Ci ha provato con le buone nella sede ufficiale dell’assemblea dei soci, a Villa Gallia, una settimana fa. Il silenzio assoluto seguito a quell’occasione – in particolare dal Pd – lo fa riprovare con toni più “energici” oggi. La sostanza, però, è sempre quella: Alessandro Fermi – nel ruolo specifico di consigliere comunale di Albavilla ma ovviamente anche come plenipotenziario di Forza Italia – chiede con forza le dimissioni del cda di Como Acqua, la nascente società per le gestione dell’acqua in provincia.
L’antefatto è noto: nello scorso autunno, alcuni comuni (di centrodestra: Como, Cantù e Erba in primis) chiesero con forza la revisione delle perizie sul valore delle 12 società destinate a dar corpo tramite fusione al nuovo soggetto. Ne nacque una battaglia anche se non soprattutto politica, che però alla fine ha effettivamente portato a una nuova perizia dall’esito clamoroso. I valori economici assegnati alle società, con l’ultimo studio, sono risultati complessivamente differenti in ribasso per oltre 30 milioni di euro, con riflessi diretti sul peso delle amministrazioni coinvolte (ne abbiamo dato conto dettagliatamente con questo articolo e poi con questo).
“La seconda perizia – dice Fermi – ha due meriti: aver stabilito il valore esatto delle società, con l’ormai nota differenza di 30 milioni. E poi aver spazzato via quel mare di stupidaggini circolate tra l’autunno e l’inverno scorsi. Rispetto alle richieste di effettuare un nuovo studio, ho sentito cose incredibili: che la richiesta nasceva solo per fini politici, che si voleva privatizzare l’acqua, che avremmo determinato inspiegabili danni erariali. Accuse del tutto infondate. Come è andata lo sappiamo: chi chiedeva la revisione della perizia ha trovato ragione nei numeri. E in maniera anche evidentissima, non mi pare poco”.
“Di fronte a questo esito – continua il coordinatore (uscente) di Forza Italia – nei mesi scorsi abbiamo assistito a ripetuti tentativi di arrivare comunque all’approvazione del progetto fondato sulla prima perizia tramite forzature, votazioni tentate con numeri risicati, una volontà di arrivare all’approvazione che non conosceva altre ragioni. Mi chiedo cosa di direbbe oggi in tema di danni economici se alla fine chi provò il braccio di ferro avesse trovato i numeri necessari per l’approvazione. Meno male che non è successo, un bene per tutti”.
Appurato il minor valore del progetto di fusione per 30 milioni, ora la partita diventa necessariamente anche politica.
“In realtà mi sarei aspettato che già all’assemblea dei soci di una settimana fa, il cda di Como Acqua (Piergiacomo Micalef, Andrea Livio,Paola Sala, tutti di area Pd ndr) desse un segnale, prendesse atto della fondatezza dei dubbi espressi in passato, ammettesse la necessità di un passo di lato – prosegue Fermi – Invece, con grande stupore, non è accaduto nulla. Non una parola, quasi come se la seconda perizia non esistesse, come se non fosse accaduto nulla. Sono rimasto a bocca aperta. Un atteggiamento incomprensibile, tanto più che a livello politico si erano già avute discussioni anche con esponenti del Pd sull’esigenza condivisa di una revisione del consiglio di amministrazione. Eppure, nonostante i segnali di convergenza, nella sede preposta non è accaduto nulla. E nella settimana appena trascorsa, idem”.
“Nessuno vuole buttare a mare tutto quanto accaduto finora – insiste Fermi – Però è evidente che ora si pone il tema dell’assunzione delle responsabilità oltre alla necessità di avere un cda che sia rappresentativo di tutti i sindaci. A maggior ragione dopo la seconda perizia, visto che ai dubbi espressi da alcuni sindaci se ne sono ovviamente aggiunti di altri. E’ naturale che la fiducia verso il cda sia ulteriormente calata”.
“Il percorso verso la fusione non può essere portato avanti a colpi di maggioranza o giocandosela con numeri risicati – aggiunge Fermi – La rappresentatività di tutti i sindaci deve essere garantita, il processo va portato avanti da tutti, assieme. Dunque mi aspetto che il cda si faccia da parte, e come me se lo aspettano in tanti. A livello politico è il Pd che deve dare un segnale e lo attendiamo in molti entro qualche giorno. Nessuno vuole spaccature o divisioni, la partita di Como Acqua deve includere tutti. L’ultima cosa che servirebbe è una arrivare a una mozione di sfiducia verso il cda, per cui basterebbe il 50%. Sono certo che nessuno, ma veramente nessuno, intenda arrivare a tanto”.