Dalla Lega dei Ticinesi, e in particolare dal deputato della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri, arriva uno dei più devastanti attacchi ai frontalieri italiani degli ultimi tempi. Anche perché – al netto della litania quotidiana contro i lavoratori che varcano il confine – in questo caso l’affondo durissimo riguarda anche i settore svizzeri che molto probabilmente senza i lavoratori italiani farebbero fatica a funzionare tout court: dalla sanità all’università.
Il ragionamento di Quadri parte da un assunto: “In Ticino è di nuovo salita la disoccupazione. Niente di strano, in considerazione dell’invasione di frontalieri”. Chiarito subito il nemico, al fine di sostenere un ripristino di controlli più duri alle frontiere per contrastare il fenomeno anche degli arrivi dei migranti (“Del resto, grazie alle frontiere spalancate ed incustodite, a Fornasette, frazione di Tresa, rischia di esserci prossimamente un bel problema a causa dell’arrivo di asilanti nell’ex caserma della Guardia di finanza italica”), avanti con gli attacchi agli italiani. Con il supporto, per così dire, anche di stime numeriche da parte di Quadri: “Il solo Ticino ha i frontalieri del Belgio, che ha 12 milioni di abitanti”.
Il tema centrale dell’esponente della Lega dei Ticinesi si collega a ciò che accade a Ginevra, dove il Mouvement citoyens genevois (MCG) ha lanciato di recente un’iniziativa popolare dal titolo: ‘Garantire la sovranità: no ai frontalieri nei posti strategici dello Stato’. Secondo Quadri, pur tenendo buono il concetto di base, in Canton Ticino un’iniziativa simile dovrebbe essere declinata in modo leggermente diverso.
Cioè, testualmente, così: “Al Ticino tornerebbe utile un’iniziativa sul modello di quella del MCG, ma riferita agli enti finanziati dallo Stato. Che comunque svolgono compiti strategici per i cittadini e per il Paese. Ad esempio: è normale e accettabile che in Ticino la sanità sia ormai diventata tricolore, con operatori in arrivo da oltreramina che ci tettano dentro alla grande, mentre noi paghiamo premi di cassa malati sempre più spropositati? O che il sistema universitario sia diventato un feudo di frontalieri, che assumono frontalieri e formano futuri frontalieri del terziario? Certo, le Università sono per loro natura internazionali. Peccato che, nel caso concreto, l’internazionalità sia limitata ad un solo Stato; anzi, ad una piccola parte del medesimo, ossia alle province italiche limitrofe. Non ci siamo”.