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Como, cercasi sindaco a cavallo: Rapinese, la doppia corte a Mantovani, la suggestione Tambini

Il clima è ancora da “tutti sotto coperta”.

Eppure, tra certezze (una: la ricandidatura alla fascia tricolore già ufficializzata da Alessandro Rapinese, come sempre senza altri alleati) il profumino lontano delle elezioni 2022 per il Comune di Como già agita un’area ben precisa, quella che sta a metà tra le sigle dei partiti. E gli echi del lavorio al centro si spargono nel vento freddo di questo gennaio portando refoli, rumors e forse chimere. Due di queste ultime hanno i volti di Patrizio Tambini e di Ada Mantovani.

Il primo, 61 anni, nome storico per tanti anni di Forza Italia (ne fu dirigente di spicco sul Lario, nonché assessore in Provincia nell’ultimo mandato Carioni), oltre che esponente di punta dell’ambiente legato a Cielle che generò l’ex sindaco Stefano Bruni, è da tempo lontano dai palcoscenici della politica attiva. Il suo habitat naturale è divenuto quello professionale, nel mondo del terzo settore e della cooperazione, tanto da essere nel consiglio nazionale di Confcooperative nonché vicepresidente del ramo Sanità.

Ma la passione non muore. Tanto che il suo nome, negli ultimi tempi, ha preso a circolare con insistenza in ambienti che vanno ben oltre il centrodestra tradizionale, dove pure Tambini ha trascorso gran parte della vita pubblica. Ed eccolo rimbalzare (oltre che nella stessa Confcooperative comasca, saldamente nelle mani di centrosinistra di Mauro Frangi) anche nei rumors che vanno da una potenziale area liberal-cattolica-moderata di centro (diciamo l’attuale Forza Italia, per semplificare) fino a lambire il Pd, almeno nelle frange meno orientate a sinistra.

E questo nell’ottica di un soggetto civico che potenzialmente vada oltre gli schieramenti tradizionali. Un uomo ponte, insomma, secondo chi ragiona sul suo nome, nel tentativo di unire spezzoni del centrosinistra non radicali con aree non leghiste del centrodestra. Una sorta di “polo dei costruttori”, insomma, di cui si parla e si parlerà tra corridoi e segrete stanze a cavallo tra moderati, forzisti e dem.

Ma quella di Tambini non è l’unica pazza idea in circolazione negli ambienti a metà tra i due steccati classici. Ce n’è una seconda, che questa volta ha il casco biondo dell’ex consigliera rapinesiana, ora nel gruppo misto, Ada Mantovani. La quale, dicono sempre i soliti beninformati, piacerebbe da morire come candidata sindaco/a proprio all’ambiente vicino a Forza Italia che, al contrario, vedrebbe come fumo negli occhi l’ipotesi coccolata anche dalla Lega di Elena Negretti, nata come civica nella lista del sindaco Mario Landriscina ma in perfetta consonanza con i salviniani.

Che Mantovani possa mai accettare una candidatura per il centrodestra (anche, se non soprattutto, in presenza dell’oltranzismo leghista) è ipotesi difficilissima da credere, basti pensare alle differenze abissali tra l’avvocato e il partito di Salvini su un tema come il dormitorio, per la cui realizzazione Ada si è spesa e si spende da sempre in prima persona.

E poi pesano e peseranno sicuramente molto le lusinghe infinite e il corteggiamento costante che verso l’avvocato viene dal centrosinistra ormai da mesi, intendendone la parte più moderata e civica (la Svolta del trio Nessi-Traglio-Minghetti), ma con grande approvazione anche dal Pd pressoché al completo. Questo pare il lido più probabile per la consigliera, oggi, magari anche non come candidata diretta alla fascia tricolore ma certamente come nome pesante per lanciare un segnale forte verso la Como diffidente verso i partiti, non ideologica, tendenzialmente vocata a cercare nella società civile i suoi rappresentanti di spicco.

Ma Mantovani piace a tutti. E dunque anche l’area del centro/centrodestra un sondaggio diretto, magari per tentare di creare qualcosa di nuovo e slegato dallo “schieramento tipo” ancorato alle estreme di Lega e FdI, lo farà. Questo è pressoché certo, così come è sicuro il fatto che – in generale, al di là di nomi e singole sigle – in questa fase sia il centro politico, la vera terra di mezzo tra gli schieramenti, il motore ruggente per tutti movimenti verso Como 2022.

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3 Commenti

  1. Quello che manca non è il dibattito sui potenziali candidati ma la visione di città che ogni schieramento propone. Quali sono le strategie, quali sono le cose da fare e da non fare, quali sono le priorità. Sarebbe bello confrontarsi su un’idea di urbanistica e su Como che diventa “green”, sulle politiche sociali e su quelle economiche del territorio, sulle idee per il turismo, sulle politiche giovanili, sulle infrastrutture sportive ecc. Insomma, come si vorrebbe che Como diventasse tra 10, 20 e 30 anni. La pandemia non aiuta ma qualche timido tentativo c’è stato. Officina Como e il progetto Ticosa, le idee di Friday for futures, quelle dei Verdi e di Legambiente sulla riduzione del traffico e su una città sostenibile, le idee su come recuperare i finanziamenti presentati dal gruppo di Italia Viva a settembre, le idee sul turismo culturale di due brillanti imprenditrici, le soluzioni proposte da Nini Binda sui trasporti e da Gaddi sull’arte, ecc. ecc. Bisogna confrontarsi, discutere, aggregarsi e preparare un programma strutturato. Poi scegliere insieme chi può attuarlo con successo.
    Quello che non ci si può permettere, è trovarsi dove ci si trova adesso. L’Amministrazione Landriscina che, per mancanza di idee, non può fare altro che ripetere al mondo e a sé stessa che quelli di prima hanno sbagliato ma non si sa cosa fare se non gestire male l’ordinario. Questo è ormai l’epitaffio del “buon” Sindaco e della coalizione di centrodestra che lo sostiene. Quindi sarebbe bello che tutti gli schieramenti che vogliono presentarsi, si confrontino con quello che si vuole fare, con quello che è opportuno fare subito e poi, ma solo alla fine, con chi è in grado di farlo. Sarebbe bello ma si ha l’impressione che Landriscina docet. Ahimè!

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