Prove di campo largo a Como? Chissà. Sta di fatto che oggi, giovedì 20 febbraio, l’associazione-movimento-lista Civitas si è riunita per l’annuale relazione del presidente. Il presidente è l’anima fondatrice, cioè Bruno Magatti. Storico e indefesso ex consigliere comunale, già assessore della giunta del sindaco Mario Lucini.
Poi alle ultime elezioni, concluse il 29 giugno 2022 con la vittoria dell’attuale sindaco Alessandro Rapinese, Civitas e il centrosinistra – nel suo concetto più esteso – per un motivo o per l’altro presero strade diverse.
Stasera però c’erano un po’ tutti nel momento clou di Civitas. Per esempio Stefano Legnani ed Enzo Cresta (Pd), Raffaele Erba, Fabio Aleotti, Federica Douglas Scotti (Movimento Cinque Stelle), Alessandro Canova (Azione Giovani), Roberto Capra (Sinistra Italiana), Lugi Tavecchio (Rifondazione Comunista). Molti di loro hanno anche preso parola in un clima, ci raccontano i presenti: “Positivo, collaborativo, costruttivo“.
Riportiamo sotto un’ampia, come da occasione, riflessione di Bruno Magatti. Da cui estrapoliamo subito alcuni passaggi, dice: “Lo stile prepotente e autoritario si manifesta nei monologhi aggressivi e colmi di mezze verità. Anche a Como ne abbiamo una declinazione in salsa locale. Toni e contenuti inquietanti soni per alcuni addirittura rassicuranti. Sono diventati “normali” l’irrisione di chi critica, disapprova o propone alternative e il disprezzo dell’avversario in Consiglio Comunale. Le persone informate e consapevoli sono additate come ostili o liquidate come fastidiosi disturbatori. Tutte le Consulte sono state cancellate in spregio allo statuto stesso del Comune (art. 10) e gestite in modo inquietante le relazioni con la storica associazione Carducci”.
E ancora: “La trasparenza é intralcio, un vecchio arnese da dimenticare: a Como, oggi, per accedere alle delibere archiviate, di Consiglio o di Giunta (si tratta di atti pubblici) il cittadino deve presentare formale richiesta e attivare procedure rese molto “onerose” e dai tempi lunghissimi, in grado di scoraggiare chiunque, quando solo pochi anni fa chiunque poteva disporne senza costi e in tempo reale grazie al portale informatico rimasto accessibile all’amministrazione, ma precluso ai cittadini. Una porta chiusa in faccia ai cittadini che sono gli unici “padroni” del Comune“.
Ma è nelle conclusioni del discorso di Magatti che si trova una, immaginiamo, mano tesa in vista delle elezioni comunali 2027: “Storia e credibilità di Civitas ci richiamano a una responsabilità che non intendiamo eludere, per essere tra i costruttori di un’alternativa credibile e significativa per il futuro della città e della democrazia. Ci sentiamo prossimi e solidali con tutti coloro che alimentano il dibattito pubblico e prospettano un modo diverso di gestire i beni di tutti i cittadini, ovvero di fare politica“. Totalmente prematuro, sia chiaro, parlare di alleanze o intese. E ogni previsione, cristallizzando l’oggi, sarebbe certo sghemba e comunque inutile.
Ma oggi è chiaramente stato preparato, sia pure in forma più che pre-embrionale, un terreno per la semina d’inverno su cui le forze del centrosinistra potrebbero trovarsi (“convergere”, dicevano un tempo). Detto ciò, in questo momento politico il sindaco Rapinese è davvero molto, molto, forte. Chiunque sostenga il contrario sbaglia di grosso e non ha capito come stanno andando le cose, cose che poi possono anche non piacere, ma queste sono.
E ciascuna alternativa politica, di centrosinistra o di centrodestra, lo sa bene nell’intimo segreto delle stanze. Perché poi (Anno Domini 2025) anche prima dei programmi elettorali servono candidati credibili e forti, impattanti. Ci sta storcere il naso ma è così.
Ecco il discorso completo di Bruno Magatti:
I cambiamenti delle condizioni al contorno in città, nel Paese e nel mondo sono sullo sfondo di questo nostro momento associativo.
Sebbene non sia questa la sede per abbozzarne un’analisi, non avrebbe senso procedere senza un cenno a quelli che considero gli esiti, e non i sintomi, di modifiche progressive e inesorabili indotte nell’organizzazione sociale, nelle relazioni tra le persone, nella cultura e nell’informazione.
Un connotato comune tra i protagonisti della ribalta politica locale e remota è lo stile padronale e prepotente che si manifesta in una vera e propria occupazione dei ruoli istituzionali, per altro raggiunti senza usurpazione grazie al sostegno di una maggioranza relativa di elettori. L’occupazione e l’esercizio prepotente del potere fanno il paio con lo spregio e il disprezzo per chi obietta o dissente, amplificati dai cori dei tifosi e da incredibili mistificazioni costruite dalla propaganda.
Le argomentazioni critiche, la frustrazione o la rassegnazione di chi ha disertato le urne non possono più essere ignorate: negli ultimi tre anni i votanti nella nostra città sono stati, costantemente, molto meno della metà degli aventi diritto:
comunali 2022: 44,33% primo turno, 35,76% ballottaggio
regionali 2023: 36,26%
europee 2024: 45,12%.
Sarebbe azzardato correlare semplicisticamente l’arretramento della partecipazione al voto ad altri elementi che caratterizzano questo terzo decennio del secolo XXI. La comunicazione radicalmente modificata dai social media ha sdoganato la violenza verbale e facilitato la diffusione di pseudo e post-verità alimentate con calcolata determinazione. A ciò si è aggiunta l’esposizione a quotidiani bollettini di guerre, fino a un’assuefazione diventata accettazione della logica delle armi come ineluttabile necessità. Il fondale politico e comunicativo sembrano suggerire il crollo irreversibile delle ragioni stesse di civiltà, cultura e democrazia delle quali siamo eredi.
Nell’occidente democratico la crescente complessità dell’organizzazione sociale, la subordinazione a logiche tecnocratiche ed efficientiste e la polverizzazione del lavoro hanno contribuito alla riduzione degli spazi dell’impegno collettivo. È difficile sovrastare il rumore di fondo di parole d’ordine, fino ieri insopportabili, ripetute ossessivamente per rendere accettata la disinvolta narrazione del diritto del “capo” e dei suoi pretoriani di stare al di sopra di patti e leggi, comprese quelle “morali”. Urge una rinnovata e diffusa consapevolezza per fermare le pretese di chi pretende di aver diritto a un uso spregiudicato delle istituzioni nel disprezzo delle minoranze.
Il “modello” alimentato dalla rivincita di destre estreme fiancheggiate da espressioni organizzate di un egoismo tanto rozzo quanto miope, cancella dall’agenda ogni pretesa di solidarietà e di “cura” e inneggia alla salvaguardia esclusiva degli interessi dei vincitori.
I ripetuti sondaggi sulle intenzioni di voto registrano quasi esclusivamente le scelte della minoranza che si recherebbe alle urne e attestano solo minuscole variazioni, statisticamente insignificanti. Di fatto, quindi, finiscono col risultare funzionali a chi vuole stabilizzano il sistema, agiscono come un “termostato” smorzando sul nascere ogni prospettiva di cambiamento nel confermare, e quindi consolidare, la sostanziale immutabilità del quadro politico. Inducono una sorta di rassegnazione in chi si percepisce inascoltato e, in tal modo, non sono affatto neutrali ma veri e propri perturbatori del sistema.
Lo stile prepotente e autoritario si manifesta nei monologhi aggressivi e colmi di mezze verità. Anche a Como ne abbiamo una declinazione in salsa locale.
Toni e contenuti inquietanti sini per alcuni addirittura rassicuranti. Sono diventati “normali” l’irrisione di chi critica, disapprova o propone alternative e il disprezzo dell’avversario in Consiglio Comunale. Le persone informate e consapevoli sono additate come ostili o liquidati come fastidiosi disturbatori. Tutte le Consulte sono state cancellate in spregio allo statuto stesso del comune (art. 10) e gestite in modo inquietante le relazioni con la storica associazione carducci.
La trasparenza é intralcio, un vecchio arnese da dimenticare: a Como, oggi, per accedere alle delibere archiviate, di Consiglio o di Giunta (si tratta di atti pubblici) il cittadino deve presentare formale richiesta e attivare procedure rese molto “onerose” e dai tempi lunghissimi, in grado di scoraggiare chiunque, quando solo pochi anni fa chiunque poteva disporne senza costi e in tempo reale grazie al portale informatico rimasto accessibile all’amministrazione, ma precluso ai cittadini. Una porta chiusa in faccia ai cittadini che sono gli unici “padroni” del Comune.
Resistenza e profezia
Essere qui oggi significa non far parte dei rassegnati.
Manteniamo accesa la lampada della cittadinanza, come faro per indicare la rotta ai tanti nella loro navigazione notturna. Questa lampada è alimentata dallo spirito della Costituzione che parla di “pari dignità”, garanzia dei “diritti inviolabili di ogni persona”, “uguaglianza dinanzi alla legge”, “solidarietà politica, economica e sociale”.
Siamo consapevolmente immersi nelle vicende presenti e conosciamo i rischi di un arretramento sul fronte dei diritti, delle libertà e, più in generale, della qualità della vita cui molti sono esposti. Per questo vogliamo concorrere alla costruzione del futuro della nostra città e, più in generale, del nostro Paese.
“Resistenza” e “profezia” sono due parole capaci di sintetizzare il compito: resistenza a un “avanzare regressivo” e profezia come indicazione positiva e costruttiva verso il futuro.
Per questo da alcuni mesi abbiamo aperto canali di dialogo e ci siamo attrezzati per abitare questa nuova “frontiera”, distanti da chi nasconde inconfessati interessi, da chi alimenta vecchie e nuove gelosie, da chi presume rendite di posizioni archiviate dalla storia.
La nostra attrezzatura è fatta di esperienze, conoscenze, elaborazioni, valori civili ed etici. La prospettiva è quella di accendere passioni e speranza e concorrere a dar vita a una rinnovata visione delle relazioni politiche.
Disuguaglianze
Prima della necessaria rassegna dell’anno sociale da poco concluso, voglio soffermarmi su un tema che sta a cuore a tutti noi. Vediamo quotidianamente ostentata una disinibita indifferenza di fronte alle diseguaglianze crescenti e talora l’ignobile narrazione di chi si auto-assolve ponendo in capo al povero la colpa del suo essere povero.
Nella nostra città da tempo non sono resi pubblici dati riguardanti sfratti esecutivi, richieste di alloggi ERP e di sostegno economico, famiglie che accedono al “bonus energia” o all’esenzione dal pagamento della TARI, lavoratori in cassa integrazione, innero, precari o a termine.
Paura, solitudine e abbandono sono condizioni sulle quali sono ovunque crescono le destre estreme. Dinanzi al voto popolare raccolto da un personaggio come Milei, il sociologo argentino Jassé Sousa parla di una studiata manipolazione della sensibilità e della frustrazione delle persone in condizioni socio-economiche precarie o povere, che si realizzerebbe mediante la continua proposizione di contrapposizioni del tipo immigrato-indigeno, gay-etero, nero-bianco, manifestante-poliziotto (e continuate voi …). Nello schierarsi dalla parte suggerita come moralmente migliore e nello stare, quindi, dalla parte “giusta” il povero e il reietto ritroverebbero una loro dignità smarrita.
Una strategia comunicativa simile si trova nelle vicende comasche della chiusura di nidi, scuole per l’infanzia e scuole primarie, dell’affidamento ai privati dei nidi comunali e, più recentemente, degli “incidenti” occorsi nelle mense scolastiche. Il sindaco ha, infatti, contrapposto un (presunto) risparmio per le casse comunali a una “pigrizia” dei genitori e la (indimostrata) efficienza del gestore privato all’ignavia conservatrice dei sindacati del pubblico impiego.
Per superare le artate narrazioni suggerite e comprendere la complessità dei fattori in gioco è necessario incontrare i protagonisti, le loro concrete fatiche e, quando presente, la loro sofferenza. È tra i nostri compiti contrastare questo inquinamento dell’argomentazione e la subdola incitazione a forme, primitive e divisive, di “razziamo morale”.
Prospettive
La sola finalità del nostro ritrovarci è concorrere a delineare concrete prospettive per chi abita questa nostra città, per chi è esposto a sotterranei o espliciti conflitti, contraddizioni, tensioni.
C’è molto da fare: per un maggiore equilibrio tra centro e quartieri, per garantire un’efficiente disponibilità e distribuzione di servizi per le diverse face d’età, per la disabilità, per le fragilità sociali e sanitarie, per l’istruzione e il sostegno alla genitorialità, per lo sviluppo equilibrato e plurale delle attività economiche, per l’apertura a un’interazione, oggi quasi del tutto assente, con l’università e i suoi attori (docenti e studenti), per una prospettiva di sviluppo socialmente ed ambientalmente sostenibile, per ridurre il rischio di marginalizzazione di chi, per qualsiasi motivo, non può reggere il ritmo; per la costruzione di pari cittadinanza per tutti.
La nostra presenza nell’anno 2024
L’attenzione della nostra Associazione è, in via prioritaria, centrate sul territorio cittadino e sull’amministrazione locale. Le nostre analisi e le nostre riflessioni hanno a tema la qualità della vita, lo sviluppo armonico del territorio, la proposizione di un modello di relazione tra cittadini e amministratori fondato sul dialogo, la consultazione e la trasparenza, essenziali per comprendere richieste, bisogni, vecchi e nuovi, attese e stimoli dei cittadini e costruire risposte efficaci e partecipate.
- Abbiamo richiamato l’attenzione sulle scelte riguardanti il futuro dell’area ex-Ticosa, una singolarità urbanistica che non può trovare risposta nell’improvvisazione. Abbiamo più volte riproposto prospettive del tutto alternative alla sconcertante e ostinata idea di consegnare un’enorme area pubblica a un soggetto privato per realizzarvi un parcheggio. La copertura con pannelli fotovoltaici, realizzabili su qualunque struttura insediata, non riscatta né tanto meno nobilita un’operazione minimalista e perdente, è solo fumo negli occhi dei cittadini. La nostra progettualità, proposta tre anni fa, propone una visione di quest’ultima area pubblica in funzione dei bisogni di tutti i cittadini, una concreta opportunità per realizzare servizi da tempo invocati. Privata di un confronto serio e costruttivo sui temi urbanistici e della mobilità la città si consegna a scelte estemporanee e senza visione subordinate all’interesse di pochi.
- Abbiamo duramente censurato l’affidamento ai privati della gestione dei nidi comunali che si inquadra in una progettualità politica orientata a una vera e propria “cessione” ai privati di settori pubblici di provata solidità ed efficienza. Ciò è altra cosa dal riconoscere il contributo di iniziative private accanto al servizio pubblico. Quella avviata è una “sostituzione” nella gestione. Abbiamo condiviso le nostre critiche espresse da anni anche dentro le istituzioni, con genitori e sindacati. La scelta di privatizzare i servizi si riconosce dettata solo da ideologia e travolge il patrimonio di esperienze e competenze che garantiva la qualità del servizio educativo-didattico, riconosciuto “avanguardia” assoluta al di fuori dei confini della città di Como. Sotto le macerie sono rimaste anche la certezza della continuità delle figure educative, delicatissima per bimbi piccoli. Circa la qualità e le garanzie per l’utenza sono all’ordine del giorno ripetuti “incidenti nelle mense affidate ai privati e l’emergere di interrogativi senza risposta. Mentre strutture e arredi rimangono comunali, i risparmi annunciati dell’amministrazione non possono che venire dal costo del personale, meno remunerato e tutelato.
- Abbiamo assunto una posizione netta riguardo al merito e al metodo della chiusura di scuole dell’infanzia e primarie con addirittura accorpamento di livelli diversi. Dinanzi al tema della denatalità la via scelta è sbrigativa, incapace di investimento, incurante degli effetti su bambini e famiglie, nella logica della profezia che si auto-avvera. La narrazione imposta con mezze verità riflette la nota indifferenza nei riguardi di chi, con argomentate ragioni, ha provato a proporre alternative. Gli effetti si vedranno in futuro: nelle scuole prive di spazi, nella compresenza di ordini di scuola, negli immobili dichiarati bisognosi di interventi ma destinati ad aggiungersi ad altri da anni in totale abbandono ma anche nella fuga da quartieri senza sevizi.
- Abbiamo censurato la messa in vendita dell’ex-Politeama e della struttura di via Sacco e Vanzetti, delineate nel piano di alienazione di immobili comunali. Il mettere vendita l’ex-Politeama svela la mancanza di visione e l’incapacità di progettare l’utilizzo d un bene pubblico che merita investimenti e una progettualità efficace e “speciale”. Nel caso di via Sacco e Vanzetti si è taciuto che la destinazione originaria di quell’immobile era rispondere alle emergenze abitative di cittadini comaschi. Si è invece rimarcato il suo utilizzo come CARA per qualche anno, cercando il consenso nella contrapposizione tra “fare cassa” e ospitare richiedenti asilo. Sullo sfondo rimane il tema casa, sempre più un problema anche per parte del ceto medio e impiegatizio. Come altre realtà del territorio abbiamo sottolineato l’indifferenza di questa amministrazione, priva di qualsivoglia progettualità sociale, che ha rinunciato a farsene carico cedendo la gestione dei propri alloggi ad ALER . In città sono evidenti gli effetti di un turismo senza regole, che accanto ai profitti per la rendita (di alcuni), genera lavoro povero e discontinuo per le figure minori necessarie al “sistema”.
- La distanza dall’attuale amministrazione sui temi sociali è chiara. Vediamo l’assenza di politiche per la casa, insufficiente sostegno alla genitorialità ridotta a questione privatistica, assenza di proposte di avanzamento sul tema dei servizi per l’emancipazione e l’emersione da condizioni di povertà, marginalità e disagio sociale o psichico. Nessuna progettualità si è vista riguardo ai temi della disabilità, e della vita indipendente in particolare, a fronte di grande impegno nella persecuzione di innocui artisti di strada in una città sopraffatta dai turisti. Abbiamo censurato l’autorizzazione alla polizia locale a sperimentare l’uso del TASER (di recente abbandonato dall’amministrazione comunale di Pavia) simbolo retorico ma preoccupante di una logica sicuritaria che finge di non capisce come la sicurezza sociale sia fatta di casa, lavoro e servizi, di emersione dalle zone d’ombra della clandestinità e della marginalità, dalle trappole della malavita, dello spaccio, della tratta e della prostituzione. Assicurare benessere e inclusione sociale è il solo modo per migliorare la Sicurezza (con la S maiuscola) cui tutti ambiscono e hanno diritto.
- Nel progettare l’anno 2024 ci eravamo posti l’obiettivo di migliorare la comunicazione . Così è stato per il sito internet (www.civitascomo.it), valorizzato nella sua funzione di archivio e bacheca correlata alla pagina FB. È stato poi attivato un nuovo profilo Instagram. Il dato più significativo di questa maggiore determinazione sono gli articoli pubblicati, in tutto 24, due al mese, sui temi di attualità cittadina (erano sati solo 4 nell’anno precedente).
• Nello scorso anno abbiamo raccolto l’invito a costruire un rapporto di collaborazione da parte di “Prospettiva 2023” di Arese, un’associazione dinamica e determinata attiva nella sua città, impegnata ad alimentare una cultura politica aperta, fondata sulla cittadinanza attiva e sulla partecipazione. Siamo stati più volte invitati a intervenire dal presidente Giuseppe Augurusa e percorso che ne è scaturito si è concluso con la sottoscrizione di un accordo di collaborazione. Confidiamo nelle potenzialità offerte dalle risonanze delle nostre rispettive associazioni.
Conclusioni
Storia e credibilità di Civitas ci richiamano a una responsabilità che non intendiamo eludere, per essere tra i costruttori di un’alternativa credibile e significativa per il futuro della città e della democrazia. Ci sentiamo prossimi e solidali con tutti coloro che alimentano il dibattito pubblico e prospettano un modo diverso di gestire i beni di tutti i cittadini, ovvero di fare politica.
Chi è assorbito dalla lotta per il suo quotidiano ha necessità di intravedere un fondale differente, segnali di attenzione alle sue fatiche e alle sue speranze, sapere che qualcuno è in grado di comprendere e farsene carico. Quel fondale va costruito con un coraggio costruttivo.
Non sarà sufficiente contrastare a ciò in cui non ci riconosciamo. Potremo ritrovarci nelle campagne referendarie. Chi oggi “comanda” lascerà macerie e ci sarà da ricostruire. Si dovrà essere preparati e capaci di rendere concreta una diversa rotta.
Intanto ci diciamo disponibili a momenti pubblici per approfondire e parlare delle e alla cittadinanza con tutti coloro che sentiamo vigilanti e preoccupati. Non bastare sventolare qualche “bandierina”: democrazia e inclusione camminano con le nostre gambe, parlano con le nostre parole e le nostre azioni.
Concludo con il mio personale e sincero ringraziamento a ciascuno dei soci, ai simpatizzanti e sostenitori che ci seguono e ci accompagnano, a tutti voi che avete voluto essere qui oggi ai media locali che danno risalto al nostro impegno.
Civitas – Progetto città vive solo grazie a ciò che ciascuno liberamente e disinteressatamente mette a disposizione in tempo, intelligenza, competenza e passione.