi di emergenza assoluta, se non è subito disponibile un’alternativa. Per chi non è residente a Como, pensiamo che l’amministrazione si faccia carico non solo d’indirizzare ma anche di aiutare queste persone a mettersi in contatto con i servizi sociali del comune di riferimento; altrimenti il rischio è che, se non accompagnate, restino a Como in situazioni più che precarie.
L’auspicio è che questo caso serva a mettere a punto strumenti stabili per dare risposte alle emergenze di questo tipo – sfratti, difficoltà di trovare un affitto sostenibile, incidenti che provochino l’inagibilità della casa – che si verificano sul nostro territorio e che non possono più diventare causa di disperazione per chi ne è colpito.
5 Commenti
Ipotizzare la realizzazione di un dormitorio per persone sbandate e senza fissa dimora nella delicatissima struttura del vecchio S. Anna che con tanti sforzi si sta cercando di riqualificare per riservarla alla sanità di prossimità significa solo straparlare senza un briciolo di competenza e di consapevolezza riguardo ai temi trattati.
Gelindo, o chi per lei, quando un Sindaco prende un provvedimento senza prevedere e saper affrontare le prevedibili conseguenze, i risultati sono questi. Per quanto riguarda le potenzialità dell’ex Sant’Anna, abbiamo verificato tutti durante la pandemia come Regione Lombardia, a pluriennale guida leghista, abbia considerato la sanità territoriale e, successivamente, le case di comunità: senza medici e prive di funzioni essenziali.
Piuttosto che destinare solo provvisoriamente una piccola parte del vecchio Sant’Anna agli sfrattati del camping, forse si preferirebbe realizzare al suo interno una clinica di lusso per clienti assicurati. Si, proprio per quelle persone che anziché aspettare un’anno per curarsi con la sanità pubblica, sono costretti a pagare due volte per poter accedere alle cure: una volta con le tasse, la seconda per le prestazioni.
Si comprende, pertanto, l’irritazione per la proposta dei consiglieri di minoranza.
Mai un dormitorio a Como. Più posti crei più fannulloni attiri.
Anche la struttura di Prestino è stata trascurata nel tempo e ora è chiusa… possibile che non si riesca a mantenere queste strutture, una volta che ci sono, assegnandone la gestione ad associaziazioni serie, in modo che non finiscano con l’andare in disuso …. assistere i più fragili dovrebbe sempre essere la priorità di una società davvero civile
Io a 60Anni ho perso il lavoro e a ora NESSUNA possibilità di trovarlo nonostante le INFINITE ricerche. PARLIAMONE… BELLO scrivere a “pancia piena”…..BISOGNA trovarsi in certe situazioni MA NON LO AUGURO a NESSUNO.