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Carducci, la frase pesantissima dell’assessore e Rapinese brinda. Forgione: “Ci saranno conseguenze”

Continua, seppure solo a distanza, lo scontro feroce sul Carducci e sullo ‘sgombero’ dell’Associazione culturale da parte del Comune, dopo la vittoria in Tribunale.

Ieri sono intervenuti tutti via social, dal sindaco Alessandro Rapinese all’assessore alla Cultura Enrico Colombo fino alla presidente dell’Associazione Carducci, Maria Cristina Forgione.

Il sindaco ha nuovamente evocato la famosa immagine della vestaglia e del brindisi solitario col prosecco per festeggiare la cacciata dell’associazione: “Sembravo sconfitto. Già. Cin Cin”, le parole di Rapinese.

Pesante anche l’affondo dell’assessore Colombo: “È finalmente giunto al termine l’ “Affaire Carducci” e da parte mia sono orgoglioso di essere ‘complice’ di chi ha riportato la legalità a Como, in ogni settore”.

E ancora: “Perché alla fine, chi costruisce castelli con le proprie menzogne, si seppellirà sotto le sue stesse macerie” il durissimo commento finale.

Indirettamente ha replicato anche Forgione: “Ci saranno conseguenze per questo blitz irrispettoso. Ricapitolando: una associazione ha il possesso di un palazzo da 100 anni. Lo cura e se ne occupa e fa tanto per la città. Senza subaffitti. Senza alcun contributo da parte del Comune. Un atto del 1930 sancisce il diritto. Un giudice accerta il possesso, solo su due atti per altri giudici non c’è la giurisdizione civile”.

“Allora si radunano tutti i vigili di Como. Si chiama il Conservatorio, che è entrato in un bene senza alcuna pubblica procedura prevista dal diritto ammnistrativo (in realtà noi non abbiamo testimonianze dell’ingresso del Conservatorio due giorni fa, ndr) – ha scritto Forgione – Non si chiamano si i legittimi possessori e abitanti. Si tagliano i lucchetti. Si fa un blitz. Non fanno inventari. Non sono immessi nel possesso da alcuno. Metodo che ricorda gli anni intorno al ’25 del secolo scorso. Il Prefetto ad oggi nulla ha detto e nemmeno il Questore. E’ giusto il metodo? Non penso proprio. Vedremo. Ora a chi tocca…avanti un altro… Forse è arrivato il momento di dire ‘povera Como’”.

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