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Chiara Braga firma l’appello delle donne Pd: “Partito muto e maschilista, peggio di M5S e destra”

C’è anche la parlamentare comasca Chiara Braga – appena rieletta alla Camera – tra le oltre 400 donne del Pd firmatarie di un duro appello ai vertici del partito. O meglio, contro i vertici del partito (quali non è chiarissimo, in questa fase di interregno, ma l’obiettivo pare in gran parte Matteo Renzi e il gruppo dirigente che ha “comandato” negli ultimi anni). Le accuse? Pesanti, tra aria (politicamente) asfittica e un maschilismo imperante. La promotrice del documento è Francesca Puglisi, già presidente della Commissione contro il Femminicidio del Senato.
“Per la prima volta – si legge nel documento – il Pd è sovrastato nella rappresentanza femminile parlamentare dal M5S e dalla destra e mentre chi ha vinto le elezioni affida la leadership dei gruppi parlamentari e le cariche istituzionali alle elette, nel Pd un gruppo dirigente sempre più chiuso e muto si trincera in delegazioni e trattative di soli uomini”.

E ancora: “Nella scorsa legislatura, anche grazie alle primarie con la doppia preferenza di genere eravamo il gruppo più rosa del Parlamento. Abbagliate dal primo Governo con il 50 e 50, ci siamo fidate. Abbiamo pensato: è fatta. Un errore politico fatale che non ripeteremo mai più”.
“Per la prima volta – si legge nel documento firmato da oltre 460 donne – il Pd è sovrastato nella rappresentanza femminile parlamentare dal M5S e dalla destra e mentre chi ha vinto le elezioni affida la leadership dei gruppi parlamentari e le cariche istituzionali alle elette, nel PD un gruppo dirigente sempre più chiuso e muto si trincera in delegazioni e “trattative” di soli uomini. Nella scorsa legislatura, anche grazie alle primarie con la doppia preferenza di genere – si osserva – eravamo il gruppo più rosa del Parlamento. Abbagliate dal primo Governo con il 50 e 50, ci siamo fidate. Abbiamo pensato: è fatta. Un errore politico fatale che non ripeteremo mai più”.

Parole pesanti, che evidentemente Braga ha sposato fino in fondo (nel caso altre donne del Partito Democratico comasco volessero intervenire: redazionecomozero@gmail.com)

“Mai più – aggiungono – pluricandidature femminili di poche per far eleggere molti uomini. Sono bastate le pluricandidature di 8 donne per escludere 39 candidate e favorire l’elezione di altrettanti uomini. Il cinismo non ha sortito pienamente i propri effetti perché il “flipper” si è incagliato nella batosta elettorale. Il tutto in violazione palese dello Statuto e nel silenzio degli organismi preposti al controllo”.

“In Parlamento – si ricorda – deputate e senatrici hanno lavorato senza sosta per far avanzare i diritti delle persone e la libertà femminile. Dalla ratifica della Convenzione di Istanbul al decreto sul femminicidio del 2013, dalla reintroduzione delle norme per vietare le dimissioni in bianco alla medicina di genere. Fanno altrettanto le amministratrici locali impegnate nei quartieri, nei Comuni, nelle Province e Città Metropolitane e nelle Regioni, dialogando e lavorando con il vasto mondo delle donne impegnate nelle professioni, nei sindacati, nelle associazioni e nel Partito. Abbiamo introdotto misure antidiscriminatorie per la rappresentanza negli organi politico-amministrativi a tutti i livelli istituzionali e chiediamo che le Regioni in cui governa il PD introducano la doppia preferenza di genere nelle proprie leggi elettorali”.

“Annullata di fatto la Conferenza delle Democratiche prevista dallo Statuto, nel Partito è stato istituito il “dipartimento mamme” separato dal “dipartimento pari opportunità” con l’ ulteriore paradosso di veder comparire nei 100 punti di programma, mai condivisi con alcuno, temi controversi mutuati dalla destra. Tutto ciò accade mentre le Nazioni Unite affermano che l’uguaglianza di genere è principio fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per uno Sviluppo Sostenibile, per prevenire i conflitti, superare le divisioni e affrontare le cause profonde della disuguaglianza, dell’instabilità e dell’ingiustizia”.

“È arrivato il momento di passare dalle promesse alle azioni – si legge ancora nel documento delle donne Dem – la crisi di identità del Pd e dei Partiti del Socialismo Europeo nasce dalla difficoltà a rappresentare i bisogni della società e soprattutto delle fasce più deboli che inevitabilmente si sono affidate a promesse populistiche o si sono chiuse nelle paure. Abbiamo perso la sfida contro le disuguaglianze. Non abbiamo saputo costruire una visione di società offrendo un orizzonte in cui credere e sperare”.

“Per questo vogliamo essere protagoniste della necessaria fase costituente del Pd a cominciare dall’effettiva rappresentanza paritaria ad ogni livello, ispirata a merito, competenze e rappresentatività politica territoriale, piuttosto che a logiche di fedeltà politica. Ferma restando la necessità di rilanciare la Conferenza delle Democratiche, da subito ci mettiamo al lavoro per riannodare fili con la società e ridare credibilità e forza al Pd”, conclude l’appello.

Nel caso altre donne del Partito Democratico comasco (o anche non del Pd) volessero intervenire o proporre contributi: redazionecomozero@gmail.com

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Un commento

  1. Si è visto come era indignata al momento di accettare la candidatura in una posizione sicura.
    Definire il maschilismo in base al numero di donne candidate ed elette è ridicolo; così come è ridicolo difendere le quote rosa: un vincolo che per definizione contrasta con il merito.

    Insomma, una miracolata.

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